mcanrew
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Nel 2023 si conferma il trend che si registra dal 2008: il numero delle nascite è in calo, con 379.890 nuovi nati, 13mila in meno rispetto al 2022. Lo scrive nero su bianco l’Istat, che ha pubblicato l’edizione 2024 del report sulla natalità e la fecondità.
Sono molteplici i i fattori che concorrono al calo delle nascite: da un lato una tendenza generalizzata ad avere meno figli – la media è di 1,14 per donna, nel 2010 era 1,4 –, dall’altro la difficoltà delle donne nell’organizzare l’equilibrio tra lavoro di cura e carriera, uniti all’assenza di un congedo di paternità esteso quanto quello di maternità.
Nel 2023 il numero medio di figli per donna è continuato a scendere. Le donne in età compresa tra i 15 e i 49 anni residenti in Italia hanno avuto in media 1,2 figli, un valore in calo rispetto all’anno precedente (1,24) e in linea con il trend che si riscontra dal 2010, anno in cui si è registrato il massimo relativo di 1,44 figli per donna.
La fecondità sembra non risollevarsi nemmeno nel 2024. Sulla base dei dati disponibili per i mesi da gennaio a luglio, il numero medio di figli per donna è infatti stimato 1,21.
Limitando l’analisi ai soli primogeniti, si riscontra che in Italia si diventa madri in media all’età di 31,7 anni, nel 1995 il dato era 28 anni. Se si guarda invece al dato complessivo – considerando ogni ordine di parto – si passa a una media di 32,5 anni nel 2023, in lieve aumento rispetto al 2022 quando corrispondeva a 32,4 anni.
L’età media al parto è più alta per le italiane, 33 anni, rispetto alle straniere (29,7). Per quanto riguarda la distribuzione geografica, l’età media del parto è più alta nel centro e nel nord – 32,9 e 32,6 – rispetto al Mezzogiorno, 32,2. La Sardegna è la regione a cui spetta il primato della posticipazione, 33,2 anni. Nel nord, sono Veneto e Lombardia a registrare l’età media al parto più alta, 32,7 anni, mentre la più bassa compete alla Provincia autonoma di Bolzano, 31,9 anni.
Nel sud e isole, al valore massimo della Sardegna (33,2), segue quello della Basilicata (33,1 anni). Le madri più giovani d’Italia sono in Sicilia, con un’età media al parto di 31,7 anni.
La connessione tra posticipazione delle nascite e calo della fecondità è evidente quando si guarda alla isole: la Sardegna ha il tasso di fecondità più basso e tardivo mentre la Sicilia, che ha le madri più giovani d‘Italia, ha una fecondità tra le più alte nel panorama nazionale.
Nel 2023 è continuata anche la diminuzione di nati con almeno un genitore straniero: queste nascite costituiscono il 21,3 per cento del totale e sono passate da 82.216 nel 2022 a 80.942 nel 2023. Questo fenomeno è più difficile da misurare perché si conta solo chi ha la cittadinanza italiana, ma come osservano gli esperti dell’Istat le acquisizioni di cittadinanza riguardano le comunità che contribuiscono in modo più cospicuo alla natalità del paese.
Al primo posto i nati da coppie in cui almeno uno dei due genitori è rumeno, in seconda posizione quelli con almeno un genitore marocchino e al terzo posto quelli dove almeno uno dei due è albanese. Queste tre cittadinanze coprono il 37,8 per cento delle nascite da coppie con almeno un genitore straniero.
I nati in coppia mista, che costituiscono il 7,8 per cento del totale delle nascite, si mantengono stabili nel 2023, attestandosi a 29.495 unità. I nati da genitori entrambi stranieri costituiscono il 13,5 per cento del totale dei nati, nel 2023 pari a 51.447 mentre nel 2022 erano 53.079. Nell’ultimo anno si è registrato un calo del 3,1 per cento, mentre per i nati da coppie italiane il calo è del 3,9 per cento.
Per quanto riguarda la diffusione geografica si riscontra che il 19,1 per cento dei nati nel nord e il 15,4 per cento dei nati nel centro ha genitori entrambi stranieri. Nel Mezzogiorno la quota è invece pari al 5,5 per cento. La regione con il numero più alto di nati stranieri è l’Emilia-Romagna, dove rappresentano il 21,9 per cento del totale. Seguono Liguria, Lombardia, Veneto, Piemonte e Toscana.
Nel sud e nelle isole la percentuale è molto più bassa: in Sardegna si tocca una minima del 3,9 per cento e in Abruzzo una massimo del 10 per cento. Per quanto riguarda le coppie italiane invece il numero di nati è più alto in Trentino Alto Adige, Basilicata, Campania e Sicilia.
Facendo una media tra i due dati si osserva che le regioni che riscontrano un tasso più alto della natalità sono al primo posto il Trentino e poi la Sicilia, mentre quella dove ci sono meno nascite in assoluto è la Sardegna.
Sono molteplici i i fattori che concorrono al calo delle nascite: da un lato una tendenza generalizzata ad avere meno figli – la media è di 1,14 per donna, nel 2010 era 1,4 –, dall’altro la difficoltà delle donne nell’organizzare l’equilibrio tra lavoro di cura e carriera, uniti all’assenza di un congedo di paternità esteso quanto quello di maternità.
Nel 2023 il numero medio di figli per donna è continuato a scendere. Le donne in età compresa tra i 15 e i 49 anni residenti in Italia hanno avuto in media 1,2 figli, un valore in calo rispetto all’anno precedente (1,24) e in linea con il trend che si riscontra dal 2010, anno in cui si è registrato il massimo relativo di 1,44 figli per donna.
La fecondità sembra non risollevarsi nemmeno nel 2024. Sulla base dei dati disponibili per i mesi da gennaio a luglio, il numero medio di figli per donna è infatti stimato 1,21.
Limitando l’analisi ai soli primogeniti, si riscontra che in Italia si diventa madri in media all’età di 31,7 anni, nel 1995 il dato era 28 anni. Se si guarda invece al dato complessivo – considerando ogni ordine di parto – si passa a una media di 32,5 anni nel 2023, in lieve aumento rispetto al 2022 quando corrispondeva a 32,4 anni.
L’età media al parto è più alta per le italiane, 33 anni, rispetto alle straniere (29,7). Per quanto riguarda la distribuzione geografica, l’età media del parto è più alta nel centro e nel nord – 32,9 e 32,6 – rispetto al Mezzogiorno, 32,2. La Sardegna è la regione a cui spetta il primato della posticipazione, 33,2 anni. Nel nord, sono Veneto e Lombardia a registrare l’età media al parto più alta, 32,7 anni, mentre la più bassa compete alla Provincia autonoma di Bolzano, 31,9 anni.
Nel sud e isole, al valore massimo della Sardegna (33,2), segue quello della Basilicata (33,1 anni). Le madri più giovani d’Italia sono in Sicilia, con un’età media al parto di 31,7 anni.
La connessione tra posticipazione delle nascite e calo della fecondità è evidente quando si guarda alla isole: la Sardegna ha il tasso di fecondità più basso e tardivo mentre la Sicilia, che ha le madri più giovani d‘Italia, ha una fecondità tra le più alte nel panorama nazionale.
Nel 2023 è continuata anche la diminuzione di nati con almeno un genitore straniero: queste nascite costituiscono il 21,3 per cento del totale e sono passate da 82.216 nel 2022 a 80.942 nel 2023. Questo fenomeno è più difficile da misurare perché si conta solo chi ha la cittadinanza italiana, ma come osservano gli esperti dell’Istat le acquisizioni di cittadinanza riguardano le comunità che contribuiscono in modo più cospicuo alla natalità del paese.
Al primo posto i nati da coppie in cui almeno uno dei due genitori è rumeno, in seconda posizione quelli con almeno un genitore marocchino e al terzo posto quelli dove almeno uno dei due è albanese. Queste tre cittadinanze coprono il 37,8 per cento delle nascite da coppie con almeno un genitore straniero.
I nati in coppia mista, che costituiscono il 7,8 per cento del totale delle nascite, si mantengono stabili nel 2023, attestandosi a 29.495 unità. I nati da genitori entrambi stranieri costituiscono il 13,5 per cento del totale dei nati, nel 2023 pari a 51.447 mentre nel 2022 erano 53.079. Nell’ultimo anno si è registrato un calo del 3,1 per cento, mentre per i nati da coppie italiane il calo è del 3,9 per cento.
Per quanto riguarda la diffusione geografica si riscontra che il 19,1 per cento dei nati nel nord e il 15,4 per cento dei nati nel centro ha genitori entrambi stranieri. Nel Mezzogiorno la quota è invece pari al 5,5 per cento. La regione con il numero più alto di nati stranieri è l’Emilia-Romagna, dove rappresentano il 21,9 per cento del totale. Seguono Liguria, Lombardia, Veneto, Piemonte e Toscana.
Nel sud e nelle isole la percentuale è molto più bassa: in Sardegna si tocca una minima del 3,9 per cento e in Abruzzo una massimo del 10 per cento. Per quanto riguarda le coppie italiane invece il numero di nati è più alto in Trentino Alto Adige, Basilicata, Campania e Sicilia.
Facendo una media tra i due dati si osserva che le regioni che riscontrano un tasso più alto della natalità sono al primo posto il Trentino e poi la Sicilia, mentre quella dove ci sono meno nascite in assoluto è la Sardegna.