Articolo da leggere su economia italiana

enacoid

Well-known member
Leggete bene questo articolo che ho copiato e incollato da Facebook sull'economia italiana a opera di Termometro Geopolitico.
Dati discussi grazie ai report della Banca d'Italia.





È appena uscito un documento della Banca d’Italia che fa una sintesi della situazione dell’economia italiana (1). Riportiamo alcuni aspetti particolarmente interessanti. Nel suo complesso la dinamica economica italiana è attorno allo 0 dalla crisi del 2008 (tolto lo scossone pandemia). Si tratta dunque di ormai quindici anni, un dato strutturale che però merita di essere analizzato nelle sue componenti.

I consumi delle famiglie sono oggi a un livello più basso del 2007, ossia di primi della grande crisi finanziaria mondiale. Essendo questa una media, significa che le famiglie povere e medie hanno perso circa 20 25 anni di potere d’acquisto. Che cosa ha tirato invece? L’export, che è quasi il 25% maggiore di un decennio fa (e secondo altre metriche il 70%). Si tratta insomma del classico modello export led: salari da fame per esportare di più. Non ci vuole un genio dell’economia per capire che nell’epoca trumpiana questo modello è funzionale come un motoscafo in cima alle Alpi. Ad ogni modo ne consegue che la bilancia commerciale italiana di beni e servizi è positiva per cento miliardi nell’ultimo biennio, una cifra spropositata per l’economia italiana e che ora dovremo risputare in armi e gas provenienti dall’America. Questo surplus viene utilizzato per acquisire asset finanziari all’estero e infatti la posizione patrimoniale netta verso l’estero è ora positiva per il 15% del PIL, altra cifra pazzesca.

Rispetto al picco del 2008 la produzione industriale è crollata di oltre 30 punti percentuali. In questa situazione di distruzione significativa di forze produttive, come è possibile che l’occupazione sia aumentata di quasi 2 milioni in quindici anni? Due milioni di persone in più ma un quarto della capacità produttiva svanita? O la gente ha disimparato a lavorare e occorrono due persone a fare il lavoro di una o c’è qualcos’altro. Tralasciando i noti problemi di definizione della disoccupazione, il tema è la ricomposizione dell’economia italiana. L’industria lascia il posto ai servizi. È chiaro che in un hotel o in un ristorante serve molta manodopera dato che sono attività in cui si lavora con gli stessi metodi di 50 anni fa (e forse pure di 100).

L’aumento dell’occupazione, oltre al fatto che la gente non va più in pensione e lavora sino a che non schiatta per compensare l’assenza di afflussi di forza-lavoro, che non ci sono più, c’è un tema di impoverimento del tessuto economico. Non si tratta più di competere con le potenze industriali, ma di litigare con paesi miseri per attirare turisti.

Salari bassi da decenni e crollo demografico si riflettono sulla stagnazione del mercato immobiliare. Se si esclude Milano che fa storia a sé per l’afflusso di cospicui investimenti, spesso a scopo di riciclaggio, il resto del paese vede una domanda di abitazioni stagnante. In media le case costano, a prezzi attuali, meno oggi che nel 2015, caso unico in Europa. Le famiglie italiane non si indebitano per comprare la casa e a dire il vero per niente altro. I debiti delle famiglie sono, in proporzione, la metà di quelle inglesi e molto più basse di quelle di tutti i paesi avanzati. Si potrà scorgere in questo un segnale positivo, ma non è così. Non ci si indebita perché si aspetta la morte. Lo stesso vale per i debiti finanziari delle imprese, bassi rispetto agli altri paesi perché le aziende italiane non investono.

Perché dovrebbero? Anche loro aspettano serenamente la morte. Buona invece la situazione delle banche: sempre meno per ora i debiti inesigibili, ROE (l’utile sul capitale) schizzato a oltre il 12%, basso spread. Che ciò sia un bene per l’economia nel suo complesso è un altro discorso.

Venendo alla situazione dei conti pubblici, si confermano gli aspetti strutturali della situazione italiana. Entrate e uscite dello stato sono in situazione equilibrata da sempre. Se si esclude la pandemia che ha distrutto i conti pubblici di qualunque paese, l’Italia ha un avanzo primario invidiabile. Addirittura nel 2024-2025 ha avuto un avanzo primario rispettivamente dello 0,4 e 0,7% del PIL quando la Germania (la Germania!) ha avuto un disavanzo di 1,7 e 1,6%, e lasciamo perdere la Francia che è messa molto peggio. Come è possibile allora che l’Italia sia la pecora nera da che si ricordi quando si parla di spesa pubblica? Ciò non ha nulla a che fare con entrate e uscite, come visto messe meglio della Germania. Il problema è il debito pubblico.

Senza ricostruire la sua origine, che sarebbe lungo, basta dire che quando il debito pubblico arriva attorno al 100% e si stabilizza, o viene distrutto dall’inflazione (ossia pagato dai creditori dello stato, in primis banche e altri operatori finanziari) o è eterno. Si autoalimenta. Il debito pubblico italiano non ha nessun ruolo economico, tolto il collasso pandemico, non serve a nulla sotto il profilo macroeconomico. C’è chi pensa che il debito pubblico serva a pagare pensioni o stipendi pubblici o costruire ospedali e autostrade. Non è così almeno non in questo paese. Entrate e uscite pubbliche in Italia si equilibrano da decenni e decenni. Il debito pubblico serve solo a se stesso, ossia a estrarre risorse per pagare le cedole a chi lo possiede, per il 90% operatori finanziari e famiglie abbienti. Del resto con salari fermi da decenni, chi risparmia tanto da potersi permettere di comprare significativi importi di debito pubblico? Questa forma di investimento non rende molto certo, attorno al 3-4%, ma considerando che il rischio di default è 0, sono soldi sicuri e privi di fatica, tassati a metà di quanto è tassato un lavoratore povero.

In sintesi: l’economia italiana è ferma da anni e anni. Aggiunge posti di lavoro perché non manda la gente in pensione e sviluppa attività con livelli di produttività ottocenteschi, con paghe da fame e senza nessuna prospettiva di sviluppo se non portare da bere e mangiare ai turisti in viaggio di piacere. In questa situazione alquanto delicata sta per abbattersi l’esito della guerra commerciale scatenata da Trump con annesse spese colossali per comprare americano e, a breve, ricostruire l’Ucraina. Però, vuoi mettere, ora faremo il ponte sullo Stretto e tutto si risolverà!




Fonti : Termometro Geopolitico e Banca d'Italia.

 
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