Film redpillato

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Roma. Un corteo manifestante non autorizzato di pensionati, i cui cartelli recitano «Aumentate le pensioni! Abbiamo lavorato tutta una vita!», viene fatto sgomberare dalla polizia. Alcuni anziani si rifugiano nell'atrio di un edificio: fra loro c'è Umberto Domenico Ferrari, per trent'anni funzionario al Ministero dei lavori pubblici con una pensione di diciottomila lire al mese. A mezzogiorno Umberto va alla mensa dei poveri, dove vende il suo orologio per tremila lire per poter pagare l'affitto. Tornato a casa, trova la sua camera occupata momentaneamente da una coppietta a cui la padrona ha subaffittato la stanza in sua assenza: egli protesta, ma la donna in risposta lo minaccia di sfratto se lui non paga gli arretrati.


Umberto in cucina parla con la giovane e comprensiva serva Maria, la quale gli rivela di essere incinta ma di non sapere chi sia il padre del bambino, dacché frequenta due uomini, e che entrambi i suoi innamorati, un soldato di Firenze e uno di Napoli, vogliono sottrarsi a tale responsabilità. Umberto rimane solo con il suo unico amico, il cane Flaik. La padrona intanto rifiuta l'offerta delle tremila lire che lui aveva rimediato in precedenza, pretendendo invece l'intero ammontare dell'affitto, come fa pure quando Umberto, rimediate altre duemila lire dalla vendita di alcuni libri, arriva a offrirgliene cinquemila. Febbricitante, l'uomo si corica sul letto. Il giorno dopo, affetto da tonsillite, si fa ricoverare in ospedale, dove vanno a fargli visita Maria e Flaik e dove cerca di rimanere quanti più giorni possibile, così da risparmiare sulla pigione e poter saldare il suo debito.


Quando esce dall'ospedale lascia l'indirizzo al suo vicino di letto ma, tornato a casa, scopre che sono in corso lavori di ristrutturazione in vista del matrimonio della padrona, la quale vuole trasformare la sua stanza in un salotto per ricevimenti mondani. Mentre cerca il cane, Umberto trova Maria in lacrime, abbandonata dai due militari restii ad assumersi la responsabilità della peraltro incerta paternità. La giovane gli comunica che l'animale è scappato di casa dopo che la padrona aveva deliberatamente lasciato la porta aperta. In apprensione per Flaik, l'uomo si reca al canile dove lo ritrova giusto in tempo per evitarne la soppressione.

In giro per la città si imbatte in un vecchio amico, ora agiato pensionato, al quale confida la sua difficile situazione ma l'amico si tira indietro con la scusa di avere fretta di prendere il tram. Vedendo la facilità con cui un mendicante riesce a farsi dare l'elemosina, Umberto prova a sua volta a chiederla, ma la sua dignità glielo impedisce. Prova allora a far chiedere l'elemosina a Flaik facendogli tenere il cappello in bocca mentre lui se ne sta nascosto in disparte ma quando passa di lì un commendatore suo conoscente, Umberto se ne vergogna e fa finta di niente, sostenendo che Flaik stava solo giocando.
Tornato nella sua stanza devastata dai lavori in corso Umberto si rassegna e inizia a pensare al suicidio. Il mattino successivo prepara la valigia, saluta Maria e prende il tram. Vuole lasciare Flaik in una pensione per cani, ma capisce che i tenutari sono persone superficiali e senza scrupoli che non amano gli animali e così ci ripensa. Va al parco e tenta di donarlo a una ragazzina che conosce, ma la sua governante glielo impedisce categoricamente. Comunque deciso a suicidarsi oltrepassa un passaggio a livello con in braccio Flaik, portandosi vicino ai binari mentre sta sopraggiungendo il treno.

Il cane però intuisce il pericolo e, terrorizzato, si divincola dalla stretta di Umberto liberandosi e scappando verso il parco; il treno passa via e Umberto rincorre il cane che va a nascondersi dietro un albero, non fidandosi più del suo padrone; ma il vecchio lo sprona a giocare con lui, lanciando lontano una pigna e invitandolo a riprenderla: i due così si riconciliano e, mentre continuano a giocare, si allontanano nel vialetto.
 


Roma. Un corteo manifestante non autorizzato di pensionati, i cui cartelli recitano «Aumentate le pensioni! Abbiamo lavorato tutta una vita!», viene fatto sgomberare dalla polizia. Alcuni anziani si rifugiano nell'atrio di un edificio: fra loro c'è Umberto Domenico Ferrari, per trent'anni funzionario al Ministero dei lavori pubblici con una pensione di diciottomila lire al mese. A mezzogiorno Umberto va alla mensa dei poveri, dove vende il suo orologio per tremila lire per poter pagare l'affitto. Tornato a casa, trova la sua camera occupata momentaneamente da una coppietta a cui la padrona ha subaffittato la stanza in sua assenza: egli protesta, ma la donna in risposta lo minaccia di sfratto se lui non paga gli arretrati.


Umberto in cucina parla con la giovane e comprensiva serva Maria, la quale gli rivela di essere incinta ma di non sapere chi sia il padre del bambino, dacché frequenta due uomini, e che entrambi i suoi innamorati, un soldato di Firenze e uno di Napoli, vogliono sottrarsi a tale responsabilità. Umberto rimane solo con il suo unico amico, il cane Flaik. La padrona intanto rifiuta l'offerta delle tremila lire che lui aveva rimediato in precedenza, pretendendo invece l'intero ammontare dell'affitto, come fa pure quando Umberto, rimediate altre duemila lire dalla vendita di alcuni libri, arriva a offrirgliene cinquemila. Febbricitante, l'uomo si corica sul letto. Il giorno dopo, affetto da tonsillite, si fa ricoverare in ospedale, dove vanno a fargli visita Maria e Flaik e dove cerca di rimanere quanti più giorni possibile, così da risparmiare sulla pigione e poter saldare il suo debito.


Quando esce dall'ospedale lascia l'indirizzo al suo vicino di letto ma, tornato a casa, scopre che sono in corso lavori di ristrutturazione in vista del matrimonio della padrona, la quale vuole trasformare la sua stanza in un salotto per ricevimenti mondani. Mentre cerca il cane, Umberto trova Maria in lacrime, abbandonata dai due militari restii ad assumersi la responsabilità della peraltro incerta paternità. La giovane gli comunica che l'animale è scappato di casa dopo che la padrona aveva deliberatamente lasciato la porta aperta. In apprensione per Flaik, l'uomo si reca al canile dove lo ritrova giusto in tempo per evitarne la soppressione.

In giro per la città si imbatte in un vecchio amico, ora agiato pensionato, al quale confida la sua difficile situazione ma l'amico si tira indietro con la scusa di avere fretta di prendere il tram. Vedendo la facilità con cui un mendicante riesce a farsi dare l'elemosina, Umberto prova a sua volta a chiederla, ma la sua dignità glielo impedisce. Prova allora a far chiedere l'elemosina a Flaik facendogli tenere il cappello in bocca mentre lui se ne sta nascosto in disparte ma quando passa di lì un commendatore suo conoscente, Umberto se ne vergogna e fa finta di niente, sostenendo che Flaik stava solo giocando.
Tornato nella sua stanza devastata dai lavori in corso Umberto si rassegna e inizia a pensare al suicidio. Il mattino successivo prepara la valigia, saluta Maria e prende il tram. Vuole lasciare Flaik in una pensione per cani, ma capisce che i tenutari sono persone superficiali e senza scrupoli che non amano gli animali e così ci ripensa. Va al parco e tenta di donarlo a una ragazzina che conosce, ma la sua governante glielo impedisce categoricamente. Comunque deciso a suicidarsi oltrepassa un passaggio a livello con in braccio Flaik, portandosi vicino ai binari mentre sta sopraggiungendo il treno.

Il cane però intuisce il pericolo e, terrorizzato, si divincola dalla stretta di Umberto liberandosi e scappando verso il parco; il treno passa via e Umberto rincorre il cane che va a nascondersi dietro un albero, non fidandosi più del suo padrone; ma il vecchio lo sprona a giocare con lui, lanciando lontano una pigna e invitandolo a riprenderla: i due così si riconciliano e, mentre continuano a giocare, si allontanano nel vialetto.
Film tristissimo e crudissimo...da vedere assolutamente.
 
Eh beh, è uno dei più grandi capolavori del neorealismo, di quei due giganti di DeSica e Zavattini.
Oggi invece ci tocca sorbire la Cortellesi....
Il neorealismo rappresentava l'Italia in maniera negativa. Il classico italiano con le pezze al culo che schifava il lavoro e viveva truffando gli altri o sparando cazzate non a caso erano molto amati dagli americani sti film per sputtanare la nostra terra all'estero insieme ai registi venduti.
 
Il neorealismo rappresentava l'Italia in maniera negativa. Il classico italiano con le pezze al culo che schifava il lavoro e viveva truffando gli altri o sparando cazzate non a caso erano molto amati dagli americani sti film per sputtanare la nostra terra all'estero insieme ai registi venduti.
A pensare male si fa peccato ma....per caso erano correnti antinazionali nasone??
 
Il neorealismo rappresentava l'Italia in maniera negativa. Il classico italiano con le pezze al culo che schifava il lavoro e viveva truffando gli altri o sparando cazzate non a caso erano molto amati dagli americani sti film per sputtanare la nostra terra all'estero insieme ai registi venduti.

È un punto di vista alternativo, ci può stare. Rimane il fatto che quelli sono capolavori immortali che non mi stanco mai di riguardare, mentre il cinema italiano di oggi meriterebbe solo il lanciafiamme.
 
Il neorealismo rappresentava l'Italia in maniera negativa. Il classico italiano con le pezze al culo che schifava il lavoro e viveva truffando gli altri o sparando cazzate non a caso erano molto amati dagli americani sti film per sputtanare la nostra terra all'estero insieme ai registi venduti.
Come dice la stessa parola erano film che cercavano di fornire allo spettatore uno spaccato veritiero e lucido di una realtà, quella del secondo dopoguerra, fatta di miseria e degrado in cui l'uomo qualunque cercava di destreggiarsi. Capolavori se paragonati ai film attuali in cui per legge se non piazzano un esponente di ogni minoranza vengono additati di essere propaganda fascioleghista patriarcale
 
Il neorealismo rappresentava l'Italia in maniera negativa. Il classico italiano con le pezze al culo che schifava il lavoro e viveva truffando gli altri o sparando cazzate non a caso erano molto amati dagli americani sti film per sputtanare la nostra terra all'estero insieme ai registi venduti.
Quanta ignoranza in questo commento...forse a te piace la fintissima propaganda made in usa in stile top gun
 
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