mcanrew
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Accumulatori seriali che non riescono a buttare via nulla.
L'identikit di chi conserva tutto
Quando gli «oggetti» sono animali
Un caso particolare di accumulo è quello di animali da compagnia. Le donne tendono più a «collezionare» gatti, mentre gli uomini prediligono i cani.
Secondo quanto riportano Barbara Perdigao Stumpf e i suoi collaboratori in un articolo di revisione pubblicato sul Brazilian Journal of Psychiatry, le persone che accumulano animali sono di tre tipi:
1. quelli che cercano di prendersene cura ma vengono sopraffatti dalle circostanze;
2. i «salvatori» che vorrebbero soccorrere qualunque animale in condizioni di apparente necessità;
3. gli «sfruttatori», che non provano reale empatia nei confronti degli animali ma se ne servono per fini propri.
Si tratta di comportamenti non frequenti, ma più comuni nelle città che in aree extraurbane, e può talvolta comportare un problema di salute pubblica, dal momento che l’accumulo di tanti animali in un unico spazio richiederebbe un dispiegamento di servizi di pulizia, controllo e interventi veterinari, per evitare il pericoloso accumulo di rifiuti organici, insetti e parassiti e la diffusione di malattie. Senza contare che lasciati a sé stessi in gran numero, gli animali possono sviluppare comportamenti ripetitivi e strani, anomali e aggressivi. «Una scarsa consapevolezza della situazione e dei rischi derivanti dall’incuria è tipica delle persone che tendono ad accumulare animali» dicono gli autori della revisione. «Spesso le loro case mancano di bagni e cucine ben funzionanti e di riscaldamento». Ci sono casi in cui gli animali morti sono stati rinvenuti nei freezer o abbandonati in casupole e capanni.
Il profilo più ricorrente dell’accumulatore di animali è rappresentato da donne di mezza età che vivono sole, ma sono gli uomini a essere più spesso accusati di crudeltà verso gli animali accumulati. Un tratto comune di queste persone è la mancanza di abilità sociali e di rapporti umani significativi, così che il contatto con gli animali rappresenta una sorta di conforto emotivo, sebbene non sia del tutto chiaro se sia l’isolamento sociale a generare il comportamento di accumulo o il contrario.
L'identikit di chi conserva tutto
Quando gli «oggetti» sono animali
Un caso particolare di accumulo è quello di animali da compagnia. Le donne tendono più a «collezionare» gatti, mentre gli uomini prediligono i cani.
Secondo quanto riportano Barbara Perdigao Stumpf e i suoi collaboratori in un articolo di revisione pubblicato sul Brazilian Journal of Psychiatry, le persone che accumulano animali sono di tre tipi:
1. quelli che cercano di prendersene cura ma vengono sopraffatti dalle circostanze;
2. i «salvatori» che vorrebbero soccorrere qualunque animale in condizioni di apparente necessità;
3. gli «sfruttatori», che non provano reale empatia nei confronti degli animali ma se ne servono per fini propri.
Si tratta di comportamenti non frequenti, ma più comuni nelle città che in aree extraurbane, e può talvolta comportare un problema di salute pubblica, dal momento che l’accumulo di tanti animali in un unico spazio richiederebbe un dispiegamento di servizi di pulizia, controllo e interventi veterinari, per evitare il pericoloso accumulo di rifiuti organici, insetti e parassiti e la diffusione di malattie. Senza contare che lasciati a sé stessi in gran numero, gli animali possono sviluppare comportamenti ripetitivi e strani, anomali e aggressivi. «Una scarsa consapevolezza della situazione e dei rischi derivanti dall’incuria è tipica delle persone che tendono ad accumulare animali» dicono gli autori della revisione. «Spesso le loro case mancano di bagni e cucine ben funzionanti e di riscaldamento». Ci sono casi in cui gli animali morti sono stati rinvenuti nei freezer o abbandonati in casupole e capanni.
Il profilo più ricorrente dell’accumulatore di animali è rappresentato da donne di mezza età che vivono sole, ma sono gli uomini a essere più spesso accusati di crudeltà verso gli animali accumulati. Un tratto comune di queste persone è la mancanza di abilità sociali e di rapporti umani significativi, così che il contatto con gli animali rappresenta una sorta di conforto emotivo, sebbene non sia del tutto chiaro se sia l’isolamento sociale a generare il comportamento di accumulo o il contrario.