
Ci tenevo a condividere questo passo di Jung all’interno di L’uomo e i suoi simboli, libro che sto attualmente leggendo. Mi ha colpito profondamente, perché mi ha fatto riflettere su quanto l’essere immersi in una società iper-razionalizzata abbia portato noi esseri umani a perdere ciò che ci rende davvero tali: la nostra umanità.
Traslando questo concetto nella mia vita sentimentale, penso sia possibile trovare più di una correlazione. Ad esempio, il modo in cui oggi decidiamo cosa sia “giusto” o “sbagliato” in amore. Come si può stabilire un criterio rigido quando si parla di sentimenti? A questo si aggiunge la freddezza con cui affrontiamo le relazioni: il distacco emotivo, la mancanza di coinvolgimento autentico. Sempre più spesso i legami non nascono da un reale investimento emotivo, ma per aumentare status e prestigio. Molte ragazze scelgono il loro compagno per elevare la propria posizione sociale, spinte anche da idee inculcate dai genitori come: “non m’importa chi porti a casa, basta che sia ricco”.
Questo è il vero marcio della nostra società: un abuso eccessivo della coscienza razionale che sta lentamente assopendo ciò che l’essere umano desidera davvero, cioè il contatto con il proprio inconscio — quella dimensione profonda che parla attraverso i simboli, soprattutto nei sogni.
Pensiamo alla notte. La nostra parte conscia la interpreta come la conclusione della giornata, il momento in cui ci si corica per ricaricarsi. Ma noi non siamo macchine: la notte è un simbolo potentissimo, carico di passione, mistero e intimità. È il momento in cui il calore del partner si avverte più intensamente, in cui il silenzio amplifica i pensieri rendendoli più limpidi e più veri.
Lo stesso vale per l’acqua, che oggi consideriamo soltanto per le sue proprietà fisiche: disseta, pulisce, scorre. Ma è anche un simbolo arcaico dell’emotività: una forza capace di nutrire ma anche di distruggere un’intera città. È l’immagine perfetta per descrivere le emozioni: talvolta calme e trasparenti, altre volte agitate e travolgenti.
E forse è proprio questo che Jung voleva ricordarci: che sotto la superficie lucida della razionalità moderna scorre ancora un fiume antico — il linguaggio dei simboli — che continua a vivere in noi, anche se non lo ascoltiamo più. Se torniamo a percepirlo, scopriremo non soltanto chi siamo davvero, ma anche un modo più autentico di amare: un amore che non nasce dal calcolo, ma dall’intuizione; che non cerca status, ma connessione reale; che non soffoca ciò che proviamo, ma lo accoglie come una guida.
Sognare è molto importante, è l’unica maniera in cui il vostro inconscio può liberamente aprirsi con la vostra parte conscia, non stroncate mai l’inconscio, rappresenta ciò siete davvero.
