mcanrew
Well-known member
Si sente dire sempre più spesso che la violenza sulle donne non è solo un problema delle donne, ma lo è soprattutto degli uomini. Si è iniziato a mettere in discussione l’idea che i femminicidi avvengano perché i singoli uomini sono dei mostri, con il progressivo riconoscimento che è un problema che riguarda tutti. A questo, dovrebbe seguire un’analisi del perché gli uomini siano violenti.
C’è un’incapacità degli uomini nel fare i conti con la propria vulnerabilità, siamo educati a bastare a noi stessi, a credere in una nostra indipendenza. Nel momento in cui la relazione finisce, questa presunzione di autosufficienza entra in crisi. Un abbandono ci mette di fronte a situazione di impotenza, in cui non sono io artefice della mia condizione, dipendo dalla scelta dell’altra persona. Tutti soffriamo quando veniamo lasciati, ma per gli uomini entra in crisi una rappresentazione della propria identità.
Abbiamo iniziato a interrogarci sul cambiamento e sulle difficoltà nella costruzione di una nuova identità femminile tanti anni fa. Tardivamente ci stiamo invece preoccupando del fatto che c’è un enorme cambiamento e un’enorme fragilità nei maschi. Nelle nuove generazioni è presente un vuoto identitario, soprattutto nei maschi, che, quando porta alla disperazione, porta a distruggere sé stessi e gli altri. C’è una disperazione che, in mancanza di parola, porta alla distruzione e c’è anche un blocco dell’espressione delle emozioni perché considerate fastidiose dagli adulti.
Gli uomini fanno fatica a esprimere, o anche a riconoscere, ciò che sentono o provano. Il problema è che non siamo educati a riconoscere le emozioni, anzi siamo educati a rimuoverle, a non legittimarle, perché parlandone diamo un senso di debolezza e di vulnerabilità. Ci sono una serie di emozioni che consideriamo elementi che incrinano la nostra autorevolezza. Le uniche legittimate sono rabbia, assertività, competitività.
Un uomo è così portato a tradurre tutte le dinamiche emotive nella modalità socialmente legittimata, impedendo una comunicazione tra uomini e togliendo spazi di parola. Lavorando nelle scuole, è capitato di incontrare un caso di lutto famigliare che coinvolgeva un ragazzo e una ragazza dello stesso istituto. Le amiche della ragazza le stavano vicine ascoltandola e parlandole, mentre gli amici del ragazzo cercavano di fargli fare altro e distrarlo.
E' importante riconoscere che l’educazione non passa solo dalla famiglia, ma anche dai contesti che viviamo e dalle forme di rappresentazione che vediamo. È quindi necessario proporre ai ragazzi esempi alternativi di maschile che non siano prescrittivi, ma aprano a una maggiore libertà, che rendano visibili regole invisibili e rendano evidenti come il modello attuale porti anche a molti svantaggi per i maschi stessi.
C’è un’incapacità degli uomini nel fare i conti con la propria vulnerabilità, siamo educati a bastare a noi stessi, a credere in una nostra indipendenza. Nel momento in cui la relazione finisce, questa presunzione di autosufficienza entra in crisi. Un abbandono ci mette di fronte a situazione di impotenza, in cui non sono io artefice della mia condizione, dipendo dalla scelta dell’altra persona. Tutti soffriamo quando veniamo lasciati, ma per gli uomini entra in crisi una rappresentazione della propria identità.
Abbiamo iniziato a interrogarci sul cambiamento e sulle difficoltà nella costruzione di una nuova identità femminile tanti anni fa. Tardivamente ci stiamo invece preoccupando del fatto che c’è un enorme cambiamento e un’enorme fragilità nei maschi. Nelle nuove generazioni è presente un vuoto identitario, soprattutto nei maschi, che, quando porta alla disperazione, porta a distruggere sé stessi e gli altri. C’è una disperazione che, in mancanza di parola, porta alla distruzione e c’è anche un blocco dell’espressione delle emozioni perché considerate fastidiose dagli adulti.
Gli uomini fanno fatica a esprimere, o anche a riconoscere, ciò che sentono o provano. Il problema è che non siamo educati a riconoscere le emozioni, anzi siamo educati a rimuoverle, a non legittimarle, perché parlandone diamo un senso di debolezza e di vulnerabilità. Ci sono una serie di emozioni che consideriamo elementi che incrinano la nostra autorevolezza. Le uniche legittimate sono rabbia, assertività, competitività.
Un uomo è così portato a tradurre tutte le dinamiche emotive nella modalità socialmente legittimata, impedendo una comunicazione tra uomini e togliendo spazi di parola. Lavorando nelle scuole, è capitato di incontrare un caso di lutto famigliare che coinvolgeva un ragazzo e una ragazza dello stesso istituto. Le amiche della ragazza le stavano vicine ascoltandola e parlandole, mentre gli amici del ragazzo cercavano di fargli fare altro e distrarlo.
E' importante riconoscere che l’educazione non passa solo dalla famiglia, ma anche dai contesti che viviamo e dalle forme di rappresentazione che vediamo. È quindi necessario proporre ai ragazzi esempi alternativi di maschile che non siano prescrittivi, ma aprano a una maggiore libertà, che rendano visibili regole invisibili e rendano evidenti come il modello attuale porti anche a molti svantaggi per i maschi stessi.