La moda di Milano e Bologna non è più un sogno

nocibogourmet

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Ragazzi, soprattutto le femmine dopo aver studiato all'università, passando da essere io odio il mio paesello che schifo sono oppressa sono praticamente tornate tutte (grosso modo già a un anno dalla laurea).

Come mai? Potete dire la vostra.
Io vivo in un bel paesello costiero a cui non manca nulla, tutti però volevano andare nella city. Per quanto concerne le donne a 3/4 anni ne conto massimo 3/4 rimaste nella city e decine tornate dalla city alla provincia.

Io ho le mie teorie, mi dite le vostre dopo
 
È un fenomeno che ho notato anch'io, ma non ho chissà quali teorie a riguardo 😅
Forse sono stanche del cazzosello e tornano al paesello per cercare il beta da incastrare e per sfruttare soldi e aiuti della famiglia d'origine in un momento in cui l'inizio della loro carriera lavorativa è ancora incerto.
 
La maggior parte delle lauree oggigiorno sono inutili tecnicamente parlando e quelle un minimo utili se portate a termine con il doppio/triplo degli anni e voti bassi (tra un mojito al giovedì ed un cocktail alla sborra il sabato) è come se non avessero una propria utilità nel caso dovessi essere assunto da dipendente. O da Milano e Bologna passi a Londra o Berlino oppure tanto valeva starsene da principio nel paesello, spese troppo alte che non valgono più nemmeno gli ipocriti discorsi paesani sulla "figlia laureata" .
 
Ragazzi, soprattutto le femmine dopo aver studiato all'università, passando da essere io odio il mio paesello che schifo sono oppressa sono praticamente tornate tutte (grosso modo già a un anno dalla laurea).

Come mai? Potete dire la vostra.
Io vivo in un bel paesello costiero a cui non manca nulla, tutti però volevano andare nella city. Per quanto concerne le donne a 3/4 anni ne conto massimo 3/4 rimaste nella city e decine tornate dalla city alla provincia.

Io ho le mie teorie, mi dite le vostre dopo
I motivi sono molti, analizzare tutto è difficile comunque il femminismo contemporaneo in salsa radical chic effettivamente critica spesso il paesello (il discorso poi si basa sul fatto che non dovrebbero esistere dei giudizi, che c'è la mentalità ristretta e altri slogan del genere)
Un primo discorso comunque è collegato ai costi: oggi vivere in città sta diventando un lusso.
Poi abbiamo altri argomenti, la sicurezza (vedi Milano o le stazioni), in generale anche i ritmi di vita che offre non sono per tutti. La città è densa di opportunità ma è anche caratterizzata spesso dall'assoluta mancanza di legami, cosa che nel medio lungo termine può pesare .
Per chi è nato sulla costa, tra le montagne o sulle colline, può sentire la nostalgia di certi posti, anche perché clima, luce e natura hanno il suo peso (vedi la Norvegia). La città inoltre è anche diversa nella gestione della vita, dei tempi, degli accessi, dai problemi dei parcheggi alle ZTL, dai condomini ai vari casini che puoi trovarti sotto casa a tutte le ore.
Non voglio demonizzare il progetto città a livello ontologico, più che altro oggi le offerte e i servizi si spostano li, c'è chi spesso ci va per studiare o per una determinata offerta lavorativa, e puoi avere tutto vicino, come puoi trovare manifestazioni, eventi, socialità.
Solo guardando con attenzione alcune vanno via, studiano e se non trovano lavoro tornano nel loro paese.
Poi se hanno il chaddone in città cambia tutto ovviamente e restano li.
Ci sono anche le radical che ci vanno perché pensano che sia un mondo senza postulati e giudizi ma non è così. Se da un lato la città è sempre più neoliberista, allo stesso tempo è sempre più priva di significato e di messaggi utili per le coscienza. Poi a dirla tutta non può esistere una micro società priva di giudizio come pensano le np femministe, anche nelle città ci sono giudizi e norme di ogni tipo.
C'è anche chi ha fatto la vita della cicala con i vari chad e poi dopo tanto torna a fare la formica in paese perché non è più appagata
 
Ultima modifica:
I motivi sono molti, analizzare tutto è difficile comunque il femminismo contemporaneo in salsa radical chic effettivamente critica spesso il paesello (il discorso poi si basa sul fatto che non dovrebbero esistere dei giudizi, che c'è la mentalità ristretta e altri slogan del genere)
Un primo discorso comunque è collegato ai costi: oggi vivere in città sta diventando un lusso.
Poi abbiamo altri argomenti, la sicurezza (vedi Milano o le stazioni), in generale anche i ritmi di vita che offre non sono per tutti. La città è densa di opportunità ma è anche caratterizzata spesso dall'assoluta mancanza di legami, cosa che nel medio lungo termine può pesare .
Per chi è nato sulla costa, tra le montagne o sulle colline, può sentire la nostalgia di certi posti, anche perché clima, luce e natura hanno il suo peso (vedi la Norvegia). La città inoltre è anche diversa nella gestione della vita, dei tempi, degli accessi, dai problemi dei parcheggi alle ZTL, dai condomini ai vari casini che puoi trovarti sotto casa a tutte le ore.
Non voglio demonizzare il progetto città a livello ontologico, più che altro oggi le offerte e i servizi si spostano li, c'è chi spesso ci va per studiare o per una determinata offerta lavorativa, e puoi avere tutto vicino, come puoi trovare manifestazioni, eventi, socialità.
Solo guardando con attenzione alcune vanno via, studiano e se non trovano lavoro tornano nel loro paese.
Poi se hanno il chaddone in città cambia tutto ovviamente e restano li.
Ci sono anche le radical che ci vanno perché pensano che sia un mondo senza postulati e giudizi ma non è così. Se da un lato la città è sempre più neoliberista, allo stesso tempo è sempre più priva di significato e di messaggi utili per le coscienza. Poi a dirla tutta non può esistere una micro società priva di giudizio come pensano le np femministe, anche nelle città ci sono giudizi e norme di ogni tipo.
C'è anche chi ha fatto la vita della cicala con i vari chad e poi dopo tanto torna a fare la formica in paese perché non è più appagata
Innanzitutto complimenti per la risposta. Sia chiaro io amo il paesello e obiettivamente non mi ci vedo in una grande città (ci ho fatto solo un erasmus).
Secondo me la questione è che semplicemente col cavolo che si fanno 8 ore di ufficio per poi cucinarsi e vivere da sole in un posto in cui non conoscono. Per esempio ce la vedo poco un'abruzzese, una marchigiana, una laziale che ad esempio vadano a lavorare in un'impresa del distretto industriale Montebelluna ad esempio, nemmeno in città.
Probabilmente secondo me cercano di accaparrarsi un buon partito del paesello per fare la vita agiata
 
Innanzitutto complimenti per la risposta. Sia chiaro io amo il paesello e obiettivamente non mi ci vedo in una grande città (ci ho fatto solo un erasmus).
Secondo me la questione è che semplicemente col cavolo che si fanno 8 ore di ufficio per poi cucinarsi e vivere da sole in un posto in cui non conoscono. Per esempio ce la vedo poco un'abruzzese, una marchigiana, una laziale che ad esempio vadano a lavorare in un'impresa del distretto industriale Montebelluna ad esempio, nemmeno in città.
Probabilmente secondo me cercano di accaparrarsi un buon partito del paesello per fare la vita agiata
Grazie....
Cosa hai studiato?
Si anche, sicuramente. L'Italia è piena di np che sperano di fare la bella vita e di vivere nella comodità.
 
A Milano o Bologna non ci vivrei mai neanche per sbaglio, ma in generale nessuna grande città. Sono pericolose, sporche e piene di gente strana.
C'è questo ingenuo ideale da provincialotti che vivere in città faccia status symbol e sia pieno di "opportunità"..
Poi ci vanno e molti si rendono conto della realtà vera, tornano al tranquillo paese costiero con la coda fra le gambe..
Senza contare che si ritrovano il portafoglio svuotato dagli affitti
 
Forse perché non hanno trovato lavoro in città,l' affitto costa 1200 € al mese ,e non volevano vivere in strada?
 
Io non capisco perché le tasse di tutti devono pagare i corsi di psicologia, filosofia, scienze delle merendine, marketing della fuffa e altre lauree inutili.
 
Io non capisco perché le tasse di tutti devono pagare i corsi di psicologia, filosofia, scienze delle merendine, marketing della fuffa e altre lauree inutili.
Infatti basterebbe mettere un prestito - da restituire negli anni quando si trova lavoro - per coprire buona parte delle spese e la frequentazione di tali corsi si ridimensionerebbe. Anzi, tutta la frequenza universitaria in Italia lo farebbe. Il fatto che il tessuto economico italiano in media fatto di micro imprese a) dei laureati se ne fa poco b) non garantisce carriere c) Li paga per quello che sono le mansioni ( che erano egregiamente portate a termine da un tempo da periti/ragionieri). A Milano/Bologna per un neolaureato a meno che abbia soldi dalla famiglia non conviene vivere.
 
Io non capisco perché le tasse di tutti devono pagare i corsi di psicologia, filosofia, scienze delle merendine, marketing della fuffa e altre lauree inutili.
In realtà le materie umanistiche sono importanti (specialmente filosofia per le questioni che tratta). Ma moltissimi atenei sono pieni di ideologie e propaganda. Inoltre spesso si scambia l'amore per il sapere con il proprio sapere o semplicemente l'ateneo si intasca un bell'assegno se segui certi programmi woke o deliranti.
 
In realtà le materie umanistiche sono importanti (specialmente filosofia per le questioni che tratta). Ma moltissimi atenei sono pieni di ideologie e propaganda. Inoltre spesso si scambia l'amore per il sapere con il proprio sapere o semplicemente l'ateneo si intasca un bell'assegno se segui certi programmi woke o deliranti.
Gli idraulici, gli elettricisti, i falegnami sono importanti, ma a quelli il corso chi glielo paga?
 
Gli idraulici, gli elettricisti, i falegnami sono importanti, ma a quelli il corso chi glielo paga?
In Italia sono professioni che impari spesso mettendoti al servizio di una PMI, è un sapere che viene visto come non formale quindi penso che per quello non c'è un finanziamento dietro a livello sistematico e ufficiale.
Pure se per queste cose a volte trovi le agenzie interinali che formano (ci sono corsi per disoccupati gratuiti il più delle volte).
In generale per questo tipo di lavori c'è poco aiuto, ma lo stato di oggi non è più assistenziale e ovunque sta togliendo strumenti e servizi per aiutare il cittadino a formarsi,a curarsi e a inserirsi nella società. Inoltre c'è da dire che molti professionisti sul campo manuale sono gelosi di quello che fanno e di quello che sanno.
 
il credo che sia semplice, in città da sola nn ti mantieni e quando cresci soprattutto se sei donna, e vuoi figliare, torni a casa da mamma e papa i nonni ipotetici futuri.

Prima in città le np di paese si accontentavano del maschio normale, ci si sposavan o mettevano su famiglia.

Ma oggi con i social hanno impossibilita mentale ad accontentarsi del maschio medio, e quindi Concetta torna a casa.... xche triste e sola, ed al paese prima sta sulle spalle dei parenti, poi parte con nuove avventure di studio o si cerca un mentecatto per figliare, ma molte falliscono anche in questo...

Il mondo va a rotoli
 
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