La Zecca mormorava

Vomitorio

Well-known member
(per la serie "canzoni del Vate")

La Zecca mormorava
calma e placida al passaggio
d'un vecchio il ventiquattro maggio:
La feccia già saliva
per saltare la ringhiera
e fottergli la casa e la dentiera!
Muti passaron quei lestofanti:
scassando serrature, e andando avanti...
S'udiva, intanto
Dalle violate gronde
Sommesso e lieve il risalir di bande
era un presagio tristo e menzognero...
La Zecca mormorò:
"Qui ci piazzo uno straniero!"
Ma in una notte trista
Si parlò di parlamento
E la Zecca era fra gioia e godimento
Ahi, quanta gente ho visto
Venir giù, perdere il tetto
Per ladri consumati senza rispetto...
Sinistre ovunque con manganelli pronti…
facevan dormire anziani sotto i ponti...
S'udiva allor dalle violate gronde
Sommesso e tristo il mormorio dell'onte
Come un singhiozzo, in quell'autunno nero
La Zecca mormorò:
"Il vecchio vaffancul, ci metto uno straniero!"
E ritornò l'amico verde cesso, laido e agato
Per l'orgoglio e per la fame
Volea sfogar tutte le sue brame...
Vedeva il piano antico
Di lassù, voleva ancora
Sfamarsi e tripudiare come allora...
"Si!" - disse la Zecca -
"Si!" – dissero i lestofanti –
"Mai più il fascio faccia un passo avanti!"
Si vide la Zecca cavalcar l'onde
Ed a tutti i lestofanti facea sponde…
Rossa del sangue del vecchio al cimitero
La Zecca comandò:
"Ancora più stranieri!"
Indietreggiò la legge, il diritto ed il buon senso
Perchè ormai è schiavo del consenso
Ormai abbiam una Carta senza senso!
Fu sacro il patto antico;
Tra le schiere furon visti
Risorgere Pol Pot, Mao e Battisti...
Infranse, alfin, l'italico squallore
Le sbarre e le caten per l'impostore
Insicure l'Alpi... assediate le gronde...
E parlò la Zecca, aizzando baraonde
Sul patrio suolo
Umiliando i sinceri.
La Zecca parteggiò
per i ladri e gli stranieri!
 
Back
Top