La mancanza, però, di un senso metafisico della vita e dell'universo
fa rimanere l'uomo nel nichilismo passivo, o disperazione nichilista. Le parole di
Sileno a
Re Mida mostrano un profondo
pessimismo simile a quello di
Sofocle, di
Leopardi, di
Schopenhauer e dei suoi
discepoli diretti.
Sileno è individuato come portatore della saggezza dionisiaca, ovvero del senso tragico dell'esistenza, celato dai greci stessi attraverso l'apollineo, in quanto
impossibile da tollerare per l'uomo comune.
«L'antica leggenda narra che il re Mida inseguì a lungo nella foresta il saggio Sileno, seguace di Dioniso, senza prenderlo. Quando quello gli cadde infine tra le mani, il re domandò quale fosse la cosa migliore e più desiderabile per l'uomo. Rigido e immobile, il demone tace; finché, costretto dal re, esce da ultimo fra stridule risa in queste parole: "Stirpe miserabile ed effimera, figlia del caso e della pena, perché mi costringi a dirti ciò che per te è vantaggiosissimo non sentire? Il meglio è per te assolutamente irraggiungibile: non essere nato, non essere, essere niente. Ma la cosa in secondo luogo migliore per te è morire presto."»
(Friedrich Nietzsche,
La nascita della tragedia, Adelphi, Milano 2018, pp. 31-32)
È tuttavia possibile uscire da tale nichilismo, senza ricercare la morte o l'ascesi, comprendendo questa visione e riconoscendo che è l'uomo stesso la sorgente di tutti i valori e delle virtù della
volontà di potenza (
fase del nichilismo attivo).
L'uomo, ergendosi al di sopra del caos e della mancanza di senso della vita, può generare propri significati e imporre la propria volontà. Chi riesce a compiere questa impresa è l'Oltreuomo, cioè l'uomo che ha compreso che è lui stesso a dare significato alla vita. Attraverso le tre metamorfosi dello spirito, di cui parla nel primo discorso del testo
Così parlò Zarathustra, Nietzsche mostra come
il motto "Tu devi" vada trasformato dapprima nell'"Io voglio", e infine in un sacro "Dire di sì", espresso dalla figura del fanciullo giocondo.