Meme realismo capitalista e salute mentale

Perle shitpostate con amore

Bresci84

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Molti dei giovani studenti in cui mi sono imbattuto sembravano calati in uno stato che definirei di «edonia depressa».
Di solito la depressione è caratterizzata da uno stato di anedonia, ma la condizione alla quale mi riferisco descrive non tanto l’incapacità di provare piacere, quanto l’incapacità di non inseguire altro che il piacere. La sensazione è che «manchi qualcosa», ma questa non si traduce nella considerazione che tale misterioso e introvabile appagamento possa essere raggiunto solo al di là del principio di piacere: si tratta in buona misura di una conseguenza dell’ambigua situazione in cui versano gli studenti, stretti tra il vecchio ruolo di soggetti di un’istituzione disciplinare e il nuovo status di consumatori di servizi.


E se non c’è più un nemico esterno identificabile, la conseguenza è che come nota ancora Marazzi – sotto il postfordismo i lavoratori assomigliano agli ebrei che nel Vecchio Testamento lasciano la «casa di schiavitù»: liberi da una prigionia verso la quale non provano nostalgia alcuna, ma anche abbandonati, persi nel deserto, confusi sul da farsi.
Il conflitto scatenato nella psiche degli individui non può che produrre vittime; Marazzi analizza il legame tra postfordismo e aumento dei casi di sindrome bipolare: da questo punto di vista, se la schizofrenia è – come ricordano Deleuze e Guattari – la condizione che segna il limite esterno del capitalismo, allora il disturbo bipolare è la malattia mentale che del capitalismo segna l’«interno». Di più: coi suoi incessanti cicli di espansione e crisi, è il capitalismo stesso a essere profondamente e irriducibilmente bipolare, periodicamente oscillante tra stati di eccitazione incontrollata (l’esuberanza irrazionale delle «bolle») e crolli depressivi (l’espressione «depressione economica» non è evidentemente casuale). Il capitalismo nutre e riproduce gli umori della popolazione a un livello che nessun altro sistema sociale ha mai sfiorato: senza delirio e senza fiducia in se stesso, non saprebbe proprio come funzionare.


Che qualsiasi malattia mentale possa essere rappresentata come un fatto neurologico è chiaro a tutti. Ma questo non ci dice nulla sulle cause. Se per esempio è vero che la depressione generalmente comporta un basso livello di serotonina, allora quello che va spiegato è perché in determinati individui il livello di serotonina sia basso. Farlo però richiede una spiegazione sociale e politica: ripoliticizzare la malattia mentale è un compito urgente per qualsiasi sinistra che voglia lanciare una sfida
al realismo capitalista. Infine, intravedere un parallelismo tra l’incremento dei disturbi mentali e i nuovi modelli di valutazione per le prestazioni dei lavoratori è tutto tranne che eccentrico. È su questa «nuova burocrazia» che ci concentreremo adesso.


Dobbiamo prendere i problemi di salute mentale oggi così diffusi e convertirli da una condizione di medicalizzazione a un antagonismo reale; i disordini affettivi sono forme di scontento acquisito, e questa disaffezione può e deve essere indirizzata altrove, verso fuori, verso la sua vera causa: il Capitale. La proliferazione di certi tipi di malattia mentale invita inoltre a un nuovo e diverso tipo di austerità, un tema che emerge anche dalla crescente urgenza con la quale dobbiamo confrontarci col disastro ambientale: niente contraddice l’imperativo costitutivo del capitalismo alla crescita continua più dell’idea di distribuire in maniera controllata i beni e le risorse.


Citazioni tratte dal testo: "Realismo capitalista" di Mark Fisher
 
Onestamente non ne ho una grande opinione anche se ammetto di aver letto poco di quello che ha scritto. Mi da abbastanza sui nervi. Tutta una retorica contro il capitalismo che fa sempre trendy e gli ha portato un certo seguito e pochissime alternative concrete per quel poco, pochissimo, che so di lui. Poi il colpo che l'impossibilità di pensare alternative sia colpa del capitalismo stesso, chiude il cerchio.

Capitalismo come "mancanza di figa teen". Un etichetta da dare al proprio male di vivere. Mi spiace per come sia finito: forse se capilisticamente avesse pagato per delle cure ci sarebbe ancora.
 
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