Bellissimo
Well-known member
Mi sto assegnando, per imparare a scrivere, una quantità fissa di tempo da dedicare giornalmente alla scrittura. Non importa quanto, importa solo obbligarmi a stare chiuso al tavolo e fare uscire qualcosa. Sono solito pensare in maniera descrittiva, argomentativa, ma non ho mai fatto pratica di narrativa.
Il tema di noi incel è un tema caldo - vi sono già delle ricerche (alcune sociologiche e quindi bluepillate e accusatorie, alcune fatte nel circolo della evopsych da barte di William Costello, ma comunque con un gergo che, seppur comprensivo, non riflette la nostra vera esperienza ed è impreciso e politicamente corretto) su di noi. Ho deciso di unire l'utile - imparare a scrivere romanzi, anche da leggere per me stesso - al dilettevole - scrivere su qualcosa che mi interessi, magari beneficiandone psicologicamente, usare la scrittura come sfogo, come autoterapia - dato che la psicologia non è fatta per persone come me (e quindi, per favore, non consigliatemela: ho già sprecato troppi soldi dallo psicologo).
Tralasciando quel poco che ho già scritto iniziando a fare pratica e che non dico qui per non influenzare con le mie idee,
che caratteristiche ritenete dovrebbe un romanzo sulla condizione maschile odierna? Insomma, cosa vi piacerebbe vedere in un romanzo - immaginate di vederlo pubblicato in una grande libreria - su di noi? Quante pagine? Quanti personaggi? Quanti maschi, quante femmine? Che lunghezza: nello stile de "Lo straniero" o un mattone come "Guerra e pace"? Che finale, che genere letterario? Pessimistico, ottimistico, realistico? Prima persona o terza persona? Che ruolo dare al tema del terrorismo e della violenza incel?
Io ritengo il mercato sia fertile per una cosa del genere, ed essendo già molto istruito (ho già dei romanzi e autori di riferimento da prendere come spunto: ad esempio, Houellebecq (tutti i suoi libri) o "Gli huliani" di Eliade, o "Gli impazienti" di Trifonov), e sincerament epenso che se si coglie il momento giusto un libro del genere venderebbe bene. Ma nel frattempo me lo scriverei per me.
Chiedo quindi che consigli avreste, cioè come vi piacerebbe che questo prodotto culturale funga da "specchio", da "condensato" della nostra situazione. Giornalmente accumulerò tutto quello che riesco a scrivere e quando avrò qualche centinaio di pagine ordinerò tutto in qualcosa di coerente.
Il tema di noi incel è un tema caldo - vi sono già delle ricerche (alcune sociologiche e quindi bluepillate e accusatorie, alcune fatte nel circolo della evopsych da barte di William Costello, ma comunque con un gergo che, seppur comprensivo, non riflette la nostra vera esperienza ed è impreciso e politicamente corretto) su di noi. Ho deciso di unire l'utile - imparare a scrivere romanzi, anche da leggere per me stesso - al dilettevole - scrivere su qualcosa che mi interessi, magari beneficiandone psicologicamente, usare la scrittura come sfogo, come autoterapia - dato che la psicologia non è fatta per persone come me (e quindi, per favore, non consigliatemela: ho già sprecato troppi soldi dallo psicologo).
Tralasciando quel poco che ho già scritto iniziando a fare pratica e che non dico qui per non influenzare con le mie idee,
che caratteristiche ritenete dovrebbe un romanzo sulla condizione maschile odierna? Insomma, cosa vi piacerebbe vedere in un romanzo - immaginate di vederlo pubblicato in una grande libreria - su di noi? Quante pagine? Quanti personaggi? Quanti maschi, quante femmine? Che lunghezza: nello stile de "Lo straniero" o un mattone come "Guerra e pace"? Che finale, che genere letterario? Pessimistico, ottimistico, realistico? Prima persona o terza persona? Che ruolo dare al tema del terrorismo e della violenza incel?
Io ritengo il mercato sia fertile per una cosa del genere, ed essendo già molto istruito (ho già dei romanzi e autori di riferimento da prendere come spunto: ad esempio, Houellebecq (tutti i suoi libri) o "Gli huliani" di Eliade, o "Gli impazienti" di Trifonov), e sincerament epenso che se si coglie il momento giusto un libro del genere venderebbe bene. Ma nel frattempo me lo scriverei per me.
Chiedo quindi che consigli avreste, cioè come vi piacerebbe che questo prodotto culturale funga da "specchio", da "condensato" della nostra situazione. Giornalmente accumulerò tutto quello che riesco a scrivere e quando avrò qualche centinaio di pagine ordinerò tutto in qualcosa di coerente.