Cucuruz
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Questo particolare libro di Agota Kristof, l'autrice più neropillata di sempre, offre spunti molto interessanti sulla vita dei brutti. Ciò che sto per scrivere è spoiler, quindi se vi dà fastidio perché non avete ancora letto il libro (vergognatevi, dovreste averlo già letto), non andate oltre.
Nella seconda parte di questa Trilogia, c'è un bambino di nome Mathias che è deforme: è molto brutto, e pur essendo intelligente (o forse proprio perché lo è?) non può fare a meno di interiorizzare il disprezzo che gli altri provano per lui. Ora, questo bambino, pur essendo maltrattato a scuola dai compagni, è molto amato dal compagno della madre, che però è un uomo piuttosto avvenente, potremmo dire un chad. Mathias sopporta la sua vita fatta di solitudine per molti anni, fino a quando non succede che il compagno della madre invita a cena il figlio di un'amica, un ragazzino biondo, con le guanciotte rosse e gli occhi azzurri, lo stereotipo della bellezza. Quando vede questa scena - la madre, il compagno, il bambino intorno a un tavolo - Mathias sente un vuoto dentro, perché pensa di capire che lui non potrà mai fare parte di una famiglia così perfetta, che anzi la sua stessa presenza rende impossibile l'esistenza di una famiglia normale, e che per quanto si sforzi non verrà mai amato e guardato dal compagno della madre nel modo in cui lui guarda l'altro bambino. Quindi decide di impiccarsi.
La mia domanda è: secondo voi, in un mondo in cui Mathias non fosse stato bullizzato, avrebbe potuto vivere una vita più serena, o la sua vita è irrimediabilmente segnata dalla sua tara genetica che lo porterà sempre a sentirsi inferiore e disprezzato, per quanto amore gli si possa dimostrare?
Nella seconda parte di questa Trilogia, c'è un bambino di nome Mathias che è deforme: è molto brutto, e pur essendo intelligente (o forse proprio perché lo è?) non può fare a meno di interiorizzare il disprezzo che gli altri provano per lui. Ora, questo bambino, pur essendo maltrattato a scuola dai compagni, è molto amato dal compagno della madre, che però è un uomo piuttosto avvenente, potremmo dire un chad. Mathias sopporta la sua vita fatta di solitudine per molti anni, fino a quando non succede che il compagno della madre invita a cena il figlio di un'amica, un ragazzino biondo, con le guanciotte rosse e gli occhi azzurri, lo stereotipo della bellezza. Quando vede questa scena - la madre, il compagno, il bambino intorno a un tavolo - Mathias sente un vuoto dentro, perché pensa di capire che lui non potrà mai fare parte di una famiglia così perfetta, che anzi la sua stessa presenza rende impossibile l'esistenza di una famiglia normale, e che per quanto si sforzi non verrà mai amato e guardato dal compagno della madre nel modo in cui lui guarda l'altro bambino. Quindi decide di impiccarsi.
La mia domanda è: secondo voi, in un mondo in cui Mathias non fosse stato bullizzato, avrebbe potuto vivere una vita più serena, o la sua vita è irrimediabilmente segnata dalla sua tara genetica che lo porterà sempre a sentirsi inferiore e disprezzato, per quanto amore gli si possa dimostrare?