Tutti voi sapete qual è il mio mestiere, adesso, ma fino a poco tempo, mentre studiavo, ne facevo un altro: il fotografo. A me la fotografia è sempre piaciuta e ho sempre avuto macchine fotografiche e obiettivi, ma ho cominciato a guadagnarci qualcosa solo a partire dal 2021. Tutto cominciò quando un'amica mi chiese di fare delle foto (gratis, come favore) a una serata di danze caraibiche. Le feci, piacquero. Il capoccia di questo gruppo di danza - c'è sempre un capoccia, che è molto amico delle studentesse della scuola di danza e delle ballerine dilettanti - mi offrì il primo ingaggio. Era la sera di Halloween del 2021, lo ricordo ancora perfettamente. Il posto era una discoteca (per meglio dire, era una specie di pub adattato a disco). Due sale: una al chiuso, con un palco, dove in effetti c'erano balli di coppia, e una all'aperto, sotto una specie di tendone, in cui c'era un dj che metteva musica commerciale da discoteca.
Immaginate il mio stato d'animo quando il padrone del locale mi informò che avrei dovuto fare fotografie in entrambe le sale; accettai, anche se avevo un'idea abbastanza precisa di quello che avrei visto e vissuto. Ricordo distintamente tutte le sensazioni che provai quella sera, perché furono molto strane: mi sembrò di essere una specie di fantasma che si aggirava tra persone che di divertivano, o almeno ci provavano o fingevano di divertirsi. Ad ogni modo, a parte la stanchezza, non mi accadde niente di brutto, anzi tutti furono stranamente rispettosi. Certo, assistetti - da semplice spettatore - alle consuete crudezze che si vedono in discoteca, e di cui certamente non vi serve alcuna sintesi, ma avevo già 27 anni al tempo e una solida formazione in redpillologia, perciò nessuno stupore.
Forte di questo risultato e bisognoso di soldi, accettai altri ingaggi, da parte di altri piccoli impresari, per così dire. E, accidenti, commisi un grave errore.
Quella prima serata pacifica forse fu la fortuna del principiante, perché a partire dalla seconda cominciai a subire quelle che le ragazze chiamerebbero molestie. Capii subito una cosa: l'alcol è un flagello, specialmente quando a consumarlo sono uomini frustrati. Ogni santa volta che facevo foto a una serata in discoteca, a partire dalla mezzanotte, iniziavo a essere oggetto di attenzioni amichevoli da parte di gentiluomini che avevano collezionato 5-10 rifiuti. E tu come fai a quantificare in modo così preciso? chiederete forse voi. Molto semplice: il mio compito era raccontare la serata con le immagini, e dunque i miei occhi erano sempre puntati su di loro. A ogni palo preso diventavano un po' più insistenti, un po' più sgradevoli e un po' più disperati. Quando le ragazze single (un numero esiguo, siamo pur sempre in Sicilia) finivano, passavano a quelle impegnate - e infatti ho assistito a tre grosse risse personalmente - oppure alle cameriere o al dj oppure... a me. Prendersela con me tutto sommato era gratis: non potevo certo reagire e oltretutto, dopo tre-quattro ore di lavoro, ero pure a pezzi. Un tizio, a Natale del 2021, mi stritolò la mano col pretesto di stringerla. Uno cercò di portarsi via la reflex e quasi la ruppe. Uno mi intimò di cancellare tutte le foto, pena l'accoltellamento (non so se ce l'aveva davvero).
E i buttafuori? Curiosamente, quando le cose si mettevano al brutto, erano sempre fuori a fumare. E le ragazze? Perlopiù, come ho detto, tendevano a considerarmi un elemento d'arredo della discoteca. Non ho mai, in due anni e mezzo di lavoro, avuto un numero, un saluto, un sorriso. Niente di niente. Alcune di loro pretendevano di essere fotografate più e più volte, senza capire che non avevo il tempo per farlo, o addirittura di riguardare le foto.
Ho smesso nel 2023 di fare foto in eventi pubblici e ho iniziato ad accettare ingaggi solo per feste private, lauree e compleanni soprattutto. Ma, prima di smettere, ho fatto in tempo a capire una cosa.
Dovete sapere che questo lavoro ho imparato a farlo da solo, senza guide, maestri o corsi vari. Conoscevo i principi della fotografia e del ritocco fotografico e la teoria, ma non sapevo niente di come fotografare in questi contesti. Mi sono dunque creato un set di regole personali, che credevo tutto sommato valide, e, nella mia stupidità, pensavo che tutti gli altri facessero così. In particolare, avevo tre principi: 1) muoversi di continuo 2) non parlare (per evitare guai come quelli di sopra) 3) non mostrare a nessuno gli scatti. Quando mi capitò di guardare altri fotografi all'opera capì che avevo "sbagliato" tutto. Prima di tutto nessuno o quasi lavorava da solo: quasi tutti avevano un compagno/servitore/paggetto che portava un faretto o un flash. Secondo: loro alle ragazze parlavano eccome, e pure a lungo. Come vista la musica non lo so, ma ci ridevano pure. Terzo: scattavano pochissimo. In una serata io arrivavo a fare 400 foto, loro, da quel che ho chiesto, non arrivavano manco alle 200.
In sostanza ho capito che tutto quello che non avevo ottenuto in termini di riconoscimento non l'avevo ottenuto perché avevo preso seriamente l'aspetto sbagliato del lavoro. Avevo scelto di sparire quando invece avrei potuto apparire, ma ripensandoci ora mi rendo conto che se ci avessi provato avrei fatto ridere, probabilmente. Non avevo e non avrò mai quel tipo di orribile charme; non ne sono dispiaciuto, ma da un po' ho capito che anche io ero parte delle crudezze che credevo di stare solo osservando.
E voi? Quali lavori crudi avete fatto nelle vostre vite?
Immaginate il mio stato d'animo quando il padrone del locale mi informò che avrei dovuto fare fotografie in entrambe le sale; accettai, anche se avevo un'idea abbastanza precisa di quello che avrei visto e vissuto. Ricordo distintamente tutte le sensazioni che provai quella sera, perché furono molto strane: mi sembrò di essere una specie di fantasma che si aggirava tra persone che di divertivano, o almeno ci provavano o fingevano di divertirsi. Ad ogni modo, a parte la stanchezza, non mi accadde niente di brutto, anzi tutti furono stranamente rispettosi. Certo, assistetti - da semplice spettatore - alle consuete crudezze che si vedono in discoteca, e di cui certamente non vi serve alcuna sintesi, ma avevo già 27 anni al tempo e una solida formazione in redpillologia, perciò nessuno stupore.
Forte di questo risultato e bisognoso di soldi, accettai altri ingaggi, da parte di altri piccoli impresari, per così dire. E, accidenti, commisi un grave errore.
Quella prima serata pacifica forse fu la fortuna del principiante, perché a partire dalla seconda cominciai a subire quelle che le ragazze chiamerebbero molestie. Capii subito una cosa: l'alcol è un flagello, specialmente quando a consumarlo sono uomini frustrati. Ogni santa volta che facevo foto a una serata in discoteca, a partire dalla mezzanotte, iniziavo a essere oggetto di attenzioni amichevoli da parte di gentiluomini che avevano collezionato 5-10 rifiuti. E tu come fai a quantificare in modo così preciso? chiederete forse voi. Molto semplice: il mio compito era raccontare la serata con le immagini, e dunque i miei occhi erano sempre puntati su di loro. A ogni palo preso diventavano un po' più insistenti, un po' più sgradevoli e un po' più disperati. Quando le ragazze single (un numero esiguo, siamo pur sempre in Sicilia) finivano, passavano a quelle impegnate - e infatti ho assistito a tre grosse risse personalmente - oppure alle cameriere o al dj oppure... a me. Prendersela con me tutto sommato era gratis: non potevo certo reagire e oltretutto, dopo tre-quattro ore di lavoro, ero pure a pezzi. Un tizio, a Natale del 2021, mi stritolò la mano col pretesto di stringerla. Uno cercò di portarsi via la reflex e quasi la ruppe. Uno mi intimò di cancellare tutte le foto, pena l'accoltellamento (non so se ce l'aveva davvero).
E i buttafuori? Curiosamente, quando le cose si mettevano al brutto, erano sempre fuori a fumare. E le ragazze? Perlopiù, come ho detto, tendevano a considerarmi un elemento d'arredo della discoteca. Non ho mai, in due anni e mezzo di lavoro, avuto un numero, un saluto, un sorriso. Niente di niente. Alcune di loro pretendevano di essere fotografate più e più volte, senza capire che non avevo il tempo per farlo, o addirittura di riguardare le foto.
Ho smesso nel 2023 di fare foto in eventi pubblici e ho iniziato ad accettare ingaggi solo per feste private, lauree e compleanni soprattutto. Ma, prima di smettere, ho fatto in tempo a capire una cosa.
Dovete sapere che questo lavoro ho imparato a farlo da solo, senza guide, maestri o corsi vari. Conoscevo i principi della fotografia e del ritocco fotografico e la teoria, ma non sapevo niente di come fotografare in questi contesti. Mi sono dunque creato un set di regole personali, che credevo tutto sommato valide, e, nella mia stupidità, pensavo che tutti gli altri facessero così. In particolare, avevo tre principi: 1) muoversi di continuo 2) non parlare (per evitare guai come quelli di sopra) 3) non mostrare a nessuno gli scatti. Quando mi capitò di guardare altri fotografi all'opera capì che avevo "sbagliato" tutto. Prima di tutto nessuno o quasi lavorava da solo: quasi tutti avevano un compagno/servitore/paggetto che portava un faretto o un flash. Secondo: loro alle ragazze parlavano eccome, e pure a lungo. Come vista la musica non lo so, ma ci ridevano pure. Terzo: scattavano pochissimo. In una serata io arrivavo a fare 400 foto, loro, da quel che ho chiesto, non arrivavano manco alle 200.
In sostanza ho capito che tutto quello che non avevo ottenuto in termini di riconoscimento non l'avevo ottenuto perché avevo preso seriamente l'aspetto sbagliato del lavoro. Avevo scelto di sparire quando invece avrei potuto apparire, ma ripensandoci ora mi rendo conto che se ci avessi provato avrei fatto ridere, probabilmente. Non avevo e non avrò mai quel tipo di orribile charme; non ne sono dispiaciuto, ma da un po' ho capito che anche io ero parte delle crudezze che credevo di stare solo osservando.
E voi? Quali lavori crudi avete fatto nelle vostre vite?