Le mie memorie del sottosuolo

🕰️23:59🕰️

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Blackpillato
Anche oggi ho fatto il mio tour giornaliero nel sottosuolo (semicit) tra l'irrazionalità (o forse l'iperrazionalità), tra la coscienza e la conoscenza come fonte di sofferenza, e la rassegnazione contro un mondo che ha ridotto l'uomo ad una macchina prevedibile, senza alcun tipo di sentimento vero.
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Quello che Brother Dosto descriveva 200 anni fa come crisi della modernità è incrementata di 100 volte in quest'epoca post moderna.
La situazione è sempre peggiore e continuo a domandarmi come si faccia a vivere in serenità senza porsi domande o senza quel perenne peso sullo stomaco, indice di qualcosa che palesemente non va.
Il progresso prende tutto ciò che è vero, puro, profondo e lo trasforma in qualcosa di totalmente effimero, il più veloce e costoso possibile.
Vedo le persone vendersi l'anima all'asta per un dose di dopamina per il proprio ego.
Chi è consapevole che la nostra società, in equilibrio precario, è sull'orlo del precipizio, non può fare altro che attendere e procurarsi un posto in prima fila per lo spettacolo.
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Però è innegabile che stiamo assistendo a grossi cambiamenti storici e geopolitici, non è impossibile credere che il modernismo post storico sveli il suo volto fallace e ci riconduca ad un'epoca più pura, e tragica anche, con tutte le sue conseguenze. In fondo la nostra società consumistica e dopaminica ha proliferato in un tempo peculiare, quasi un unicum nel panorama storico, che ha permesso a generazioni di credere che la guerra non esistesse più, che uomini e donne non sono la stessa cosa e che la storia non esiste.
Credo lo sconquassamento dovuto allo scontro tra nuovi popoli ai quali stiamo assistendo potrebbe farci riflettere sul fatto che il cibo a tavola non è scontato, e ci sono cose più importanti nella vita che i like su Ig.
 
Però è innegabile che stiamo assistendo a grossi cambiamenti storici e geopolitici, non è impossibile credere che il modernismo post storico sveli il suo volto fallace e ci riconduca ad un'epoca più pura, e tragica anche, con tutte le sue conseguenze. In fondo la nostra società consumistica e dopaminica ha proliferato in un tempo peculiare, quasi un unicum nel panorama storico, che ha permesso a generazioni di credere che la guerra non esistesse più, che uomini e donne non sono la stessa cosa e che la storia non esiste.
Credo lo sconquassamento dovuto allo scontro tra nuovi popoli ai quali stiamo assistendo potrebbe farci riflettere sul fatto che il cibo a tavola non è scontato, e ci sono cose più importanti nella vita che i like su Ig.
La società è totalmente lobotomizzata, gli indichi la luna e continueranno a guardare il dito. Sei ottimista, io invece no.
L'unico inizio possibile è la fine.
 
Oggigiorno costruire relazioni autentiche e spontanee (non solo sentimentali, ma umane in generale) è diventato qualcosa di raro, quasi eccezionale. Viviamo in un mondo dove tutto è dato per scontato, dove le dinamiche più profonde vengono ridotte ad automatismi sociali, e le persone si nascondono dietro maschere condivise, per paura di esporsi davvero.
A volte penso anch’io che servirebbe un reset, qualcosa che ci costringa a ricominciare da zero e a rimettere al centro ciò che conta davvero come la verità, la connessione reale, la presenza.
 
Oggigiorno costruire relazioni autentiche e spontanee (non solo sentimentali, ma umane in generale) è diventato qualcosa di raro, quasi eccezionale. Viviamo in un mondo dove tutto è dato per scontato, dove le dinamiche più profonde vengono ridotte ad automatismi sociali, e le persone si nascondono dietro maschere condivise, per paura di esporsi davvero.
A volte penso anch’io che servirebbe un reset, qualcosa che ci costringa a ricominciare da zero e a rimettere al centro ciò che conta davvero come la verità, la connessione reale, la presenza.
E questa consapevolezza cosa ti fa provare? Indifferenza, odio, rabbia, accascio?
 
E questa consapevolezza cosa ti fa provare? Indifferenza, odio, rabbia, accascio?
Credo di accettare la situazione in modo passivo, ma con consapevolezza. So di non poter cambiare certi meccanismi su larga scala, ma posso lavorare su me stessa, cercando di mantenere autenticità nei miei gesti, nel mio modo di stare al mondo. Quello che provo, il più delle volte, è tristezza, un po’ per me, un po’ per quelle persone che, secondo me, avrebbero tanto da dare ma si trovano schiacciate da un sistema che non le riconosce. La rabbia mi tocca raramente, l’odio quasi mai perché è una bestia che divora dall’interno e consuma prima chi lo prova che chi lo riceve, quindi cerco di difendermi da ciò.
 
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