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Dalle elementari fino a metà università sono sempre stato il ragazzo grasso. Nessuna esperienza, zero storie, mai nemmeno davvero considerato. Invisibile. L’ultima volta che ho provato a dichiararmi a una ragazza risale alla terza media. Da allora: silenzio totale.
Poi le cose sono cambiate, almeno esteriormente. Ho perso peso, vado in palestra da due anni. Ora ho un fisico più che decente. Non sono un adone, ma nemmeno faccio ribrezzo. Mi guardo allo specchio e vedo qualcuno di normale.
Il punto è che nonostante questo, non mi sento adatto. Come se ci fosse qualcosa dentro di me che continua a ripetermi che non ho diritto di provarci, che non fa parte del mio mondo. Ogni volta che penso a un approccio, a un’interazione, parte una voce nella testa che dice: “Non sei abbastanza. Non sei quel tipo di persona.”
A questo si aggiunge un altro fattore: sono molto introverso. Sempre stato. Ma col tempo, per via di vari traumi personali, si è trasformato quasi in mutismo selettivo. Parlo pochissimo. Lo stretto necessario per sopravvivere in società. Vivo per lo più nel mio mondo mentale, e interagire mi costa fatica, energia, ansia. Anche quando ci provo, mi blocco. E questo mi isola ancora di più.
E c’è di più: sono totalmente imbranato con le ragazze. Non per qualche evento specifico, ma per pura mancanza di esposizione. Ho sempre frequentato gruppi di amici quasi solo maschili, scuole e ambienti in cui le ragazze erano poche o assenti. Non ho mai sviluppato quella naturalezza, quella confidenza che altri sembrano avere. E ora, alla mia età, sembra tardi anche solo per cominciare.
Quindi eccomi qui: non sono né un adone né un mostro, non impossibilitato ad avere una relazione (forse). Ma bloccato. Incastonato in un limbo in cui non riesco nemmeno a immaginare un primo passo. Non perché non posso, ma perché non me lo concedo.
Ecco perché mi sento un fakecel. La prigione non credo sia ne la faccia, ne il fisico. È la testa.
Poi le cose sono cambiate, almeno esteriormente. Ho perso peso, vado in palestra da due anni. Ora ho un fisico più che decente. Non sono un adone, ma nemmeno faccio ribrezzo. Mi guardo allo specchio e vedo qualcuno di normale.
Il punto è che nonostante questo, non mi sento adatto. Come se ci fosse qualcosa dentro di me che continua a ripetermi che non ho diritto di provarci, che non fa parte del mio mondo. Ogni volta che penso a un approccio, a un’interazione, parte una voce nella testa che dice: “Non sei abbastanza. Non sei quel tipo di persona.”
A questo si aggiunge un altro fattore: sono molto introverso. Sempre stato. Ma col tempo, per via di vari traumi personali, si è trasformato quasi in mutismo selettivo. Parlo pochissimo. Lo stretto necessario per sopravvivere in società. Vivo per lo più nel mio mondo mentale, e interagire mi costa fatica, energia, ansia. Anche quando ci provo, mi blocco. E questo mi isola ancora di più.
E c’è di più: sono totalmente imbranato con le ragazze. Non per qualche evento specifico, ma per pura mancanza di esposizione. Ho sempre frequentato gruppi di amici quasi solo maschili, scuole e ambienti in cui le ragazze erano poche o assenti. Non ho mai sviluppato quella naturalezza, quella confidenza che altri sembrano avere. E ora, alla mia età, sembra tardi anche solo per cominciare.
Quindi eccomi qui: non sono né un adone né un mostro, non impossibilitato ad avere una relazione (forse). Ma bloccato. Incastonato in un limbo in cui non riesco nemmeno a immaginare un primo passo. Non perché non posso, ma perché non me lo concedo.
Ecco perché mi sento un fakecel. La prigione non credo sia ne la faccia, ne il fisico. È la testa.