Vibing Progress
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Anche per voi il rifiuto permanente è diventata parte della vostra identità? C'è una strana dignità in questa estraneità al gioco dell'amore.
In quanto Incel, ci ho messo radici in questa identità. È una strana comodità, una stanza buia che conosco bene, dove le paure diventano amiche e il rifiuto un sollievo più che un dolore.
Il pensiero di provarci con una donna mi terrorizza più di qualsiasi altra cosa, ma più ancora mi spaventa perdere ciò che sono diventato. Questa etichetta che mi porto addosso come una seconda pelle. Tant'è vero che quando una ragazza sfodera la propria gentilezza nei miei confronti, mi sento quasi infastidito.
"Non devi darmi alcuna chance". Così la voce nella mia testa la esorta affinché possa rimanere in questo guscio confortante.
E poi, diciamocelo, scopare è solo ginnastica umida, un'attività meccanica senza troppi meriti. Se dovesse succedere (e dubito succederà) non dovrebbe davvero cambiare nulla. Non può cambiare nulla. Perché la verità, sporca e sincera, è che forse io dovrei stare solo. Forse è meglio così, perché sono marcio dentro, superficiale fino all'osso, e quando guardo una donna, non vedo altro che un contenitore, qualcosa in cui riversare l'inquietudine biancastra del mio essere.
È forse giusto il mio letto rimango vuoto. Sia per loro, che per me. E in questo limbo, che sia dannato o benedetto, ormai ci sto comodo.
In quanto Incel, ci ho messo radici in questa identità. È una strana comodità, una stanza buia che conosco bene, dove le paure diventano amiche e il rifiuto un sollievo più che un dolore.
Il pensiero di provarci con una donna mi terrorizza più di qualsiasi altra cosa, ma più ancora mi spaventa perdere ciò che sono diventato. Questa etichetta che mi porto addosso come una seconda pelle. Tant'è vero che quando una ragazza sfodera la propria gentilezza nei miei confronti, mi sento quasi infastidito.
"Non devi darmi alcuna chance". Così la voce nella mia testa la esorta affinché possa rimanere in questo guscio confortante.
E poi, diciamocelo, scopare è solo ginnastica umida, un'attività meccanica senza troppi meriti. Se dovesse succedere (e dubito succederà) non dovrebbe davvero cambiare nulla. Non può cambiare nulla. Perché la verità, sporca e sincera, è che forse io dovrei stare solo. Forse è meglio così, perché sono marcio dentro, superficiale fino all'osso, e quando guardo una donna, non vedo altro che un contenitore, qualcosa in cui riversare l'inquietudine biancastra del mio essere.
È forse giusto il mio letto rimango vuoto. Sia per loro, che per me. E in questo limbo, che sia dannato o benedetto, ormai ci sto comodo.