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Il linguaggio dell’odio si insinua, si mimetizza, si moltiplica nei sottoboschi digitali. Ma ogni parola lascia una traccia, soprattutto nel web. E su quelle ora si lavora. Silenziosamente. Perché un insulto, scritto in un angolo buio dell’internet, può non restare solo un insulto. Può diventare reato. E anche per chi scrive dietro un nickname, il tempo dell’anonimato potrebbe finire. Tra parole criptate e rabbia, i ragazzi che odiano le donne seminano insulti e si aggirano furtivi nei forum. È lì indaga, con attenzione, la Polizia Postale. Dopo l’inchiesta del Messaggero ora si accende il faro degli specialisti delle indagini digitali. I commenti sono esplosi dopo i femminicidi di Sara Campanella e Ilaria Sula: decine e decine anche ieri. Nuove chat, nuovi canali, nuovi nickname. Tutti accomunati dallo stesso tono: nessuna pietà e in alcuni casi addirittura soddisfazione.

L’INCHIESTA
La realtà mimetizzata dell’odio ora ha smesso di essere invisibile. «Stiamo osservando e approfondendo il fenomeno che si sta diffondendo sempre di più», spiega Cristina Bonucchi, dirigente dell’Unità di analisi sul crimine della Polizia postale. «Giovani e adolescenti, isolati trovano rifugio online in queste comunità, qualcuno che li capisca. Ma finiscono in una bolla che li rinforza nelle convinzioni peggiori. Che li fa sentire legittimati. Bisogna analizzare l’entità degli insulti per capire quale reato si possa configurare». Nel frattempo, sotto pseudonimi e avatar, decine di utenti si scambiano opinioni, riflessioni, sfoghi. È il “Forum dei brutti”, la punta dell’iceberg. La violenza, nella forma non meno pericolosa delle parole, prende forma, cresce e si struttura. Le donne non possono entrare nei gruppi: bannate o marchiate accanto al nickname, sempre riconoscibili. «Non è semplice entrare in questi canali chiusi, ci vuole tempo. Ma leggendo, e imparando a poco a poco il loro gergo, si capisce tutto», raccontano gli investigatori.

IL DELIRIO
In una chat un utente scrive di Ilaria e Sara: «Quando sento notizie simili, una parte di me gode. L'altra è indifferente». Un altro: «Io onestamente di questa Sara me ne frego. Ha vissuto più lei in 22 anni che l’incel medio in tutta la sua vita. Non ci mancherà». Frasi simili o peggiori non passano inosservate. Per questo, adesso, si indaga. «Le persone si sentono più tutelate a parlare dietro uno schermo. È un fenomeno che conosciamo bene - continua Cristina Bonucchi - ma non è detto che restino invisibili. Stiamo lavorando anche su questo. Ci sono degli strumenti per scardinare i linguaggi criptati e individuare gli autori». Non si tratta solo di insulto. In rete si costruisce un clima, un umore, un vento che spinge in una direzione. «Ogni volta che si dà visibilità a questi spazi, il rischio è di amplificarli. Di farli diventare ancora più attrattivi». Al momento non c’è una connessione accertata tra i due femminicidi e il mondo digitale. Ma qualcosa si muove. Intanto, dentro “il forum dei brutti”, si discute dell’inchiesta. C’è chi scrive: «Esiste la libertà di espressione, può essere eticamente sbagliato ma nessuno vieta di dire che si è cercata la morte con un compagno sbagliato». E così la colpa viene sempre data alla vittima. Altri si dicono preoccupati: «A furia di farci pubblicità peggioreranno tutto e un giorno dovremmo nasconderci dentro casa». La morte di Sara e Ilaria viene liquidata con poche parole. «Se lo sono meritate» scrive uno. C’è chi va a ruota libera: «Rovinarsi la vita per una così? Ma dai, il mare è pieno di pesci». «Ste femministe hanno rotto, se vivessi in America avrei fatto una strage» aggiunge un altro. Un’escalation. Che non si ferma al commento. Che sfocia nel delirio ideologico, nella rabbia repressa, nella minaccia sottile. Dove gli idoli sono Filippo Turetta, l’assassino di Giulia Cecchettin e Antonio De Marco, il killer della coppia di Lecce. «La rete - ricorda la dirigente della polizia - purtroppo abbassa le difese, ma non toglie le responsabilità».
 
Il linguaggio dell’odio si insinua, si mimetizza, si moltiplica nei sottoboschi digitali. Ma ogni parola lascia una traccia, soprattutto nel web. E su quelle ora si lavora. Silenziosamente. Perché un insulto, scritto in un angolo buio dell’internet, può non restare solo un insulto. Può diventare reato. E anche per chi scrive dietro un nickname, il tempo dell’anonimato potrebbe finire. Tra parole criptate e rabbia, i ragazzi che odiano le donne seminano insulti e si aggirano furtivi nei forum. È lì indaga, con attenzione, la Polizia Postale. Dopo l’inchiesta del Messaggero ora si accende il faro degli specialisti delle indagini digitali. I commenti sono esplosi dopo i femminicidi di Sara Campanella e Ilaria Sula: decine e decine anche ieri. Nuove chat, nuovi canali, nuovi nickname. Tutti accomunati dallo stesso tono: nessuna pietà e in alcuni casi addirittura soddisfazione.

L’INCHIESTA
La realtà mimetizzata dell’odio ora ha smesso di essere invisibile. «Stiamo osservando e approfondendo il fenomeno che si sta diffondendo sempre di più», spiega Cristina Bonucchi, dirigente dell’Unità di analisi sul crimine della Polizia postale. «Giovani e adolescenti, isolati trovano rifugio online in queste comunità, qualcuno che li capisca. Ma finiscono in una bolla che li rinforza nelle convinzioni peggiori. Che li fa sentire legittimati. Bisogna analizzare l’entità degli insulti per capire quale reato si possa configurare». Nel frattempo, sotto pseudonimi e avatar, decine di utenti si scambiano opinioni, riflessioni, sfoghi. È il “Forum dei brutti”, la punta dell’iceberg. La violenza, nella forma non meno pericolosa delle parole, prende forma, cresce e si struttura. Le donne non possono entrare nei gruppi: bannate o marchiate accanto al nickname, sempre riconoscibili. «Non è semplice entrare in questi canali chiusi, ci vuole tempo. Ma leggendo, e imparando a poco a poco il loro gergo, si capisce tutto», raccontano gli investigatori.

IL DELIRIO
In una chat un utente scrive di Ilaria e Sara: «Quando sento notizie simili, una parte di me gode. L'altra è indifferente». Un altro: «Io onestamente di questa Sara me ne frego. Ha vissuto più lei in 22 anni che l’incel medio in tutta la sua vita. Non ci mancherà». Frasi simili o peggiori non passano inosservate. Per questo, adesso, si indaga. «Le persone si sentono più tutelate a parlare dietro uno schermo. È un fenomeno che conosciamo bene - continua Cristina Bonucchi - ma non è detto che restino invisibili. Stiamo lavorando anche su questo. Ci sono degli strumenti per scardinare i linguaggi criptati e individuare gli autori». Non si tratta solo di insulto. In rete si costruisce un clima, un umore, un vento che spinge in una direzione. «Ogni volta che si dà visibilità a questi spazi, il rischio è di amplificarli. Di farli diventare ancora più attrattivi». Al momento non c’è una connessione accertata tra i due femminicidi e il mondo digitale. Ma qualcosa si muove. Intanto, dentro “il forum dei brutti”, si discute dell’inchiesta. C’è chi scrive: «Esiste la libertà di espressione, può essere eticamente sbagliato ma nessuno vieta di dire che si è cercata la morte con un compagno sbagliato». E così la colpa viene sempre data alla vittima. Altri si dicono preoccupati: «A furia di farci pubblicità peggioreranno tutto e un giorno dovremmo nasconderci dentro casa». La morte di Sara e Ilaria viene liquidata con poche parole. «Se lo sono meritate» scrive uno. C’è chi va a ruota libera: «Rovinarsi la vita per una così? Ma dai, il mare è pieno di pesci». «Ste femministe hanno rotto, se vivessi in America avrei fatto una strage» aggiunge un altro. Un’escalation. Che non si ferma al commento. Che sfocia nel delirio ideologico, nella rabbia repressa, nella minaccia sottile. Dove gli idoli sono Filippo Turetta, l’assassino di Giulia Cecchettin e Antonio De Marco, il killer della coppia di Lecce. «La rete - ricorda la dirigente della polizia - purtroppo abbassa le difese, ma non toglie le responsabilità».
Io credo che sotto l'attenzione dei riflettori, alcuni utenti si siano sentiti in dovere di "Difendersi" facendo post su eventi di cronaca che prima non si facevano perchè è solo ora che gli incel vengono incolpati di quello che fanno i bluepillati. E in questi post poi rispondono i blackpillati dando ai media quello che vogliono, perchè è ovvio che in un clima di pressione dici a un blackpillato "un tizio ha fatto x e y" il blackpillato che ti dice, dato che è incazzato? 1 Che è indifferente 2 Che gli fa piacere che altra gente soffra come lui. Se gli fai vedere certe notizie, lui risponde cosi. E in sti giorni si fanno post su sta cronaca perchè ci si sente attaccati, e si peggiorano solo le cose.
E se invece di bannare solo i blackpillati si bannassero ANCHE i post su sti eventi di cronaca? Non sarebbe meglio? Torniamo a parlare di looksmaxxing per favore invece che di ste menate. Anche perchè, come dicono sempre i media, ne accade una ogni 3 giorni: dobbiamo fare un post ogni 3 giorni in cui ovviamente i blackpillati si triggerano? Tanto sempre la solita solfa è, solo che ora c'è l'aggiunta "il patriarcato...e gli incel"
 
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Il linguaggio dell’odio si insinua, si mimetizza, si moltiplica nei sottoboschi digitali. Ma ogni parola lascia una traccia, soprattutto nel web. E su quelle ora si lavora. Silenziosamente. Perché un insulto, scritto in un angolo buio dell’internet, può non restare solo un insulto. Può diventare reato. E anche per chi scrive dietro un nickname, il tempo dell’anonimato potrebbe finire. Tra parole criptate e rabbia, i ragazzi che odiano le donne seminano insulti e si aggirano furtivi nei forum. È lì indaga, con attenzione, la Polizia Postale. Dopo l’inchiesta del Messaggero ora si accende il faro degli specialisti delle indagini digitali. I commenti sono esplosi dopo i femminicidi di Sara Campanella e Ilaria Sula: decine e decine anche ieri. Nuove chat, nuovi canali, nuovi nickname. Tutti accomunati dallo stesso tono: nessuna pietà e in alcuni casi addirittura soddisfazione.

L’INCHIESTA
La realtà mimetizzata dell’odio ora ha smesso di essere invisibile. «Stiamo osservando e approfondendo il fenomeno che si sta diffondendo sempre di più», spiega Cristina Bonucchi, dirigente dell’Unità di analisi sul crimine della Polizia postale. «Giovani e adolescenti, isolati trovano rifugio online in queste comunità, qualcuno che li capisca. Ma finiscono in una bolla che li rinforza nelle convinzioni peggiori. Che li fa sentire legittimati. Bisogna analizzare l’entità degli insulti per capire quale reato si possa configurare». Nel frattempo, sotto pseudonimi e avatar, decine di utenti si scambiano opinioni, riflessioni, sfoghi. È il “Forum dei brutti”, la punta dell’iceberg. La violenza, nella forma non meno pericolosa delle parole, prende forma, cresce e si struttura. Le donne non possono entrare nei gruppi: bannate o marchiate accanto al nickname, sempre riconoscibili. «Non è semplice entrare in questi canali chiusi, ci vuole tempo. Ma leggendo, e imparando a poco a poco il loro gergo, si capisce tutto», raccontano gli investigatori.
Un ricettacolo di stronzate sparate a mitraglietta proprio
IL DELIRIO
In una chat un utente scrive di Ilaria e Sara: «Quando sento notizie simili, una parte di me gode. L'altra è indifferente». Un altro: «Io onestamente di questa Sara me ne frego. Ha vissuto più lei in 22 anni che l’incel medio in tutta la sua vita. Non ci mancherà». Frasi simili o peggiori non passano inosservate. Per questo, adesso, si indaga. «Le persone si sentono più tutelate a parlare dietro uno schermo. È un fenomeno che conosciamo bene - continua Cristina Bonucchi - ma non è detto che restino invisibili. Stiamo lavorando anche su questo. Ci sono degli strumenti per scardinare i linguaggi criptati e individuare gli autori». Non si tratta solo di insulto. In rete si costruisce un clima, un umore, un vento che spinge in una direzione. «Ogni volta che si dà visibilità a questi spazi, il rischio è di amplificarli. Di farli diventare ancora più attrattivi». Al momento non c’è una connessione accertata tra i due femminicidi e il mondo digitale. Ma qualcosa si muove. Intanto, dentro “il forum dei brutti”, si discute dell’inchiesta. C’è chi scrive: «Esiste la libertà di espressione, può essere eticamente sbagliato ma nessuno vieta di dire che si è cercata la morte con un compagno sbagliato». E così la colpa viene sempre data alla vittima. Altri si dicono preoccupati: «A furia di farci pubblicità peggioreranno tutto e un giorno dovremmo nasconderci dentro casa». La morte di Sara e Ilaria viene liquidata con poche parole. «Se lo sono meritate» scrive uno. C’è chi va a ruota libera: «Rovinarsi la vita per una così? Ma dai, il mare è pieno di pesci». «Ste femministe hanno rotto, se vivessi in America avrei fatto una strage» aggiunge un altro. Un’escalation. Che non si ferma al commento. Che sfocia nel delirio ideologico, nella rabbia repressa, nella minaccia sottile. Dove gli idoli sono Filippo Turetta, l’assassino di Giulia Cecchettin e Antonio De Marco, il killer della coppia di Lecce. «La rete - ricorda la dirigente della polizia - purtroppo abbassa le difese, ma non toglie le responsabilità».
Questa frase poi è spettacolare veramente, pensa a quanto tempo e risorse stanno sprecando per accanirsi contro chi con questi casi non ha nulla a che vedere. Potevano risparmiarsi di scrivere anche "al momento", visto che, come non c'è adesso, una connessione accertata non ci sarà MAI.
Cari lurker giornalai, so che mi state leggendo: quando capirete che questo è un ritrovo di cani che abbaiano ma non mordono, sarà già troppo tardi e avrete causato già troppi danni.
 
My two cents, dai tempi Yahoo! Answers leggo minacce di segnalare alla polizia postale da forumisti contro altri forumisti o da lettori terzi e non è mai successo un c...., xenforum poi ha i server all'estero quindi per procedere con le indagini hanno bisogno di spedire una rogatoria in Islanda o qualcosa del genere.
Secondo, secondo me è inutile discutere su fatti di cronaca così alla fine, lato privato: non darle interesse perché sarà stata una che neanche ci avrebbe considerato degni di umanità come è stato già scritto scusate se non ricordo l'utente del commento, lato politico: NESSUNO che abbia un seguito sufficientemente adeguato per parlarne in rete si sobbarcherebbe le spalate di merda per parlare di ipergamia ecc in situazione come questa, giustamente. Ci sono gli ambienti della manosfera a parlarne, ma sono una nicchia e anche criticando il potere (che punisce tramite i giornalisti se facciamo i cattivi) si alimenta la sua narrazione poi metà dei nostri 40 lettori sono infiltrati.
Bonus, o sbattercene o per cavalcare l'onda potremmo associare l'immagine del forum alla galassia pro Putin ecc ecc così ci sbattono in prima pagina e diffondiamo il verbo
 
la verità è che gli ultimi 2 killer, manco sapevano nulla di incel e redpill secondo me, erano dei socialoni che non avevano nulla a che fare ma giustamente invece di incolpare i 👃e i sinistroidi, preferiscono fare articoli su di noi che non centriamo nulla


CAPITOLARE MAI @SexProof
 
A me non me ne frega niente, se volete posto il mio nome reale.
Non mi metteranno mica in carcere perché scrivo : "sono del tutto indifferente dell'accaduto seppur tragico".
Cosa tra l'altro condivisa dal 90% della popolazione italiana.
 
Ultima modifica:
A me non me ne frega niente, se volete posto il mio nome reale.
Non mi metteranno mica in carcere perché scrivo : "sono del tutto indifferente dell'accaduto seppur tragico".
Cosa tra l'altro condivisa dal 90% della popolazione italiana.
Si, "non me ne frega niente", "sono indifferente" si può ancora scrivere. Frasi del tipo "si fotta questa qui", "se lo è meritata", anche "non me ne sbatte un cazzo", "vada a cagare" direi di no, non perché sia reato o illecito amministrativo ma perché causano troppa attenzione.
 
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Io sono dispiaciuto per il fatto, a me dispiace molto, sono contrito, ma comunque difenderei il tuo diritto di dire "non me ne frega niente" fino alla morte, perchè rientra nella libertá d'espressione.
Si sono molto dispiaciuto, anche perché di questa ragazza sappiamo ben poco, non è che mi faccia piacere. Sono sincero.
Scritto questo, come scrive spesso il giornalista anti-conformista Massimo Fini, non si può vietare il diritto all' odio, uno deve essere libero di odiare chi cazzo gli pare, anche di odiare me, anche di augurarmi le peggiori sciagure.
 
Pensate che quelli della Fionda hanno querele continue e il costo sta diventando eccessivo, e dicono semplicemente la verità commentando i dati dell'ISTAT... pensate qua, ne beccherebbero uno per spaventare gli altri.
 
"Bisogna analizzare l’entità degli insulti per capire quale reato si possa configurare"... Ma il reato deve esserci per forza? A parte che se di insulti si parla, quelli che ho letto non mi sembravano esattamente tali, la querela è sempre di parte, dei familiari, in un caso del genere, non si può certo procedere d'ufficio.
La cosa scoraggiante è che non importa affatto cosa si dica o non si dica, molti qui, tanto per fare un esempio, me compreso, non hanno mai usato acronimi, np, o altro, hanno sempre parlato di donne, ma la minaccia, nemmeno velata, è generalizzata. D'altronde vale la regola: o con noi, o contro di noi, e, se sei lì, ne fai parte, chiuso. Ecco perché nemmeno il distinguo tra legale e illegale ha molto significato, ad un certo punto. Se una maggioranza stabilisce, ex lege, che solo parlare in termini antifemministi, costituisca reato, magari 'terrorismo' o apologia dello stesso, tu vieni perseguito, e avrebbero pure il coraggio di affermare che la libertà di espressione resterebbe garantita. Sarebbe legale. Ma sarebbe giusto?
Il mondo cambia, ma alcuni sono assolutamente convinti di essere nel giusto, mi verrebbe quasi da sorridere amaramente, se non fosse tragico. Durante l'impero romano chi non sacrificava agli dèi (ma poi poteva nel suo privato essere cristiano senza problemi), veniva gettato ai leoni, solo un paio di secoli dopo, chi veniva accusato di paganesimo moriva arso vivo.
Quello che non si rendono conto è che anche questa temperie passerà, e sarebbe sempre opportuno essere moderati, con chi, al momento, è in una posizione minoritaria (dal punto di vista di chi detiene il potere, almeno) ma è un'inclinazione rara negli uomini (e donne).
Vox clamans in deserto
 
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