Io li vedevo come brave formichine che cercano di lavorare senza chiedersi il perché se quello che stessero facendo poi garantisse loro un risultato. Una fatica di Sisifo senza però l'angoscia ad essa connessa. Forse erano proprio quelle delusioni a dare carburante per cercare di migliorarsi in altri ambiti della vita, per semplice istinto di sopravvivenza. Essere troppo consapevoli quando si è giovani forse è eccessivo e ci si preclude molte esperienze in cui è ancora opportuno sbatterci il muso, un po' come i bambini che cadono ma avendo ossa come alberi di legno verde riescono a rialzarsi senza tanti traumi per poi imparare a correre meglio. Comunque il mio è un parere soggettivo, fosse per me introdurrei l'ora redpill fin dalla terza elementare.@Ilgrande maiale
Non ho la verità assoluta. Parlo per me. Personalmente non cambierei mai la mia situazione con la loro. Lì i ragazzi vivevano in un tunnel senza uscita. Partendo dal presupposto che il problema non fossero loro ma il loro approccio, si inventavano la qualsiasi per poi puntualmente fallire e sentirsi ancora più frustrati di prima. Così vai allo scatafascio. È un suicidio emotivo.
Oggi siamo ben consapevoli. Abbiamo dei confini molto chiari e sappiamo da quale lato stiamo. Sai che se sei chad è una cosa se sei sfigato è un'altra. Non ti suicidi emotivamente, sai cosa puoi e non puoi fare e lo sai nel dettaglio. Questa cosa non ha prezzo