Un giorno al liceo, un "amico" - non mi considerava amico, infatti mi invitò perchè vollero i genitori - mi invitò a casa sua a giocare ai videogiochi. La sera i genitori mi convinsero a stare con loro, e oltre a tutti noi c'era anche suo zio, un uomo palesemente brutto, tutto incurvato sul suo piatto, che neanche parlava, tanto che la madre del mio amico - sua sorella - non aveva altro da dirgli, per includerlo nel cringe, se non chiedergli se il cibo fosse buono.
Ora anche io sono cosi. Per via di tutti i miei fallimenti - che la colpa sia mia, del mondo, degli ebrei o dei 3fori non è questo il punto, fatto sta che ho fallito - tutta l'energia che avevo piu o meno fino alla fine del liceo, e che in tanti modi ho provato a incanalare verso questo o quel sogno, se ne è andata. Ora, dato che essendo un maschio bianco etero di destra la società mi ha obbligato a farmi una diaspora tutta da solo, anche io sono diventato come lo zio del mio amico. Certo, ho un mondo interno estremamente vasto - tante cose che avrei voluto e vorrei fare e dire, tanti interessi che cerco di tenere in vita - e magari anche lo zio del mio amico, paralizzato come una statua quella sera, ne aveva.
Ma ormai sono stato costretto a chiudermi in me stesso e sono diventato come lui - nonostante tutti mi fossi promesso di diventare l'opposto - perchè il mondo mi ha messo dove il nostro periodo storico ritiene che sia il mio posto.
Ora anche io sono una statua. Non ho nessuno con cui fisicamente condividere la mia esistenza. Il mio sguardo è quello di un reduce da una guerra. Rido solo se guardo brainrot su twitter, ma non sorrido mai. Lo sguardo è sempre basso, le espressioni facciali che ogni tanto devo erogare sempre false. Il mio cazzo è piccolo.
Il mio corpo è una trincea nella quale sono l'ultimo rimasto vivo. Se esco fuori sarò un bersaglio facile. La mia vitalità morirà dentro questa trincea, a meno che il nemico - il mondo - non intuisca che sono solo e venga a prendermi.
Ora anche io sono cosi. Per via di tutti i miei fallimenti - che la colpa sia mia, del mondo, degli ebrei o dei 3fori non è questo il punto, fatto sta che ho fallito - tutta l'energia che avevo piu o meno fino alla fine del liceo, e che in tanti modi ho provato a incanalare verso questo o quel sogno, se ne è andata. Ora, dato che essendo un maschio bianco etero di destra la società mi ha obbligato a farmi una diaspora tutta da solo, anche io sono diventato come lo zio del mio amico. Certo, ho un mondo interno estremamente vasto - tante cose che avrei voluto e vorrei fare e dire, tanti interessi che cerco di tenere in vita - e magari anche lo zio del mio amico, paralizzato come una statua quella sera, ne aveva.
Ma ormai sono stato costretto a chiudermi in me stesso e sono diventato come lui - nonostante tutti mi fossi promesso di diventare l'opposto - perchè il mondo mi ha messo dove il nostro periodo storico ritiene che sia il mio posto.
Ora anche io sono una statua. Non ho nessuno con cui fisicamente condividere la mia esistenza. Il mio sguardo è quello di un reduce da una guerra. Rido solo se guardo brainrot su twitter, ma non sorrido mai. Lo sguardo è sempre basso, le espressioni facciali che ogni tanto devo erogare sempre false. Il mio cazzo è piccolo.
Il mio corpo è una trincea nella quale sono l'ultimo rimasto vivo. Se esco fuori sarò un bersaglio facile. La mia vitalità morirà dentro questa trincea, a meno che il nemico - il mondo - non intuisca che sono solo e venga a prendermi.