Leggevo per caso l'apertura del Riccardo III di Shakespeare. Vi posto qui il testo che mi ha colpito molto. Il protagonista, in maniera molto cruda e contemporanea, descrive il tempo di pace come un tempo di effettivo benessere solo per chi può vivere l'amore. Per lui, brutto e deforme, il tempo di pace non porta nulla, nessun beneficio. Paragona la guerra all'inverno e la pace all'estate: il sole portato da quest'ultima sotto cui gli altri festeggiano a lui non reca calore, tanto che l'unica cosa che resta da fare al nostro amico col bel sole dell'estate è "guardare il riflesso della sua ombra deforme". Ma dove voglio arrivare?
"Visto che non posso fare il galante (inteso anche come amante), non mi resta che fare il furfante, di odiare gli oziosi piaceri del giorno".
Il protagonista rendendosi conto di non avere un posto al banchetto della festa, di non esser ammesso alla condivisione dell'amore, sceglie di opporsi a tutto ciò. Il suo obiettivo sarà quello di distruggere l'armonia di cui godono gli altri, l'armonia e la gioia che lui, in quanto brutto, non può provare.
Effettivamente sono sempre di più gli uomini, gli incel, che in questo "periodo di pace" sono esclusi dalla festa come Il Riccardo di Shakespeare. Eppure pare che tutti, vuoi per convinzione, vuoi per inerzia, siano disposti a fare la loro parte in questo sistema che li vede soli e derisi. Contribuiscono al lavoro dei loro carnefici. Cos'altro potrebbero fare?
Che ne pensate?
Ps. Crudo come Riccardo si riferisca alla gente del suo mondo come "i vivi", come se lui fosse un morto, tra loro, per via delle sue fattezze.
"Visto che non posso fare il galante (inteso anche come amante), non mi resta che fare il furfante, di odiare gli oziosi piaceri del giorno".
Il protagonista rendendosi conto di non avere un posto al banchetto della festa, di non esser ammesso alla condivisione dell'amore, sceglie di opporsi a tutto ciò. Il suo obiettivo sarà quello di distruggere l'armonia di cui godono gli altri, l'armonia e la gioia che lui, in quanto brutto, non può provare.
Effettivamente sono sempre di più gli uomini, gli incel, che in questo "periodo di pace" sono esclusi dalla festa come Il Riccardo di Shakespeare. Eppure pare che tutti, vuoi per convinzione, vuoi per inerzia, siano disposti a fare la loro parte in questo sistema che li vede soli e derisi. Contribuiscono al lavoro dei loro carnefici. Cos'altro potrebbero fare?
Che ne pensate?

Ps. Crudo come Riccardo si riferisca alla gente del suo mondo come "i vivi", come se lui fosse un morto, tra loro, per via delle sue fattezze.
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