La dittatura feudale, oligarchica, teocratica feroce del Dalai Lama in Tibet durata fino al 1959: ecco cosa faceva.

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Quando era al potere il dalai-lama, il 95% dei Tibetani poteva essere venduto come merce​

Il Dalai Lama e gli schiavi

di Zang Yanping

Quando il Dalai Lama e la classe dei proprietari erano al potere in Tibet, il 95 % della popolazione era costituito da servi feudali, privi di ogni diritto. Potevano essere venduti come merci. Erano frequentemente insultati e battuti, o erano sottoposti a punizioni di rara violenza: per esempio si strappavano loro gli occhi, si tagliavano la lingua e le orecchie, le mani o i piedi, si strappavano loro i tendini, a meno che non li si annegasse o non li si lanciasse nel vuoto dall’alto di una roccia. Era vietata ogni mobilità sociale

Per conferire al 14° Dalai Lama una apparenza di rispettabilità, la sua cricca lo presenta, lui che è il massimo rappresentante del servaggio feudale a struttura socio-politica teocratica, come un “rappresentante della democrazia” e pretende che “la democrazia sia sempre stata il suo ideale” e che egli abbia “promosso la democrazia tra i Tibetani in esilio”.
Tutti sanno che la società umana attraversa tre stadi di evoluzione: la teocrazia, la monarchia e i diritti civili. E’ semplicemente ridicolo, se non bizzarro, descrivere il dalai-lama, questo simbolo vivente della teocrazia, sotto le spoglie di un “combattente per la democrazia”.
Che cosa succedeva veramente in Tibet, prima del 1959, quando era governato dal Dalai Lama che pretende che la democrazia sia il suo ideale? Prima del 1959, le terre e gli abitanti del Tibet altro non erano se non i feudi delle istituzioni del governo, dei monasteri e dei nobili tibetani locali, vale a dire delle tre principali categorie di proprietari che sostenevano il servaggio feudale tibetano. Queste tre principali categorie di proprietari, che costituivano meno del 5 per cento della popolazione totale del Tibet, possedevano la quasi totalità delle terre arabili, delle praterie, delle foreste, delle montagne, dei corsi d’acqua e del bestiame. Essi erano non solo autorizzati a sfruttare i servi in modo vampiresco, ma esercitavano un vero e proprio dominio sulle loro persone. I servi e gli schiavi, che rappresentavano il 95% della popolazione del Tibet, non disponevano di alcun diritto fondamentale dell’uomo e erano privi di ogni libertà. Fin dalla nascita, i servi appartenevano a un proprietario. La loro esistenza, la loro morte e il loro matrimonio erano nella assoluta disponibilità del loro padrone. Trattati come delle bestie, i servi potevano essere venduti, acquistati, trasferiti, offerti come dote, regalati ad altri proprietari di servi, utilizzati per liquidare un debito o scambiati con altri servi.
Per proteggere i loro interessi, i proprietari feudali di servi mantenevano un sistema sociale gerarchizzato e stretto, mentre esercitavano un potere crudele. Il tredicesimo e sedicesimo codice, che sono stati utilizzati fino alla fine degli anni 1950, stabilivano con chiarezza il prezzo della vita delle diverse categorie sociali, da quelle tanto a buon mercato come una fune di paglia, ad altre più care dell’oro. I governi locali erano dotate di corti di giustizia e di prigioni e i grandi monasteri, come anche i nobili, avevano le loro proprie prigioni. Sotto questa crudele dittatura, i servi che osavano ribellarsi erano perseguitati a discrezione dei loro signori.
Erano frequentemente insultati e picchiati o sottoposti a punizioni di rara violenza: per esempio, si strappavano loro gli occhi, si tagliava la lingua o le orecchie, le mani o i piedi, si strappavano loro i tendini, a meno che non li si annegasse o li si precipitasse nel vuoto dall’alto di una roccia.
I tre principali ordini di proprietari obbligavano i servi ad assicurare loro ogni sorta di servizio ed a pagare un canone, e li sfruttavano con la pratica dell’usura. I servi non dovevano solo assicurare ogni sorta di servigio alle diverse istituzioni dei governi locali, ai funzionari e all’esercito, ma dovevano anche lavorare senza il minimo salario al raccolto ed all’allevamento del bestiame a profitto dei signori, allo stesso tempo pagando diverse tasse. Alcuni di loro dovevano allo stesso modo sdebitarsi con tasse e corvée a profitto dei monasteri.
Alcune statistiche hanno dimostrato che le tasse imposte dai governi locali del Tibet erano classificate in più di 200 categorie e che le corvée svolte dai servi al servizio dei tre principali ordini di proprietari rappresentavano più del 50% del loro lavoro, addirittura tra il 70 e l’80 per cento in certi luoghi. Prima della riforma democratica, l’ammontare totale dell’usura in Tibet era due volte più elevata di quello della produzione totale dei servi.
I tre principali ordini di proprietari che governavano il Tibet antico vivevano principalmente in agglomerati o in città come Lhasa. Essi erano strettamente legati da interessi comuni.
I loro membri – i funzionari, i nobili ed i monaci superiori dei monasteri – cambiavano talvolta di ruolo per costituire delle cricche dirigenti potenti o per combinare dei matrimoni all’interno di clan dello stesso rango sociale, con l’obiettivo di consolidare le loro alleanze.
Osservavano strettamente la regola che le persone di rango elevato e quelle di bassa estrazione dovevano essere trattate diversamente, ciò che, sia sul piano etico che nella realtà, consolidava gli interessi e i privilegi dei proprietari dei servi. I discendenti dei nobili restavano nobili per sempre ma i servi, che costituivano la maggior parte della popolazione tibetana, non potevano mai strapparsi dalla loro miserabile condizione politica, economica e sociale.
L’elevato grado di concentrazione del potere e l’assenza di ogni mobilità sociale hanno prodotto corruzione e degenerazione della classe dirigente, così come la stagnazione e la decadenza dell’insieme del sistema sociale.
“L’integrazione della politica e della religione” costituiva il fondamento del servaggio feudale in Tibet. In un tale sistema la religione non era solo una credenza spirituale, ma anche una entità politica ed economica. L’oppressione e lo sfruttamento vigevano anche nei monasteri, che godevano anch’essi di privilegi feudali. Il dispotismo culturale che regnava in questa struttura socio-politica teocratica non consentiva al popolo alcuna scelta di credenza religiosa , così come non consentiva alcuna libertà religiosa.
Ai servi non era riconosciuto alcun diritto dell’uomo, nemmeno i più elementari, e vivevano in una estrema indigenza. Un decimo dei ragazzi del Tibet entravano in monastero e si facevano monaci. In questo modo non erano più tenuti né alla produzione materiale né alla riproduzione umana, e questo portò ad una depressione economica così come al declino della popolazione del Tibet. Con questo asservimento spirituale e la promessa della beatitudine in una vita ulteriore, il gruppo privilegiato dei monaci e dei nobili privavano i servi non solo della loro libertà fisica, ma anche di quella spirituale.
Il dalai-lama, all’epoca principale rappresentante del servaggio feudale tibetano e capo del governo locale tibetano, non si è mai preoccupato di “democrazia” o di “diritti dell’uomo”. Infatti è stato proprio per il timore della riforma democratica che il 14° dalai-lama e la cricca al potere scatenarono una ribellione armata nel 1959 e guadagnarono l’esilio dopo il suo fallimento.
 
Il Dalai Lama è una sorta di Papa-Re accentratore, ben lontano dall'aria pacifista e democratica che la narrazione occidentale (e quella tibetana, di parte) gli vogliono tributare. Certo stare sotto la Cina è assai dura, ma col Dalai Lama al potere gli abitanti cadrebbero dalla padella alla brace.
 
Il Dalai Lama è una sorta di Papa-Re accentratore, ben lontano dall'aria pacifista e democratica che la narrazione occidentale (e quella tibetana, di parte) gli vogliono tributare. Certo stare sotto la Cina è assai dura, ma col Dalai Lama al potere gli abitanti cadrebbero dalla padella alla brace.
Verissimo!!!! Pensavo tu fossi più per il Tibet libero e filo-buddista e filo-Dalai Lama, carissima, invece mi hai positivamente sorpreso. Ne sono lieto. :)
 
Verissimo!!!! Pensavo tu fossi più per il Tibet libero e filo-buddista e filo-Dalai Lama, carissima, invece mi hai positivamente sorpreso. Ne sono lieto. :)
Sono per la democrazia, ma non la democrazia mascherata che si rivela essere autoritarismo. Tibetani e cinesi hanno entrambi mire che tutto sono fuorché democratiche. Lo stesso dicasi per la Cina con Taiwan: con la storia di "Una Cina, due sistemi" vogliono di fatto l'annessione silenziosa ed obbediente di Taiwan.
 
Sono per la democrazia, ma non la democrazia mascherata che si rivela essere autoritarismo. Tibetani e cinesi hanno entrambi mire che tutto sono fuorché democratiche. Lo stesso dicasi per la Cina con Taiwan: con la storia di "Una Cina, due sistemi" vogliono di fatto l'annessione silenziosa ed obbediente di Taiwan.
Verissimo.
 
@Vomitorio Secondo te i potenti del Tibet feudale avevano molte ricchezze e molte donne??? Dicci la tua!
nel Tibet feudale, cioè in Cina, i feudatari ovviamente avevano molte donne e ricchezze, come tutti i feudatari cinesi, questo fino all'inizio del 1900
perché il Tibet era Cina, è stato sempre (o quasi) Cina a partire dalla conquista mongola della Cina, che poi coinvolse anche la regione del Tibet

negli anni 1912-1951 il Tibet fu indipendente dalla Cina MA quello fu un periodo breve ed oscurantista in cui la gente viveva male, moriva di fame e malattie e c'erano pene assurde es. il taglio della mano per i ladri, come nei paesi islamici

fu quello un periodo in cui i feudatari vennero massacrati e le ricchezze erano gestite completamente dai monaci, una sorta di "stato pontificio" per fare il paragone con l'Italia, in cui il Lama decideva tutto, un monarca assoluto insomma, con una cricca di monaci al suo comando che detenevano tutto il potere

la realtà sul Tibet è molto prosaica:
i tibetani sono cinesi, un tipo particolare di cinesi ma sempre cinesi... e sotto la Cina es. comunista hanno vissuto e vivono in una dittatura ma prima vivevano in una dittatura peggiore e teocratica... la verità è che i tibetani stanno bene così, non ce li vedo a rinunciare alla modernità per ottenere una "indipendenza" dalla Cina e restaurare un monarca teocratico assoluto... che manco nel medioevo

ecco perché il Tibet non è indipendente: i tibetani non vogliono nessuna indipendenza, sono i monaci che la vogliono, è il Dalai Lama, ma alla gente comune va bene avere un'istruzione, medicine, ospedali, ferrovie ecc. ecc. che non avrebbero mai avuto senza la Cina

il tempo dei feudatari è finito, sono i membri del partito e gli imprenditori che hanno molte donne e ricchezze in Tibet e non da ora
 
nel Tibet feudale, cioè in Cina, i feudatari ovviamente avevano molte donne e ricchezze, come tutti i feudatari cinesi, questo fino all'inizio del 1900
perché il Tibet era Cina, è stato sempre (o quasi) Cina a partire dalla conquista mongola della Cina, che poi coinvolse anche la regione del Tibet

negli anni 1912-1951 il Tibet fu indipendente dalla Cina MA quello fu un periodo breve ed oscurantista in cui la gente viveva male, moriva di fame e malattie e c'erano pene assurde es. il taglio della mano per i ladri, come nei paesi islamici

fu quello un periodo in cui i feudatari vennero massacrati e le ricchezze erano gestite completamente dai monaci, una sorta di "stato pontificio" per fare il paragone con l'Italia, in cui il Lama decideva tutto, un monarca assoluto insomma, con una cricca di monaci al suo comando che detenevano tutto il potere

la realtà sul Tibet è molto prosaica:
i tibetani sono cinesi, un tipo particolare di cinesi ma sempre cinesi... e sotto la Cina es. comunista hanno vissuto e vivono in una dittatura ma prima vivevano in una dittatura peggiore e teocratica... la verità è che i tibetani stanno bene così, non ce li vedo a rinunciare alla modernità per ottenere una "indipendenza" dalla Cina e restaurare un monarca teocratico assoluto... che manco nel medioevo

ecco perché il Tibet non è indipendente: i tibetani non vogliono nessuna indipendenza, sono i monaci che la vogliono, è il Dalai Lama, ma alla gente comune va bene avere un'istruzione, medicine, ospedali, ferrovie ecc. ecc. che non avrebbero mai avuto senza la Cina

il tempo dei feudatari è finito, sono i membri del partito e gli imprenditori che hanno molte donne e ricchezze in Tibet e non da ora
Vero, sotto la dittatura teocratica, feudale del Dalai Lama i monaci avevano tutte le ricchezze, le donne e il potere, così come anche 200 famiglie tra nobili, aristocratici e civili laici ricchi... in totale il 5% della popolazione possedeva la quasi totalitá della ricchezza del Paese, e il 95% del resto dei Tibetani era ridotto in schiavitù, questo fino al 1959!
 
nel Tibet feudale, cioè in Cina, i feudatari ovviamente avevano molte donne e ricchezze, come tutti i feudatari cinesi, questo fino all'inizio del 1900
perché il Tibet era Cina, è stato sempre (o quasi) Cina a partire dalla conquista mongola della Cina, che poi coinvolse anche la regione del Tibet

negli anni 1912-1951 il Tibet fu indipendente dalla Cina MA quello fu un periodo breve ed oscurantista in cui la gente viveva male, moriva di fame e malattie e c'erano pene assurde es. il taglio della mano per i ladri, come nei paesi islamici

fu quello un periodo in cui i feudatari vennero massacrati e le ricchezze erano gestite completamente dai monaci, una sorta di "stato pontificio" per fare il paragone con l'Italia, in cui il Lama decideva tutto, un monarca assoluto insomma, con una cricca di monaci al suo comando che detenevano tutto il potere

la realtà sul Tibet è molto prosaica:
i tibetani sono cinesi, un tipo particolare di cinesi ma sempre cinesi... e sotto la Cina es. comunista hanno vissuto e vivono in una dittatura ma prima vivevano in una dittatura peggiore e teocratica... la verità è che i tibetani stanno bene così, non ce li vedo a rinunciare alla modernità per ottenere una "indipendenza" dalla Cina e restaurare un monarca teocratico assoluto... che manco nel medioevo

ecco perché il Tibet non è indipendente: i tibetani non vogliono nessuna indipendenza, sono i monaci che la vogliono, è il Dalai Lama, ma alla gente comune va bene avere un'istruzione, medicine, ospedali, ferrovie ecc. ecc. che non avrebbero mai avuto senza la Cina

il tempo dei feudatari è finito, sono i membri del partito e gli imprenditori che hanno molte donne e ricchezze in Tibet e non da ora
Vero, la cricca di Monaci deteneva sia tutto il potere ... che tutte le ricchezze e tutte le donne! Beati loro!
 
Vorrei vedere il link dell' articolo e capire a che tendenza appartiene la fonte.
Personalmente non sono un sostenitore della Cina moderna, che vedo come un paese distopico e materialista. So delle persecuzioni che in Cina subiscono certe minoranze, come gli Uiguri e i Tibetani, persecuzioni che non sono dissimili da quelle che subiscono i Palestinesi.
Riguardo i Tibetani prima della conquista cinese, è difficile farsi un' opinione fondata su certezze: da un lato ci sono i filo-cinesi che descrivono il Tibet prima di Mao come la tirannia che hai descritto, dall' altro la propaganda anti-cinese che può avere l' interesse a presentare il Tibet prima di Mao come un paradiso perduto di tradizione, spiritualità ed armonia, a tal proposito ricordiamo un film che si intitolava "10 anni in Tibet" mi pare. So che il Dalai Lama è un personaggio oscuro, tant'è che se fatto promotore della vaccinaziona anti-covid, come il "nostro" Papa Francesco I. Quale sia la verità storica non lo so. Tendenzialmente appoggio i popoli tradizionali minacciati e distrutti dal mostro della modernità, se i Tibetani rientrano tra questi, io sto con loro.
 
Vorrei vedere il link dell' articolo e capire a che tendenza appartiene la fonte.
Personalmente non sono un sostenitore della Cina moderna, che vedo come un paese distopico e materialista. So delle persecuzioni che in Cina subiscono certe minoranze, come gli Uiguri e i Tibetani, persecuzioni che non sono dissimili da quelle che subiscono i Palestinesi.
Riguardo i Tibetani prima della conquista cinese, è difficile farsi un' opinione fondata su certezze: da un lato ci sono i filo-cinesi che descrivono il Tibet prima di Mao come la tirannia che hai descritto, dall' altro la propaganda anti-cinese che può avere l' interesse a presentare il Tibet prima di Mao come un paradiso perduto di tradizione, spiritualità ed armonia, a tal proposito ricordiamo un film che si intitolava "10 anni in Tibet" mi pare. So che il Dalai Lama è un personaggio oscuro, tant'è che se fatto promotore della vaccinaziona anti-covid, come il "nostro" Papa Francesco I. Quale sia la verità storica non lo so. Tendenzialmente appoggio i popoli tradizionali minacciati e distrutti dal mostro della modernità, se i Tibetani rientrano tra questi, io sto con loro.

Certo, ecco a te.

 
Purtroppo la scarsa informazione in occidente su storia antica e recente dei territori asiatici impedisce a molti di farsi le basi sulle quali ragionare poi su eventi politici che riguardano quei luoghi.
Da me, corso di archeologia, c'è solo un esame a scelta sui commerci tra mediterraneo e India, nulla più. Penso che sia una pecca grave.
Grazie per questo thread, è stato informativo su un argomento che ignoravo totalmente.
 
Purtroppo la scarsa informazione in occidente su storia antica e recente dei territori asiatici impedisce a molti di farsi le basi sulle quali ragionare poi su eventi politici che riguardano quei luoghi.
Da me, corso di archeologia, c'è solo un esame a scelta sui commerci tra mediterraneo e India, nulla più. Penso che sia una pecca grave.
Grazie per questo thread, è stato informativo su un argomento che ignoravo totalmente.
Figurati, grazie a te!!!
 
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