Non è che sotto sotto, ci godete?

Giagio00

Well-known member
Bluepillato
Vedo spesso Topic di crudezze, crudezze raccontate, crudezze passate, crudezze che neanche esistono, e crudo quello e crudo questo.
Non è che vi piace soffrire? Parlo a coloro che lo tirano fuori spesso, cioè se io sento una crudezza, sto male, mi rifiuto, la ignoro e cerco di pensare che non sia così, se poi è in effetti così, so che può passare e che posso vivere meglio, e questo lo so per esperienza.
Se pensi di essere degno per fare qualcosa, allora la farai, non è una certezza ma è nel momento in cui pensi di potercela fare, quindi rifiuto la crudezza, apparte quando la dice Mistersub4 la leggenda, quando lui tira fuori le crudezze lì un po' ci godo, e vorrei urlargli nooooo non è così!
Diciamo che io godo nel cercare di smentire le crudezze perché sono testardo, nessuno può dirmi cosa devo fare!
Quindi niente, ditemi sotto sotto, ci godete?
 
No, perché la crudezza da un senso alla propria opinione, è una conferma, ti dà ragione e in un certo senso ti coccola il pensiero, poi sotto sotto rosichi per carità, però ti rende consapevole che non è colpa tua o almeno non solo colpa tua.
 
Vedo spesso Topic di crudezze, crudezze raccontate, crudezze passate, crudezze che neanche esistono, e crudo quello e crudo questo.
Non è che vi piace soffrire? Parlo a coloro che lo tirano fuori spesso, cioè se io sento una crudezza, sto male, mi rifiuto, la ignoro e cerco di pensare che non sia così, se poi è in effetti così, so che può passare e che posso vivere meglio, e questo lo so per esperienza.
Se pensi di essere degno per fare qualcosa, allora la farai, non è una certezza ma è nel momento in cui pensi di potercela fare, quindi rifiuto la crudezza, apparte quando la dice Mistersub4 la leggenda, quando lui tira fuori le crudezze lì un po' ci godo, e vorrei urlargli nooooo non è così!
Diciamo che io godo nel cercare di smentire le crudezze perché sono testardo, nessuno può dirmi cosa devo fare!
Quindi niente, ditemi sotto sotto, ci godete?
Nessuno ci gode Bro! Semplicemente alcuni di noi siamo dei sub 6 presi a calci e umiliati dalla vita quotidianamente e il mondo esterno ci ricorda ciò ogni volta, o quasi, mettiamo il naso fuori la porta di casa...
 
Per quanto mi riguarda non è la sofferenza fine a se stessa a voler essere ricercata, non mi sembra che qui dentro ci siano persone cui piace martellarsi le palline e godere per questo. Credo che la sofferenza più genuina e pura, quella che fa crescere od affossare definitivamente una personalità nel suo sviluppo sia da ricercarsi in quelle fasi fondative di costruzione biologica e psicologica della persona stessa, è il periodo cosiddetto della "spugna emozionale" in cui le sensazioni e le vibrazioni che provengono dal mondo sono amplificate dalla cassa di risonanza interiore per permetterci di adattarci funzionalmente o disfunzionalmente ad esso, il problema è che difficilmente ci si accorge di essa per sfruttarla e si tende a considerarla come un momento passeggero con le solite motivazioni della minchia del "passerà, è solo questione di tempo". Ci si è adattati a quella sorta di sofferenza sorda, come un marchio a fuoco che non fa più male fisico ma cui ogni tanto ci si butta lo sguardo per vedere se è passato o per ricordarci che è ancora lì. L'esercizio starebbe nella consapevolezza che quella sofferenza passata potrebbe essere trasformata in autocompassione e decenza, la prima per mutare pelle ed adattarsi nuovamente al mondo poiché la sofferenza attuale non sarà più quella che i nostri sensi amplificati avevano processato ma piuttosto una nenia fastidiosa che rimanda all'immaturità del bambino cui non è stato comprato il giocattolino e quindi per ripicca e rabbia preferisce incendiare le formiche con la lente, l'autocompassione la intendo come un modo di sfruttare quella sofferenza sedimentata per sfruttarne la leggerezza del dolore, come una puntura di spillo del cuore quando si avvertono le leggi di natura nella loro esplicazione terrena, ci si nutre di quel dolore contenuto per poter continuare a campare, fuggire da esso è inutile e da vigliacchi. La decenza è più semplicemente capire e stare al proprio posto nel mondo, secondo la propria corazza interiore che ci si è costruiti, vivere nascosti pur stando in mezzo alle altre moltitudini, una condizione che richiama quella del Leopardi degli ultimi anni quando, accortosi della completa indifferenza di forze molto più oscure della vita nei confronti dell'uomo, si ritrovò a mischiarsi in quella sofferenza inconsapevole dell'umanità e ad assaporarne la pietà, in netta contrapposizione con il suo titanismo aristocratico ed intellettivo che la natura gli aveva donato, un titano morale che soffre quanto il più umile pescatore napoletano.
 
Vedo spesso Topic di crudezze, crudezze raccontate, crudezze passate, crudezze che neanche esistono, e crudo quello e crudo questo.
Non è che vi piace soffrire? Parlo a coloro che lo tirano fuori spesso, cioè se io sento una crudezza, sto male, mi rifiuto, la ignoro e cerco di pensare che non sia così, se poi è in effetti così, so che può passare e che posso vivere meglio, e questo lo so per esperienza.
Se pensi di essere degno per fare qualcosa, allora la farai, non è una certezza ma è nel momento in cui pensi di potercela fare, quindi rifiuto la crudezza, apparte quando la dice Mistersub4 la leggenda, quando lui tira fuori le crudezze lì un po' ci godo, e vorrei urlargli nooooo non è così!
Diciamo che io godo nel cercare di smentire le crudezze perché sono testardo, nessuno può dirmi cosa devo fare!
Quindi niente, ditemi sotto sotto, ci godete?
Ci hai preso in pieno. Questo crogiolarsi nelle disgrazie proprie genera un guadagno secondario (attenzioni, scuse, evitare responsabilità)
 
Ci hai preso in pieno. Questo crogiolarsi nelle disgrazie proprie genera un guadagno secondario (attenzioni, scuse, evitare responsabilità)
Non credo ci sia una responsabilità, se uno soffre non è per forza colpa sua.
Ascoltando le parole di uno degli utenti più potenti del forum @Ilgrande maiale mi è venuto in mente che in effetti anch'io sono stato una sorta di "blackpillato".
Purtroppo soffrendo di fobia sociale e disadattamento sociale, venendo escluso dal mio paese assieme ad altri miei amici, mi sono convinto di non poter far parte della vita sociale delle mie zone, e che la vita da sballo non mi piacesse, all'inizio mi sentivo escluso, poi mi convinsi che non faceva per me (anche perché sono sempre stato a casa) e diventai un pochino nichilista, pensando che non facesse parte della mia natura.
Finché ultimamente ho deciso di vivere anche quell'aspetto, superando la mia fobia sociale un passo alla volta, vedendo come il mondo delle feste e del ballo non erano uno scoglio incomprensibile, fatto di ragazzi che ti giudicano dalla testa ai piedi, ma un mondo veramente semplice, senza una logica, dove potevo essere una versione di me senza soffrire anzi divertendomi.
Il giudizio degli altri mi ha offuscato la mente più e più volte, e purtroppo ho perso troppe occasioni della mia vita, dall'altra parte ho acquisito più occasioni, per cui adesso cerco un equilibrio.
Ma la radice è sempre quella, sofferenza di base.
 
mmm fin quando si recita solo del vittimismo senza agire, specie se si hanno le carte in tavola per ribaltare la situazione ti do ragione.
Ma considera che:

- Non pochi incel, malgrado la forza di volontà di reagire, nei contesti sociali vivono crudezze che non meritano a causa della scarsa attenzione femminile. Ad esempio io mi alleno in palestra dove il 99,99% delle ragazze mi ha sempre ignorato, e nonostante ciò lo faccio perché è importante. Quindi liberarsi qui è consolatorio.

- Poi ci sono Incel che magari sono in uno stato fortemente depressivo, qui trovano conforto.

- Le tematiche RedPill è difficile confidarle fuori, altresì saremmo additati come misogni, le nostre sofferenze sono sottovalutate. Qui meritiamo ascolto.
 
Non credo ci sia una responsabilità, se uno soffre non è per forza colpa sua.
Ascoltando le parole di uno degli utenti più potenti del forum @Ilgrande maiale mi è venuto in mente che in effetti anch'io sono stato una sorta di "blackpillato".
Purtroppo soffrendo di fobia sociale e disadattamento sociale, venendo escluso dal mio paese assieme ad altri miei amici, mi sono convinto di non poter far parte della vita sociale delle mie zone, e che la vita da sballo non mi piacesse, all'inizio mi sentivo escluso, poi mi convinsi che non faceva per me (anche perché sono sempre stato a casa) e diventai un pochino nichilista, pensando che non facesse parte della mia natura.
Finché ultimamente ho deciso di vivere anche quell'aspetto, superando la mia fobia sociale un passo alla volta, vedendo come il mondo delle feste e del ballo non erano uno scoglio incomprensibile, fatto di ragazzi che ti giudicano dalla testa ai piedi, ma un mondo veramente semplice, senza una logica, dove potevo essere una versione di me senza soffrire anzi divertendomi.
Il giudizio degli altri mi ha offuscato la mente più e più volte, e purtroppo ho perso troppe occasioni della mia vita, dall'altra parte ho acquisito più occasioni, per cui adesso cerco un equilibrio.
Ma la radice è sempre quella, sofferenza di base.
Quindi penso che la redpill e la black pill siano un modo per iniziare a soffrire meno e essere più consapevoli senza aspettarsi l'amore con la speranza che fa soffrire, mai bisogna arrivare a questo.
Infine si arriva alla Bluepill, mantenendo comunque l'umiltà, sapendo che in passato si è sofferto e che ora si può assaporare una vita molto più piena.
 
Non credo ci sia una responsabilità, se uno soffre non è per forza colpa sua.
Ascoltando le parole di uno degli utenti più potenti del forum @Ilgrande maiale mi è venuto in mente che in effetti anch'io sono stato una sorta di "blackpillato".
Purtroppo soffrendo di fobia sociale e disadattamento sociale, venendo escluso dal mio paese assieme ad altri miei amici, mi sono convinto di non poter far parte della vita sociale delle mie zone, e che la vita da sballo non mi piacesse, all'inizio mi sentivo escluso, poi mi convinsi che non faceva per me (anche perché sono sempre stato a casa) e diventai un pochino nichilista, pensando che non facesse parte della mia natura.
Finché ultimamente ho deciso di vivere anche quell'aspetto, superando la mia fobia sociale un passo alla volta, vedendo come il mondo delle feste e del ballo non erano uno scoglio incomprensibile, fatto di ragazzi che ti giudicano dalla testa ai piedi, ma un mondo veramente semplice, senza una logica, dove potevo essere una versione di me senza soffrire anzi divertendomi.
Il giudizio degli altri mi ha offuscato la mente più e più volte, e purtroppo ho perso troppe occasioni della mia vita, dall'altra parte ho acquisito più occasioni, per cui adesso cerco un equilibrio.
Ma la radice è sempre quella, sofferenza di base.
Potremmo discorrere una vita intera su questo tema. Il mio commento viene dall’esperienza personale e sono sicuro che, a dispetto di molti mental cel qui sopra, io abbia avuto le carte in regola per soffrire e crogiolarmi nelle pene (cosa che, a lungo, ho fatto). Mi ritengo dunque, da veterano di guerra, titolato per dare la mia opinione che è quella indicata nel mio post.
 
No, ad essere incel non godo proprio.
Non è esattamente questo. È che fare passi per uscire dal guano, quando si hanno le carte sbagliate, è infinitamente più complicato che accasciarsi. In un certo senso è la via facile, sebbene comporti sofferenze indicibili. Senza giudicare la tua personale posizione (che non conosco) e con tutto il rispetto che ogni persona e la sua vita meritano.
 
[...]
Non è che vi piace soffrire?
Sotto sotto sì, penso sia naturale romanticizzare il dolore, lo si fa spesso continuamente: scrivendo, esprimendolo nell'arte, nell'allenarti o in tante cose.


È un modo per rendere la propria gabbia, perlomeno, più sopportabile, la abbelisci un po', dai un significato, ti sfoghi.
Ma di per sé è semplicemente penso, un meccanismo di autodifesa, che quasi tutti hanno.
Perché il dolore c'è e per quanto possa "essere una zona comfort" alla fine essendone consci o meno, nel profondo sai che porta all'autodistruzione e alla sofferenza.

Il risultato è sempre quello.
 
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