La realtà del lavoro oggi è molto più complessa: ci sono persone con competenze valide che fanno fatica a trovare un impiego per mille motivi: mercato saturo, precarietà, contratti a tempo, zone dove non ci sono opportunità, età, discriminazioni, o semplicemente sfortuna.
Tu stesso dici che questa occasione ti è “piovuta addosso”: questo dimostra che a volte le cose dipendono anche dal caso, dai contatti o dal momento giusto, non solo da quanto uno “vuole lavorare”. Ridurre tutto a “sfaticati con ansie” rischia di ignorare quante persone si sbattono, mandano curricula, si formano, ma vengono rifiutate o sottopagate. Poi sì, esistono anche persone che non hanno voglia di impegnarsi ma generalizzare su tutti i disoccupati non aiuta nessuno, anzi: alimenta solo un modo tossico di parlare del lavoro, come se chi non ce la fa fosse sempre colpevole.
Capisco che tu parli per reazione, magari vedendo qualcuno che si lamenta senza muovere un dito, ma la verità è che il contesto lavorativo in Italia (e non solo) è molto diseguale: chi ha avuto fortuna o buone occasioni dovrebbe riconoscerlo, non colpevolizzare chi non ne ha avute.