Pensieri suicidi

rimastoindietro

Well-known member
Blackpillato
Guardando il post su "la cotta più grande" e le varie esperienze degli utenti, mi ha fatto venire voglia di scrivere riguardo la mia situazione e sui pensieri suicidi che mi accompagnano da un po' di anni

Ebbene tutto iniziò a maggio 2017 dove un giorno di pomeriggio andai al pronto soccorso della mia zona per dei dolori al torace, ecc.

Mi visitò una ragazza dottoressa, diciamo una 6.5 per me, mi fece le varie analisi, poi con tono autorevole mi tranqullizzò dicendomi di stare tranquillo che va tutto bene, ecc.

Mi lasciarono tutto il pomeriggio in osservazione...
Arrivata la sera decisi di tornare a casa (e qua inizia la fase che mi provocò la cotta)
La dottoressa in questione mi disse che non era possibile mandarmi a casa, perché ero sotto l'effetto dei farmaci e che poteva essere pericoloso, ecc. Io le dissi che non sarebbe successo niente (ero da solo), lei rispose, insistette sempre con tono autorevole che non potevo tornare a casa e che dovevo passare la notte in osservazione, eh niente rimasi lì la notte.

La mattina seguente non trovai più la dottoressa che mi seguì, ma un'altra, diciamo una 4.5... mi dimisero e tornai a casa...

Da quel giorno cominciai a provare una sensazione strana, una mancanza, come se mi mancasse qualcosa, e capii subito che la mancanza riguardò la dottoressa del pronto soccorso... Trovai il suo nome sul referto, la cercai su internet, social e trovai solo una foto (che conservo tutt'ora)

Da quel giorno mi ero innamorato di lei perché era la prima volta dopo moltissimi anni che una ragazza, una persona estranea mi trattò come un essere umano, con gentilezza e preoccupazione, soprattutto quella preoccupazione che mi potesse succedere qualcosa se fossi tornato a casa;

una cosa mai provata fino a quella volta...

Da lì partirono delle emozioni, delle sensazioni piacevoli che subito di trasformarono in pensieri catastrofici, pensieri di blackpill.

Cominciai a sentire malessere, perché capii che non sarebbe stato possibile avere una relazione con quella ragazza, e da lì cominciai a pensare al suicidio a farla finita, dicendomi se io non potrò mai avere nessuna, perché non sono idoneo, non mi sento idoneo, perché mi devo continuare ad innamorarmi e soffrire per questo? Da lì provai tutta una serie di sensazioni di fallimento, di consapevolezza che i migliori anni dell'adolescenza furono andati in fumo... E accompagnato da un paio di canzoni che ascoltavo sul telefono, cominciai a pensare a farla finita a capire che niente non aveva alcun senso, complice anche lo specchiarsi sullo schermo spento del telefono, con uno sguardo di morte negli occhi...

Da quei giorni cominciai a pensare al suicidio intensamente, purtroppo come accennato in un'altra post mi manca il coraggio, lo sto aspettando...

Ho anche escogitato dei piani, di come ammazzarmi, anche luogo è data, ecc.

Quel giorno, lo chiamo "il giorno della liberazione"

Questo è tutto su come sono iniziati i miei pensieri suicidi
 
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Guardando il post su "la cotta più grande" e le varie esperienze degli utenti, mi ha fatto venire voglia di scrivere riguardo la mia situazione e sui pensieri suicidi che mi accompagnano da un po' di anni

Ebbene tutto iniziò a maggio 2017 dove un giorno di pomeriggio andai al pronto soccorso della mia zona per dei dolori al torace, ecc.

Mi visitò una ragazza dottoressa, diciamo una 6.5 per me, mi fece le varie analisi, poi con tono autorevole mi tranqullizzò dicendomi di stare tranquillo che va tutto bene, ecc.

Mi lasciarono tutto il pomeriggio in osservazione...
Arrivata la sera decisi di tornare a casa (e qua inizia la fase che mi provocò la cotta)
La dottoressa in questione mi disse che non era possibile mandarmi a casa, perché ero sotto l'effetto dei farmaci e che poteva essere pericoloso, ecc. Io le dissi che non sarebbe successo niente (ero da solo), lei rispose, insistette sempre con tono autorevole che non potevo tornare a casa e che dovevo passare la notte in osservazione, eh niente rimasi lì la notte.

La mattina seguente non trovai più la dottoressa che mi seguì, ma un'altra, diciamo una 4.5... mi dimisero e tornai a casa...

Da quel giorno cominciai a provare una sensazione strana, una mancanza, come se mi mancasse qualcosa, e capii subito che la mancanza riguardò la dottoressa del pronto soccorso... Trovai il suo nome sul referto, la cercai su internet, social e trovai solo una foto (che conservo tutt'ora)

Da quel giorno mi ero innamorato di lei perché era la prima volta dopo moltissimi anni che una ragazza, una persona estranea mi trattò come un essere umano, con gentilezza e preoccupazione, soprattutto quella preoccupazione che mi potesse succedere qualcosa se fossi tornato a casa;

una cosa mai provata fino a quella volta...

Da lì partirono delle emozioni, delle sensazioni piacevoli che subito di trasformarono in pensieri catastrofici, pensieri di blackpill.

Cominciai a sentire malessere, perché capii che non sarebbe stato possibile avere una relazione con quella ragazza, e da lì cominciai a pensare al suicidio a farla finita, dicendomi se io non potrò mai avere nessuna, perché non sono idoneo, non mi sento idoneo, perché mi devo continuare ad innamorarmi e soffrire per questo? Da lì provai tutta una serie di sensazioni di fallimento, di consapevolezza che i migliori anni dell'adolescenza furono andati in fumo... E accompagnato da un paio di canzoni che ascoltavo sul telefono, cominciai a pensare a farla finita a capire che niente non aveva alcun senso, complice anche lo specchiarsi sullo schermo spento del telefono, con uno sguardo di morte negli occhi...

Da quei giorni cominciai a pensare al suicidio intensamente, purtroppo come accennato in un'altra post mi manca il coraggio, lo sto aspettando...

Ho anche escogitato dei piani, di come ammazzarmi, anche luogo è data, ecc.

Quel giorno, lo chiamo "il giorno della liberazione"

Questo è tutto su come sono iniziati i miei pensieri suicidi
Nella vita c'è tanto altro, non pensare ad un gesto così sconsiderato.
La dottoressa stava solo cercando di assicurarsi che tu stessi bene in quanto paziente. La tua reazione ad un gesto che tu hai ritenuto affettuoso secondo me la dice lunga: non vuoi uccidere te, ma qualcosa dentro di te. Credo che tu voglia uccidere un sentimento che ti opprime e che ti fa sentire depresso.

Non sono qui per dirti cosa fare della tua vita, non spetta certo a me.
Ti darò un consiglio da ingegnere, siccome questo è il mio mestiere: se il problema ti sembra essere senza soluzione, cambia la prospettiva che hai su di esso.
Ci chiudiamo spesso in gabbie mentali inesistenti, solo perché ci convinciamo dei nostri stessi assiomi empirici. Non ti conosco, ma so per certo che non sei "senza soluzione"; sei solo ingabbiato nella tua depressione. Un buon terapeuta saprà come aiutarti, abbi fiducia, sicuramente ne uscirai!

Un abbraccio.
 
Guardando il post su "la cotta più grande" e le varie esperienze degli utenti, mi ha fatto venire voglia di scrivere riguardo la mia situazione e sui pensieri suicidi che mi accompagnano da un po' di anni

Ebbene tutto iniziò a maggio 2017 dove un giorno di pomeriggio andai al pronto soccorso della mia zona per dei dolori al torace, ecc.

Mi visitò una ragazza dottoressa, diciamo una 6.5 per me, mi fece le varie analisi, poi con tono autorevole mi tranqullizzò dicendomi di stare tranquillo che va tutto bene, ecc.

Mi lasciarono tutto il pomeriggio in osservazione...
Arrivata la sera decisi di tornare a casa (e qua inizia la fase che mi provocò la cotta)
La dottoressa in questione mi disse che non era possibile mandarmi a casa, perché ero sotto l'effetto dei farmaci e che poteva essere pericoloso, ecc. Io le dissi che non sarebbe successo niente (ero da solo), lei rispose, insistette sempre con tono autorevole che non potevo tornare a casa e che dovevo passare la notte in osservazione, eh niente rimasi lì la notte.

La mattina seguente non trovai più la dottoressa che mi seguì, ma un'altra, diciamo una 4.5... mi dimisero e tornai a casa...

Da quel giorno cominciai a provare una sensazione strana, una mancanza, come se mi mancasse qualcosa, e capii subito che la mancanza riguardò la dottoressa del pronto soccorso... Trovai il suo nome sul referto, la cercai su internet, social e trovai solo una foto (che conservo tutt'ora)

Da quel giorno mi ero innamorato di lei perché era la prima volta dopo moltissimi anni che una ragazza, una persona estranea mi trattò come un essere umano, con gentilezza e preoccupazione, soprattutto quella preoccupazione che mi potesse succedere qualcosa se fossi tornato a casa;

una cosa mai provata fino a quella volta...

Da lì partirono delle emozioni, delle sensazioni piacevoli che subito di trasformarono in pensieri catastrofici, pensieri di blackpill.

Cominciai a sentire malessere, perché capii che non sarebbe stato possibile avere una relazione con quella ragazza, e da lì cominciai a pensare al suicidio a farla finita, dicendomi se io non potrò mai avere nessuna, perché non sono idoneo, non mi sento idoneo, perché mi devo continuare ad innamorarmi e soffrire per questo? Da lì provai tutta una serie di sensazioni di fallimento, di consapevolezza che i migliori anni dell'adolescenza furono andati in fumo... E accompagnato da un paio di canzoni che ascoltavo sul telefono, cominciai a pensare a farla finita a capire che niente non aveva alcun senso, complice anche lo specchiarsi sullo schermo spento del telefono, con uno sguardo di morte negli occhi...

Da quei giorni cominciai a pensare al suicidio intensamente, purtroppo come accennato in un'altra post mi manca il coraggio, lo sto aspettando...

Ho anche escogitato dei piani, di come ammazzarmi, anche luogo è data, ecc.

Quel giorno, lo chiamo "il giorno della liberazione"

Questo è tutto su come sono iniziati i miei pensieri suicidi
Purtroppo quando sei in carenza di affetto, anche un gesto che magari è di routine come la dottoressa che si preoccupa per la tua salute e ti dice di rimanere in ospedale per la notte, può essere interpretato come interesse o affetto sincero, però ripeto, è una tua interpretazione degli eventi, la dottoressa faceva solo il suo lavoro.

La soluzione per uscire c'è, anche se non è facile, ed è iniziare ad interagire con più donne, per capire (anche inconsciamente) che i gesti gentili sono più comuni di quel che pensi.

Riguardo al 5uycydy0, cerca uno psichiatra, fatti visitare, è inutile continuare a stare male.

Buona fortuna, ti auguro di trovare una che ti faccia scordare la dottoressa ❤️
 
Mi dispiace, perché sono tanti anni che li porti con te,ormai 8, dovresti accantonare per un'attimo il ricordo di quella ragazza e fare una panoramica su di te.
Non per moralismi da,la vita è bella ecc.
Ma perché, finché non hai dolori cronici o debilitanti,puoi ancora muoverti per migliorare la tua vita in qualche modo, soprattutto perché,se tanto devi già ropare,vuol dire che sei libero di vivere "senza limiti".

Quindi puoi veramente mettere il carico da 90 sul fare ciò che vuoi o cercare di raggiungere un particolare obbiettivo.
Facciamo ad esempio che sei bloccato nella pianura padana e ti fa cacare,o nel sud profondo,candidati per fare wwoofing o per lavorare a vitto e alloggio in qualche stato europeo e vedi come va.

Banalmente ti allontaneresti da tutta la tua quotidianità, conosceresti nuove persone e culture,creeresti spazio fra la tua quotidianità e una nuova vita dove potresti percepirti da un'altra angolazionem
Scrivi, documenta le tue emozioni anche le più oscure,questo crea distacco.

Anch'io volevo suicidarmi per via di una scelta sbagliata qualche settimana fa,un istinto che non provavo da quasi 3 anni,feci una fase di un anno dove ci pensavo ogni giorno per problemi di vita,anche trascurabili a parte uno,ma ci ero immerso e non vedevo altre uscite,forse più per "pigrizia" data dell'esaurimento mentale e dalla poca conoscenza su tutte le alternative che avevo.
In quest'ultimo caso mi ha aiutato chat gpt, nell'altro un diario quotidiano.

Sicuramente quando devi iniziare un cambiamento sembra insormontabile perché ti concentri su tutto l'insieme di cose da fare,mentre in realtà basta fare un passo per volta.

Ti consiglio caldamente di sbarazzarti di foto e account social di quella persona,ti fai solo del male alimentando un ricordo.
 
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Ebbene tutto iniziò a maggio 2017 dove un giorno di pomeriggio andai al pronto soccorso della mia zona per dei dolori al torace, ecc.

Mi visitò una ragazza dottoressa, diciamo una 6.5 per me, mi fece le varie analisi, poi con tono autorevole mi tranqullizzò dicendomi di stare tranquillo che va tutto bene, ecc.

Mi lasciarono tutto il pomeriggio in osservazione...
Arrivata la sera decisi di tornare a casa (e qua inizia la fase che mi provocò la cotta)
La dottoressa in questione mi disse che non era possibile mandarmi a casa, perché ero sotto l'effetto dei farmaci e che poteva essere pericoloso, ecc. Io le dissi che non sarebbe successo niente (ero da solo), lei rispose, insistette sempre con tono autorevole che non potevo tornare a casa e che dovevo passare la notte in osservazione, eh niente rimasi lì la notte.

La mattina seguente non trovai più la dottoressa che mi seguì, ma un'altra, diciamo una 4.5... mi dimisero e tornai a casa...

Da quel giorno cominciai a provare una sensazione strana, una mancanza, come se mi mancasse qualcosa, e capii subito che la mancanza riguardò la dottoressa del pronto soccorso... Trovai il suo nome sul referto, la cercai su internet, social e trovai solo una foto (che conservo tutt'ora)

Da quel giorno mi ero innamorato di lei perché era la prima volta dopo moltissimi anni che una ragazza, una persona estranea mi trattò come un essere umano, con gentilezza e preoccupazione, soprattutto quella preoccupazione che mi potesse succedere qualcosa se fossi tornato a casa;

una cosa mai provata fino a quella volta...

Da lì partirono delle emozioni, delle sensazioni piacevoli che subito di trasformarono in pensieri catastrofici, pensieri di blackpill.

Cominciai a sentire malessere, perché capii che non sarebbe stato possibile avere una relazione con quella ragazza, e da lì cominciai a pensare al suicidio a farla finita, dicendomi se io non potrò mai avere nessuna, perché non sono idoneo, non mi sento idoneo, perché mi devo continuare ad innamorarmi e soffrire per questo? Da lì provai tutta una serie di sensazioni di fallimento, di consapevolezza che i migliori anni dell'adolescenza furono andati in fumo... E accompagnato da un paio di canzoni che ascoltavo sul telefono, cominciai a pensare a farla finita a capire che niente non aveva alcun senso, complice anche lo specchiarsi sullo schermo spento del telefono, con uno sguardo di morte negli occhi...

Da quei giorni cominciai a pensare al suicidio intensamente, purtroppo come accennato in un'altra post mi manca il coraggio, lo sto aspettando...

Ho anche escogitato dei piani, di come ammazzarmi, anche luogo è data, ecc.

Quel giorno, lo chiamo "il giorno della liberazione"

Questo è tutto su come sono iniziati i miei pensieri suicidi
Quella donna faceva solo il suo lavoro.Tu ti sei innamorato di un tuo "ideale di amore" e pensavi che fosse impersonato da quella persona così gentile, premurosa e attenta: nella vita ahimè le persone sono molto diverse da quello che appaiono e tenendo a manifestare e ad agire secondo i loro "egoismi" e le loro "miserie".Ti sei innamorato della chimica del tuo cervello che in quel momento boostava dopamina ed endorfine.Pertanto, la vita è un bene prezioso e unico e non devi nemmeno sfiorare con la mente l' idea di ucciderti perchè non avrebbe alcun senso spercarlo così: uccidendoti non ci sarà alcuna "liberazione" perchè noi non viviamo per morire ma per risorgere un giorno.
 
Grazie delle risposte anche di conforto.

Comunque questa storia era di un innamoramento passato del 2017, ormai per quella dottoressa non provo più niente...

Ora in questi tempi sono innamorato di un'altra persona, come ho scritto sul post delle cotte... Ma purtroppo la sensazione è il malessere accompagnato è il medesimo

Aggiungo inoltre che anch'io ogni tanto uso ChatGpt per aiutarmi a trascorrere questo ultimo innamoramento e devo dire che a volte mi fa stare meglio
 
Ultimamente, rimastoindietro, questa cosa dei pensieri suicidari sta affliggendo me via via di più come vado avanti nell' età, per il fatto di avere 46 anni, quindi a giochi quasi conclusi. Chiaro che una volta morti i miei genitori, passerò ai fatti perché non ci sarà più nulla a meno che non sia confinato in un punto di montagna.
Gli specialisti alla mia età possono darmi solo farmaci, quindi veleni.
Riguardo te, visto che sei mezzo polacco, hai mai pensato di andare in Polonia? Almeno quest' ultimo tentativo.
 
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