Quanti cuck ci sono nella vostra famiglia?

Con tutto il bene che voglio a mio fratello penso lo diventerà, ora ha 15 anni, non ha praticamente amici maschi ma solo femmine, tra l' altro pure fidanzate e ci esce sempre, va a spendere soldi per uscire con loro, ci spreca un sacco di tempo insomma non lo vedo molto bene... Però non me la sento nemmeno di fargli discorsi di questo tipo ora come ora...
Devi redpillarlo assolutamente...supposte di redpill a tutto spiano fino a che non acquisisce consapevolezza...
Assolutamente, è da intervenire prima che faccia qualche cuckata bella pesante. Mio fratello non è più recuperabile, visto che ha pure figliato, ma il tuo è ancora in tempo
 
Sì, ha ipogamato di quasi 2 punti ed è con una che gli mette i piedi in testa, lo comanda a bacchetta e lavora solo saltuariamente (part-time per pochi mesi all'anno). La chuckata più grossa è stata cointestare la casa per cui ha acceso un mutuo, che praticamente paga solo lui per quella.
Crudo...quanti danni causa l'assenza di consapevolezza...
 
Il sigma è un chad che schifa la figa e i rapporti personali ed è ossessionato dal suo obiettivo (generalmente fare money). E' un lupo solitario che ha scelto deliberatamente di esserlo, perché col suo aspetto e carisma è estremamente magnetico
Definizione accurata amico mio, ma se posso,non tutti schifano la figa, diciamo che il sigma non si fa fregare dalla figa generica e superficiale.
E si concentra su quella giusta.
 
Ottimo thread, non si parla mai abbastanza dell'influenza delle dinamiche familiari ancestrali nella costruzione della personalità di un uomo, questa è una condizione anche ben peggiore della genetica riscontrabile nella formazione delle ossa del viso, perché si aggrappa ad un determinismo brutale che viene tramandato nel sangue dei ceppi familiari sin dalla notte dei tempi e quindi non puoi farci molto se non attivare il processo di consapevolezza interiore con grande tributo delle tue facoltà di resilienza e di volontà di continuare a stare al mondo. Comunque, se prendo in considerazione i miei consanguinei prossimi ho notato il vecchio e noto cuckismo esistenziale, indotto od accettato per questioni relative alla sopravvivenza quotidiana, non il cuckismo relativo alla minchioneria odierna del simp ed annesse cazzatine tipo il pagare la cena, fare i complimenti scritti alza-mood all'annoiata con i recettori dopaminergici ipertrofica oppure il pagare le foto dei piedi, no, è un cuckismo relativo al credere profondamente che piegandosi alle leggi di natura si possa creare un qualcosa di superiore, accettare implicitamente per ignoranza, per retaggi passati, per inconsapevolezza, per mancata volontà di pianificazione reale, che lo sputare sangue quotidiano porti, prima o poi, alla propria realizzazione futura. È spaventoso se si riflette a mente fredda constatare che bene o male, nella mia scarsa numericamente, linea familiare (ma anche in quelle di molti altri) si sia operato uno stanco trascinamento cuckistico che, a posteriori, ha portato ad una prosecuzione acritica ed innecessaria dell'esistenza. Difatto, quando accennai moltissimi anni fa ai miei la volontà di non aver intenzione di aggiungere ulteriori anelli alla catena strangolatrice, non percepii in loro né sorpresa, né risentimento, né stupore, né delusione ma un vago senso di rassegnazione, una sorta di approvazione inconscia carica delle stanchezze, dell'angoscia, delle preoccupazioni, delle ansie di tutti i miei antenati di cui mi sarei fatto carico e che sarebbero morte con me senza scaricarle su altri infelici innocenti.
io non riesco più a comprendere se la mia disabilità sessuale, che è essenzialmente caratteriale (mentalcel) sia frutto del determinismo oppure se di un misto tra questo e le dinamiche relazionali ed educative sbagliate che hanno caratterizzato il rapporto tra i miei genitori e da parte loro verso di me, durante l'età infantile. concordo su tutto, una menomazione su questa base è ancora peggiore di una che poggia su una base fisica ed estetica.
 
io non riesco più a comprendere se la mia disabilità sessuale, che è essenzialmente caratteriale (mentalcel) sia frutto del determinismo oppure se di un misto tra questo e le dinamiche relazionali ed educative sbagliate che hanno caratterizzato il rapporto tra i miei genitori e da parte loro verso di me, durante l'età infantile. concordo su tutto, una menomazione su questa base è ancora peggiore di una che poggia su una base fisica ed estetica.
Leggendo i tuoi messaggi mi sono accorto che abbiamo storie di vita molto simili seppur con il filtro del forum, essendo coetanei (io 36) abbiamo condiviso anche gli anni di formazione nel periodo storico di allora che offriva sicuramente più opportunità rispetto a quello odierno ma richiedeva altre qualità caratteriali che adesso sarebbero messe in secondo piano rispetto alla pura estetica. Secondo il mio modesto parere, è tutto un miscuglio tra educazione indotta e non, esperienze negative, genetica, luogo in cui si è cresciuti, vita familiare vissuta, traumi vari: ogni singolo fottuto giorno dai tre mesi antecedenti la nascita fino ai 16 anni è determinante, basta un niente per cambiare tutto amalgamato alle condizioni ambientali esposte prima. Il cervello, per autodifesa, permette di farti campare decentemente per periodi più o meno lunghi durante la giovinezza (la psicoterapia è particolarmente efficace in quell'età proprio per il fatto che si ha necessità di una guida autorevole da seguire, non tanto per le teorie che aiutano di per sé ) ma poi alla fine della sua formazione ne chiede il conto con gli interessi, e tutto il lavoro e la vita non vissuta vengono reclamati a forza, ci si risveglia come da una anestesia ed il risveglio è problematico. Non sono riuscito a trovare risposte se non quelle di venire a patti con la mia mente, cercare di sopravvivere giorno per giorno evitando di guardare troppo al futuro. Nel mio caso mi sono reso conto sin da giovanissimo che qualcosa non andava ma la mia unica arma di difesa è stato l'isolamento in quel periodo considerando che non avevo praticamente nessuno per le solite dinamiche familiari disfunzionali infantili ed adolescenziali e nessuno al di fuori di esse avendo vissuto in un clima scolastico terrorizzante ed una realtà di provincia. So soltanto che da bambini e da giovani si assorbono e si capiscono molte più cose rispetto a quello che comunemente si crede ma con l'aggravante che questi processi traumatici hanno bisogno di qualcuno che ti stia vicino per poterli metabolizzare al meglio, degli amici, un gruppo, una figura di riferimento come un mentore od un professore, per i più fortunati, una ragazzina che ti vede affascinante, altrimenti, nel migliore dei casi, ci si ritrova confusi e si va avanti nel trial and error trovando alla fine una propria strada prima dell'età di mezzo e, nel peggiore, ci si vota all'autodistruzione inconsapevole per poi ritrovarsi per esaurimento a ricercare le cause di tanto dolore vissuto. Non penso di averti risposto sufficientemente considerato che ho scritto di getto ma sono dinamiche talmente complesse che uno non riesce a trovare una risposta nemmeno dopo anni di introspezione. Io, per sfinimento, sono arrivato alla conclusione che doveva andare così, troppe le variabili da considerare. Comunque, se vuoi puoi farmi domande più specifiche, cercherò di risponderti al meglio, potrebbe essere d'aiuto sia per me che per te.
 
Prima era diverso, c'erano molti uomini cuck e donne comunque sottomesse, era tutto in equilibrio, personalmente non rimpiango quei tempi.
 
Leggendo i tuoi messaggi mi sono accorto che abbiamo storie di vita molto simili seppur con il filtro del forum, essendo coetanei (io 36) abbiamo condiviso anche gli anni di formazione nel periodo storico di allora che offriva sicuramente più opportunità rispetto a quello odierno ma richiedeva altre qualità caratteriali che adesso sarebbero messe in secondo piano rispetto alla pura estetica. Secondo il mio modesto parere, è tutto un miscuglio tra educazione indotta e non, esperienze negative, genetica, luogo in cui si è cresciuti, vita familiare vissuta, traumi vari: ogni singolo fottuto giorno dai tre mesi antecedenti la nascita fino ai 16 anni è determinante, basta un niente per cambiare tutto amalgamato alle condizioni ambientali esposte prima. Il cervello, per autodifesa, permette di farti campare decentemente per periodi più o meno lunghi durante la giovinezza (la psicoterapia è particolarmente efficace in quell'età proprio per il fatto che si ha necessità di una guida autorevole da seguire, non tanto per le teorie che aiutano di per sé ) ma poi alla fine della sua formazione ne chiede il conto con gli interessi, e tutto il lavoro e la vita non vissuta vengono reclamati a forza, ci si risveglia come da una anestesia ed il risveglio è problematico. Non sono riuscito a trovare risposte se non quelle di venire a patti con la mia mente, cercare di sopravvivere giorno per giorno evitando di guardare troppo al futuro. Nel mio caso mi sono reso conto sin da giovanissimo che qualcosa non andava ma la mia unica arma di difesa è stato l'isolamento in quel periodo considerando che non avevo praticamente nessuno per le solite dinamiche familiari disfunzionali infantili ed adolescenziali e nessuno al di fuori di esse avendo vissuto in un clima scolastico terrorizzante ed una realtà di provincia. So soltanto che da bambini e da giovani si assorbono e si capiscono molte più cose rispetto a quello che comunemente si crede ma con l'aggravante che questi processi traumatici hanno bisogno di qualcuno che ti stia vicino per poterli metabolizzare al meglio, degli amici, un gruppo, una figura di riferimento come un mentore od un professore, per i più fortunati, una ragazzina che ti vede affascinante, altrimenti, nel migliore dei casi, ci si ritrova confusi e si va avanti nel trial and error trovando alla fine una propria strada prima dell'età di mezzo e, nel peggiore, ci si vota all'autodistruzione inconsapevole per poi ritrovarsi per esaurimento a ricercare le cause di tanto dolore vissuto. Non penso di averti risposto sufficientemente considerato che ho scritto di getto ma sono dinamiche talmente complesse che uno non riesce a trovare una risposta nemmeno dopo anni di introspezione. Io, per sfinimento, sono arrivato alla conclusione che doveva andare così, troppe le variabili da considerare. Comunque, se vuoi puoi farmi domande più specifiche, cercherò di risponderti al meglio, potrebbe essere d'aiuto sia per me che per te.
Hai scritto una quantità enorme di cose estremamente interessanti e che condivido appieno. Ti confesso che sto ultimando un percorso diagnostico per appurare se soffro o meno di una potenziale neurodivergenza, anche se sospetto che il responso alla fine si rivelerà negativo; in via preliminare avevo concluso un altro percorso psicologico e mi era stato diagnosticato un disturbo evitante di personalità. Ma indagando pressochè incessantemente su me stesso e il mio passato, dal momento che nutro una certa diffidenza di fondo nei confronti della psicologia e psicoterapia anche se per i criteri diagnostici non ne posso evidentemente prescindere, mi sto convincendo che probabilmente soffro di un disturbo borderline. Non potrò mai averne la certezza ovviamente, dato che in questo sono un convinto sostenitore dell'impossibilità ultima di arrivare a conoscersi sino in fondo. Ma resto allo stesso modo persuaso che magari inconsciamente qualcosa deve essere necessariamente accaduto a livello della mia psiche tra l'infanzia e la preadolescenza. Se ripenso a me stesso durante gli anni da adolescente constato troppi comportamenti anormali, autosabotatori, disfunzionali se non francamente incomprensibili (alcuni esempi: totale incapacità di cogliere ed interpretare espliciti segnali di interesse femminili; non essere in grado al limite di valutare un avvicinamento da parte di una ragazza come una potenziale occasione; tendenza all'isolamento, estrema suscettibilità e permalosità, ruminazione eccessiva; tendenza ad adottare atteggiamenti istrionici al fine di attirare attenzione;
disinteresse pressoché totale nella cura della propria immagine, ecc.) Tutto questo non si può spiegare se non risalendo addirittura indietro le proprie stesse origini, sondando eventuali traumi o relazioni a loro volta disfunzionali a livello genitoriale e parentale. Non so dire se una terapia psicologica di tipo comportamentale all'epoca avrebbe potuto o meno costituire la possibilità di un cambiamento, so solo che i miei genitori (in particolar modo mio padre) erano sostanzialmente incapaci di cogliere questo disagio che a tratti traspariva ma non costituiva evidentemente una preoccupazione tale da farsene carico. Mia madre mi ha confessato che nelle rare occasioni in cui ne parlava con mio padre, lui liquidava in poche battute la questione riducendo tutto a un semplice fattore caratteriale, come se un adolescente potesse già avere una personalità strutturata e definita. Lei invece qualcosa ha colto ma, come ripeto, essendo lei per prima bisognosa di aiuto a causa dei suoi pesantissimi traumi subiti, non aveva la più pallida idea di cosa fare e a chi chiedere aiuto. Da ultimo c'ero io investito in pieno da questo malessere che negli anni ha finito per avvilupparsi sempre più. Non mi soffermo sugli anni successivi all'adolescenza e alla prima giovinezza perché quello che è seguito è semplicemente la conseguenza logica delle premesse sopra enunciate, e se hai appunto letto alcuni dei miei post (la cosa mi fa un enorme piacere e ti ringrazio, anche per la tua disponibilità) la cosa dovrebbe essere immediatamente evidente.
 
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Hai scritto una quantità enorme di cose estremamente interessanti e che condivido appieno. Ti confesso che sto ultimando un percorso diagnostico per appurare se soffro o meno di una potenziale neurodivergenza, anche se sospetto che il responso alla fine si rivelerà negativo; in via preliminare avevo concluso un altro percorso psicologico e mi era stato diagnosticato un disturbo evitante di personalità. Ma indagando pressochè incessantemente su me stesso e il mio passato, dal momento che nutro una certa diffidenza di fondo nei confronti della psicologia e psicoterapia anche se per i criteri diagnostici non ne posso evidentemente prescindere, mi sto convincendo che probabilmente soffro di un disturbo borderline. Non potrò mai averne la certezza ovviamente, dato che in questo sono un convinto sostenitore dell'impossibilità ultima di arrivare a conoscersi sino in fondo. Ma resto allo stesso modo persuaso che magari inconsciamente qualcosa deve essere necessariamente accaduto a livello della mia psiche tra l'infanzia e la preadolescenza. Se ripenso a me stesso durante gli anni da adolescente constato troppi comportamenti anormali, autosabotatori, disfunzionali se non francamente incomprensibili (alcuni esempi: totale incapacità di cogliere ed interpretare espliciti segnali di interesse femminili; non essere in grado al limite di valutare un avvicinamento da parte di una ragazza come una potenziale occasione; tendenza all'isolamento, estrema suscettibilità e permalosità, ruminazione eccessiva; tendenza ad adottare atteggiamenti istrionici al fine di attirare attenzione;
disinteresse pressoché totale nella cura della propria immagine, ecc.) Tutto questo non si può spiegare se non risalendo addirittura indietro le proprie stesse origini, sondando eventuali traumi o relazioni a loro volta disfunzionali a livello genitoriale e parentale. Non so dire se una terapia psicologica di tipo comportamentale all'epoca avrebbe potuto o meno costituire la possibilità di un cambiamento, so solo che i miei genitori (in particolar modo mio padre) erano sostanzialmente incapaci di cogliere questo disagio che a tratti traspariva ma non costituiva evidentemente una preoccupazione tale da farsene carico. Mia madre mi ha confessato che nelle rare occasioni in cui ne parlava con mio padre, lui liquidava in poche battute la questione riducendo tutto a un semplice fattore caratteriale, come se un adolescente potesse già avere una personalità strutturata e definita. Lei invece qualcosa ha colto ma, come ripeto, essendo lei per prima bisognosa di aiuto a causa dei suoi pesantissimi traumi subiti, non aveva la più pallida idea di cosa fare e a chi chiedere aiuto. Da ultimo c'ero io investito in pieno da questo malessere che negli anni ha finito per avvilupparsi sempre più. Non mi soffermo sugli anni successivi all'adolescenza e alla prima giovinezza perché quello che è seguito è semplicemente la conseguenza logica delle premesse sopra enunciate, e se hai appunto letto alcuni dei miei post (la cosa mi fa un enorme piacere e ti ringrazio, anche per la tua disponibilità) la cosa dovrebbe essere immediatamente evidente.
aggiungo alla lista dei comportamenti anomali in adolescenza anche un'eccessiva tendenza all'idealizzazione, nella fattispecie delle relazioni sentimentali, senza alcuna comprensione delle reali dinamiche amorose.
 
Hai scritto una quantità enorme di cose estremamente interessanti e che condivido appieno. Ti confesso che sto ultimando un percorso diagnostico per appurare se soffro o meno di una potenziale neurodivergenza, anche se sospetto che il responso alla fine si rivelerà negativo; in via preliminare avevo concluso un altro percorso psicologico e mi era stato diagnosticato un disturbo evitante di personalità. Ma indagando pressochè incessantemente su me stesso e il mio passato, dal momento che nutro una certa diffidenza di fondo nei confronti della psicologia e psicoterapia anche se per i criteri diagnostici non ne posso evidentemente prescindere, mi sto convincendo che probabilmente soffro di un disturbo borderline. Non potrò mai averne la certezza ovviamente, dato che in questo sono un convinto sostenitore dell'impossibilità ultima di arrivare a conoscersi sino in fondo. Ma resto allo stesso modo persuaso che magari inconsciamente qualcosa deve essere necessariamente accaduto a livello della mia psiche tra l'infanzia e la preadolescenza. Se ripenso a me stesso durante gli anni da adolescente constato troppi comportamenti anormali, autosabotatori, disfunzionali se non francamente incomprensibili (alcuni esempi: totale incapacità di cogliere ed interpretare espliciti segnali di interesse femminili; non essere in grado al limite di valutare un avvicinamento da parte di una ragazza come una potenziale occasione; tendenza all'isolamento, estrema suscettibilità e permalosità, ruminazione eccessiva; tendenza ad adottare atteggiamenti istrionici al fine di attirare attenzione;
disinteresse pressoché totale nella cura della propria immagine, ecc.) Tutto questo non si può spiegare se non risalendo addirittura indietro le proprie stesse origini, sondando eventuali traumi o relazioni a loro volta disfunzionali a livello genitoriale e parentale. Non so dire se una terapia psicologica di tipo comportamentale all'epoca avrebbe potuto o meno costituire la possibilità di un cambiamento, so solo che i miei genitori (in particolar modo mio padre) erano sostanzialmente incapaci di cogliere questo disagio che a tratti traspariva ma non costituiva evidentemente una preoccupazione tale da farsene carico. Mia madre mi ha confessato che nelle rare occasioni in cui ne parlava con mio padre, lui liquidava in poche battute la questione riducendo tutto a un semplice fattore caratteriale, come se un adolescente potesse già avere una personalità strutturata e definita. Lei invece qualcosa ha colto ma, come ripeto, essendo lei per prima bisognosa di aiuto a causa dei suoi pesantissimi traumi subiti, non aveva la più pallida idea di cosa fare e a chi chiedere aiuto. Da ultimo c'ero io investito in pieno da questo malessere che negli anni ha finito per avvilupparsi sempre più. Non mi soffermo sugli anni successivi all'adolescenza e alla prima giovinezza perché quello che è seguito è semplicemente la conseguenza logica delle premesse sopra enunciate, e se hai appunto letto alcuni dei miei post (la cosa mi fa un enorme piacere e ti ringrazio, anche per la tua disponibilità) la cosa dovrebbe essere immediatamente evidente.
Anni fa un mio conoscente mi parlò della tecnica dell'ipnosi regressiva, non so se può esserti utile. Feci anch'io un percorso psicoterapeutico comportamentale nel pubblico, considerando che ero seguito anche da uno psichiatra, ma perlopiù si trattava di parlare di ciò che si faceva nella quotidianità per poter cercare di risolvere nell'immediato le problematiche ed il tutto finì con l'inizio della pandemia. C'è (o c'era) per l'appunto questa sorta di incapacità e di voler accantonare le problematiche mentali dei propri figli per paura, ignoranza o timore nel veder crollare il castello di carte o nel non volersi assumere coscientemente le proprie responsabilità del danno provocato, le problematiche però rimangono lì a sedimentare nell'attesa. Alla fine, uno cerca di raccattare i cocci e far quel che può con le proprie risorse, sia mentali che fisiche che economiche del momento. È dura ogni singolo giorno, scrivere qui aiuta un minimo ma è pur sempre un arrestare l'emorragia con un cerotto. Si cerca di tirare avanti giusto con il minimo necessario per non finire male, forse dirottare i pensieri e far finta che ci sia svegliati da un lungo sonno potrebbe essere la cosa migliore da intraprendere.
 
Anni fa un mio conoscente mi parlò della tecnica dell'ipnosi regressiva, non so se può esserti utile. Feci anch'io un percorso psicoterapeutico comportamentale nel pubblico, considerando che ero seguito anche da uno psichiatra, ma perlopiù si trattava di parlare di ciò che si faceva nella quotidianità per poter cercare di risolvere nell'immediato le problematiche ed il tutto finì con l'inizio della pandemia. C'è (o c'era) per l'appunto questa sorta di incapacità e di voler accantonare le problematiche mentali dei propri figli per paura, ignoranza o timore nel veder crollare il castello di carte o nel non volersi assumere coscientemente le proprie responsabilità del danno provocato, le problematiche però rimangono lì a sedimentare nell'attesa. Alla fine, uno cerca di raccattare i cocci e far quel che può con le proprie risorse, sia mentali che fisiche che economiche del momento. È dura ogni singolo giorno, scrivere qui aiuta un minimo ma è pur sempre un arrestare l'emorragia con un cerotto. Si cerca di tirare avanti giusto con il minimo necessario per non finire male, forse dirottare i pensieri e far finta che ci sia svegliati da un lungo sonno potrebbe essere la cosa migliore da intraprendere.
Ci sono alcuni passaggi in particolare che mi hanno colpito nel tuo post precedente. Quando sostieni il fatto che durante l'adolescenza, in maniera conscia e no, si finisce per assorbire molte più esperienze di quello che si crede è assolutamente vero. La sensazione di reclamo della vita non vissuta, al termine della stessa oppure della prima giovinezza (25 anni indicativamente) è la medesima che con sgomento ho vissuto io, peccato che complici forse i quasi 10 anni di lavoro che sono seguiti alla fine del mio percorso universitario sia dovuto arrivare addirittura con un piede e mezzo dentro i 40 anni per rendermene pienamente conto. Da ultimo, quando affermi che le cause ultime della propria sofferenza non siano alla fine individualizzabili neppure dopo anni di introspezione dici un'altra cosa del tutto condivisibile. E' esattamente per questo che non ho alcuna intenzione di intraprendere in realtà ulteriori percorsi psicologici e/o psicoterapeutici, consapevole come sono del fatto che le cause ultime della mia sofferenza non saranno mai pienamente conoscibili neppure a me stesso. Non c'è alternativa se non come hai scritto se non accettare per sfinimento che per qualche ragione le cose sono andate esattamente come sono andate e che probabilmente non si poteva davvero fare diversamente, data anche la quantità di variabili in gioco non controllabili. Anch'io non ho letteralmente idea di come dovrò affrontare la seconda metà della mia vita, non mi resta che vivere appunto giorno per giorno cercando di deviare dal basso continuo dei pensieri negativi, sviluppando diversivi e nei momenti peggiori aggrapparmi all'esistenza con una determinazione feroce.
 
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Ci sono alcuni passaggi in particolare che mi hanno colpito nel tuo post precedente. Quando sostieni il fatto che durante l'adolescenza, in maniera conscia e no, si finisce per assorbire molte più esperienze di quello che si crede è assolutamente vero. La sensazione di reclamo della vita non vissuta, al termine della stessa oppure della prima giovinezza (25 anni indicativamente) è la medesima che con sgomento ho vissuto io, peccato che complici forse i quasi 10 anni di lavoro che sono seguiti alla fine del mio percorso universitario sia dovuto arrivare addirittura con un piede e mezzo dentro i 40 anni per rendermene pienamente conto. Da ultimo, quando affermi che le cause ultime della propria sofferenza non siano alla fine individualizzabili neppure dopo anni di introspezione dici un'altra cosa del tutto condivisibile. E' esattamente per questo che non ho alcuna intenzione di intraprendere in realtà ulteriori percorsi psicologici e/o psicoterapeutici, consapevole come sono del fatto che le cause ultime della mia sofferenza non saranno mai pienamente conoscibili neppure a me stesso. Non c'è alternativa se non come hai scritto se non accettare per sfinimento che per qualche ragione le cose sono andate esattamente come sono andate e che probabilmente non si poteva davvero fare diversamente, data anche la quantità di variabili in gioco non controllabili. Anch'io non ho letteralmente idea di come dovrò affrontare la seconda metà della mia vita, non mi resta che vivere appunto giorno per giorno cercando di deviare dal basso continuo dei pensieri negativi, sviluppando diversivi e nei momenti peggiori aggrapparmi all'esistenza con una determinazione feroce.
Consigli pratici, ovvero dirti quello che potresti fare non ne ho (a parte le solite ovvietà dei copes, degli hobby, dell'uscire etc) e non servirebbero a molto considerando che ciascuno di noi è unico, che il dolore è personale e che le corde del passato non annodate (o meglio, sepolte) possono portare ad ulteriori grovigli. Per quello che sono le mie capacità, sto cercando di leggere e capire da quelli che hanno prodotto conoscenza passata, aggrapparsi alla sofferenza ed alla creatività di artisti e letterati del passato (proprio in questi giorni sto rivedendo su YouTube delle pubblicità di quei periodi infantili con l'illusione che possano fornirmi un'ancora od un flash). Prima di noi sono esistiti miliardi di individui di cui si è completamente persa l'esistenza, sono nati, hanno vissuto, sono morti ed il loro nome è stato ricordato per massimo due generazioni prima di sparire definitivamente dalla memoria collettiva, noi siamo il frutto di ciò che abbiamo visto, sentito e vissuto, possiamo soltanto impiegare il tempo che ci rimane da vivere affinché i nostri nipoti non passino od almeno possano essere direzionati meglio di come è stato fatto con noi, se noi si è inevitabilmente compromessi avendo perso un pezzo di vita si può cercare di fornirgli, per quel che è possibile, un aiuto nella loro crescita affinché tante sofferenze e periodi neri non siano stati completamente vani ed inutili.
 
Mio zio è un belloccio, ha tradito la moglie centinaia di volte
Poi c'ho l'altro mio zio che fino a poco fa era oldcel leggendario, rimasto vergine fino a 60 anni, poi ha trovato una rumena e si è fatto impapocchiare.
Mio padre è un nano, 1,63 che però grazie all'epoca favorevole, anni 70/80, e allo status di musicista di gruppi, ha fatto centinaia di feste di piazza soprattutto al sud, più una discreta faccia, ha combinato abbastanza
 
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