Bluepill Quanto tempo avete investito a "essere" dei normies? E come è andata?

Fandonie romantiche per utenti in denial
Io per tanto tempo ho idealizzato gli altri. Gli altri intesi come qualunque persona al di fuori del mio cerchio ristretto famigliare. Io rispetto agli altri ero un inetto, un inadeguato, un incapace, un debole, un reietto. Inadatto al mondo ed alla vita. Questo mi ha portato ad isolarmi perché ogni approccio, soprattutto con i coetanei, mi suscitava una fortissima ansia. Ho affrontato lunghi periodi in cui andare a fare la spesa o pagare una bolletta in posta era vissuto come un tortura, era come se dovessi affrontare l'esame della vita ed il giudizio, capisci il giudizio di un totale estraneo!, era una sensazione tremenda. Nonostante tutto ho sempre mantenuto qualche amicizia, ho avuto qualche approccio e nonostante mi sia sbloccato con le ragazze a ben 21 anni ho avuto 2 relazioni importanti, una di un paio d'anni ed una di 10 con la mia compagna attuale. Questo mi ha aiutato ? Ni. La sensazione di inadeguatezza mi ha sempre accompagnato finché dopo un lungo periodo sia psicoterapeutico sia farmacologico, quest'ultimo lo seguo tutt'ora, ho riconquistato parte della mia sicurezza. Per questo devo ringraziare anche la mia compagna che mi ha aiutato ed incoraggiato a farmi aiutare.
Ho sofferto tanto ma ho anche reagito e combattuto non per cercare di essere normale o fingermi tale ma proprio per riacquisire autostima ed un briciolo di amore verso me stesso. Scimmiottare l'atteggiamento di quelli che consideriamo normali e disinvolti è un percorso forzato e controproducente perché ci rende ancora più impacciati, quello che bisogna fare è conquistare stima verso sé stessi, quello per me è il primo passo da compiere, poi tutto il resto è secondario.
Complimenti per la reazione!
A cosa imputi o a cosa imputa chi ti ha seguito questa tua fobia?Traumi durante infanzia?Essere stato trascurato in famiglia? A volte non è neanche necessario essere bullizzati, ma basta che la famiglia si disinteressi dei figli per far scaturire la fobia dell'altro.
 
Complimenti per la reazione!
A cosa imputi o a cosa imputa chi ti ha seguito questa tua fobia?Traumi durante infanzia?Essere stato trascurato in famiglia? A volte non è neanche necessario essere bullizzati, ma basta che la famiglia si disinteressi dei figli per far scaturire la fobia dell'altro.
Sicuramente un pessimo rapporto con mio padre. Anaffettivo e svilente nei miei confronti. Non posso biasimarlo ed infatti non gli ho mai fatto una colpa di questo in quanto sono consapevole che a sua volta ha subito gli stessi meccanismi da suo padre. Per lui screditarmi nel confronto con altri era un modo per ottenere una reazione da parte mia ma capisci bene che un ragazzino di 8-10 anni non sempre ha le facoltà per comprendere e rielaborare proattivamente queste dinamiche. Un secondo colpo l'ho subito perdendo mia madre in adolescenza che indubbiamente era un importante punto di riferimento. Il resto penso che l'abbia fatto la genetica, i problemi mentali spesso hanno un'origine ereditaria. Ho subito anche atti di bullismo ma erano più una conseguenza di una condizione già segnata, non sono stati la causa.
 
Io per tanto tempo ho idealizzato gli altri. Gli altri intesi come qualunque persona al di fuori del mio cerchio ristretto famigliare. Io rispetto agli altri ero un inetto, un inadeguato, un incapace, un debole, un reietto. Inadatto al mondo ed alla vita. Questo mi ha portato ad isolarmi perché ogni approccio, soprattutto con i coetanei, mi suscitava una fortissima ansia. Ho affrontato lunghi periodi in cui andare a fare la spesa o pagare una bolletta in posta era vissuto come un tortura, era come se dovessi affrontare l'esame della vita ed il giudizio, capisci il giudizio di un totale estraneo!, era una sensazione tremenda. Nonostante tutto ho sempre mantenuto qualche amicizia, ho avuto qualche approccio e nonostante mi sia sbloccato con le ragazze a ben 21 anni ho avuto 2 relazioni importanti, una di un paio d'anni ed una di 10 con la mia compagna attuale. Questo mi ha aiutato ? Ni. La sensazione di inadeguatezza mi ha sempre accompagnato finché dopo un lungo periodo sia psicoterapeutico sia farmacologico, quest'ultimo lo seguo tutt'ora, ho riconquistato parte della mia sicurezza. Per questo devo ringraziare anche la mia compagna che mi ha aiutato ed incoraggiato a farmi aiutare.
Ho sofferto tanto ma ho anche reagito e combattuto non per cercare di essere normale o fingermi tale ma proprio per riacquisire autostima ed un briciolo di amore verso me stesso. Scimmiottare l'atteggiamento di quelli che consideriamo normali e disinvolti è un percorso forzato e controproducente perché ci rende ancora più impacciati, quello che bisogna fare è conquistare stima verso sé stessi, quello per me è il primo passo da compiere, poi tutto il resto è secondario.
Sei stato fortunato a trovare le persone giuste, sia a livello di amici, che di ragazze sopratttutto. E' molto importante e decisivo.
 
Sei stato fortunato a trovare le persone giuste, sia a livello di amici, che di ragazze sopratttutto. E' molto importante e decisivo.
Più che altro la mia attuale compagna. Ho mantenuto un paio di amicizie storiche ma per miei limiti non mi sono mai confidato troppo. Come tanti con personalità evitante mi sono sempre aperto il meno possibile perché sono abituato a gestire tutto in autonomia. Confessarsi con altri significa abbassare la guardia ed abbassarla si traduce in dolore più forte in caso che il prossimo possa ferirti ora che conosce i tuoi punti più deboli. Comunque come scrivi tu è stato decisivo trovare persone giuste.
 
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