L'altro ieri me ne vado al bar e becco una tipa che era a scuola con me, con marito e figlio. Avete presente la classica vicenda adolescenziale dove a voi piace la compagnetta di classe che vi caga solo perché siete dei simpaticoni e la intrattenete mentre lei vi parla dei ragazzi fighi che si scopa? Quella. Non la vedevo da un pezzo, anni, sapevo che aveva messo su famiglia tramite social con uno di quegli scappati di casa che si scopava nelle macchine all'ombra di qualche albero in piazzette isolate, cosa di cui da un pezzo aveva smesso ovviamente di fregarmene un cazzo. Ci mettiamo a parlare, anche piacevolmente devo ammettere, quando ad un certo punto si abbassa la maglietta e le vedo la carne pallida d'una tetta sopra un reggiseno bianco. Capisco che è arrivato il momento che il pupo mangi e distolgo lo sguardo nel panico, autismo modalità on. Da ragazzino, anni fa, avevo fantasticato a lungo su quelle tette, e addentarle i capezzoli con i miei denti efebici, addirittura una volta che eravamo ubriachi ero la per là per baciarla ma mi trattenni da bravo segaiolo beta qual ero. E quando è che il destino mi permette di posare lo sguardo su quei seni tanto agognati? Più di dieci anni dopo davanti il palesamento del frutto del suo amore avuto con uno tizio viziato, stronzo e pieno di soldi che aveva avuto tutto dalla vita perché il padre era ricco, nell'unica circostanza in cui non mi sarei mai sognato di guardare e nel contesto meno sessuale possibile. Gli anni sono passati, lei era felice con la sua famiglia mentre io stavo ancora a pensare alle sue tette che ormai lei utilizza per il loro scopo naturale, mentre io tornavo a casa nella mia dimora da single a chiedermi se la tipa con cui adesso mi sento mi parcheggerà nuovamente in friendzone. So che sembra una cazzata da schizzato in astinenza da sostanze, e probabilmente lo è, ma tutta sta vicenda m'ha fatto riflettere su come le aspettative spesso e volentieri vengono disattese dall'asettico realismo della vita.