haku
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Tutto dipende da me. Migliora, tutto dipende da me. Mangia meno, tutto dipende da me. Fai sport, tutto dipende da me. cambia stile, tutto dipende da me.
Ancora niente, ma tutto dipende da me.
Pensa Haku, pensa, cosa sbagli? Se ti senti così stai sbagliando qualcosa, in fondo tutto dipende da te.
Posso migliorare da domani sarà diverso.
Non lo è stato, ma domani cambierò.
Non l’ho fatto, ma domani… dipende tutto da me?
Non lo sopporto, meglio non pensarci. Non lo sopporto, dovrei pensarci su. Non lo sopporto, dovrei parlarne. Non lo sopporto, meglio stare solo.
La fortuna dei casinò sta nel convincere che tutto dipende dal giocatore, la possibilità di scelta crea una relazione di causalità tra la decisione e il risultato, un inganno per nascondere il gioco truccato.
Il risultato è truccato, ripeto, notizia dell’ultima ora, il risultato è truccato.
Il placido fallimento ingegnerizzato, inevitabile, invincibile, onnipresente, siede sul suo altissimo trono, un’accozzaglia di abomini che solo un uomo sarebbe riuscito a creare. D’altronde chi se non un uomo potrebbe essere così sconsiderato verso la propria natura, così arrogante da considerarsi svincolato da ogni cosa.
Abbiamo distrutto le regole perché limitanti, abbandonato le certezze per insoddisfazione, senza renderci conto che una macchina è niente senza l’asfalto su cui corre.
Ed eccoci qui, la polvere offusca la vista e secca le mucose, la desolazione si estende fino a dove l’occhio puo’ arrivare. Un cimitero di auto che arrugginiscono senza avere asfalto su cui far stridere le gomme, interdette dalla strana e inspiegabile sensazione di star cadendo a pezzi, continuano, di buona lena, a sostituire valvole e ingranaggi, tutte insieme inneggiando: “tutto dipende ma me”
Ancora niente, ma tutto dipende da me.
Pensa Haku, pensa, cosa sbagli? Se ti senti così stai sbagliando qualcosa, in fondo tutto dipende da te.
Posso migliorare da domani sarà diverso.
Non lo è stato, ma domani cambierò.
Non l’ho fatto, ma domani… dipende tutto da me?
Non lo sopporto, meglio non pensarci. Non lo sopporto, dovrei pensarci su. Non lo sopporto, dovrei parlarne. Non lo sopporto, meglio stare solo.
La fortuna dei casinò sta nel convincere che tutto dipende dal giocatore, la possibilità di scelta crea una relazione di causalità tra la decisione e il risultato, un inganno per nascondere il gioco truccato.
Il risultato è truccato, ripeto, notizia dell’ultima ora, il risultato è truccato.
Il placido fallimento ingegnerizzato, inevitabile, invincibile, onnipresente, siede sul suo altissimo trono, un’accozzaglia di abomini che solo un uomo sarebbe riuscito a creare. D’altronde chi se non un uomo potrebbe essere così sconsiderato verso la propria natura, così arrogante da considerarsi svincolato da ogni cosa.
Abbiamo distrutto le regole perché limitanti, abbandonato le certezze per insoddisfazione, senza renderci conto che una macchina è niente senza l’asfalto su cui corre.
Ed eccoci qui, la polvere offusca la vista e secca le mucose, la desolazione si estende fino a dove l’occhio puo’ arrivare. Un cimitero di auto che arrugginiscono senza avere asfalto su cui far stridere le gomme, interdette dalla strana e inspiegabile sensazione di star cadendo a pezzi, continuano, di buona lena, a sostituire valvole e ingranaggi, tutte insieme inneggiando: “tutto dipende ma me”