Numerosi sono gli anni trascorsi dalla prima volta che ho avuto l’insolito privilegio di imbattermi nel vostro forum; utilizzo “vostro” di proposito, poiché questo spazio appartiene a voi. Mi riferisco naturalmente sia al vecchio che a quello attuale, in cui -con coraggio- continuate a condividere, a versare sangue in quella disamistade derivante dal (non)rapporto con l’altro sesso.
Al netto delle volgarità gratuite e spesso svilenti, comprendo perfettamente la condizione che sentite vostra, apprezzo la vostra temerarietà e ammiro l’evidente volontà di persistere, nonostante possiate a tratti affermare l’esatto opposto.
Sono, dovrei dire “ero”, uno dei -ne sono certo- numerosi utenti anonimi qui; non credo però possiate immaginare a quale tipologia, ammesso che ne esista una in cui incasellarmi, io appartenga.
Nonostante non abbia mai interagito prima d’ora, ho assorbito i concetti sottesi nel lessico che utilizzate senza, ahimè, riuscire ancora a padroneggiarlo. Non mi resta dunque che presentarmi e lasciare che siate voi ad offrire una valutazione.
Ho 40 anni, laurea (una di quelle che consentono il “doppio titolo”), due master e oltre 20 anni di esperienza professionale (primo incarico 18 anni), preferisco non indicare in quale campo. Da poco ho assunto un nuovo incarico per un’importante e nota multinazionale in una posizione di rilievo (~80k RAL + benefit auto et similia, per indicarvi una magnitudo pur restando sul vago; comprenderete di certo.). Il mio “bell’aspetto” (normale, se chiedeste un’autovalutazione), proprietà di linguaggio e IQ (~2% Mensa) hanno sempre reso semplice relazionarmi con l’altro sesso, di qualsiasi estrazione e/o levatura esse appartenessero; più che “relazionarmi”, “piacere a..” sarebbe un’espressione maggiormente accurata. Ho avuto un numero indefinito di esperienze fin dall’adolescenza, anche con tre persone diverse nella stessa giornata; attualmente ho una relazione “stabile” e altre due relazioni parallele -le altre conoscono la mia situazione in merito alla principale, ciò nonostante, si dichiarano innamorate e attendono il momento di poter prendere il posto della principale. Potrei raccontarvi delle situazioni, sostanzialmente quotidiane, che probabilmente etichettereste come “crudezze” senza precedenti, proseguire descrivendo la mia vita “straordinaria” -nel senso letterale del termine, non in accezione positiva- ma non sto condividendo informazioni qui per vantarmi, per ottenere approvazione o suscitare invidia.
Vi scrivo perché avevo desiderio di dirvi che, con l’eccezione del desiderio di resa e della cieca discriminazione che non condivido minimamente, avete ragione su tutta la linea. Nonostante l’impossibilità fattuale di assimilarmi a molti di voi, sento che siamo filosoficamente allineati: la Questione Umana appartiene e riguarda esclusivamente chi è depositario dei privilegi naturali; per tutti gli altri, non c’è alcuno spazio reale.
Io sono un privilegiato; non ritengo di avere alcun merito, sono stato solo sfacciatamente fortunato.
Ho il dovere ora di lasciarvi comprendere il motivo per cui ho inserito tutti quei dettagli sulla mia vita: sotto il mio apparire, nell’abisso della consapevolezza di sé, sento in maniera quasi esclusiva due distinte direttrici: la prima, un inflessibile, inestinguibile disprezzo generalizzato, concentrato inoltre per chi ignora la Verità -in particolare quella che viene condivisa qui-; il secondo, un desiderio di porre fine alla mia vita che mi accompagna sin dalla prima adolescenza (spero questo non si contrapponga alle regole del forum, non è in alcun modo un invito aperto). Ho un innato talento nel persuadere e conquistare, nel ferire ed infliggere dolore emotivo, perché lo conosco intimamente; si riconosce solo ciò che si conosce già, dopotutto.
Non tollero l’ingiustizia, per questo guardarmi allo specchio mi suscita disgusto. Non mi faccio foto e impedisco a chiunque di farmene; se dovessi finalmente morire, dovrebbero chiedere, per ricordarmi, ai miei genitori una foto di quasi trent’anni fa.
Ho trovato sempre rivoltante anche solo l’idea di andare con una prostituta e non ho mai, sottolineo mai, approcciato una ragazza; sono stato sempre “rimorchiato”, situazioni che -se interessanti- ho trasformato in sesso, occasionale o meno.
Mi comporto come un predatore, un ragno: l’unica vera differenza dalla controparte animale è costituita dalla mia sincera volontà di avvertire l’altra persona, anche se non ho mai avuto successo. Qualsiasi tentativo di distacco emotivo, di mettere in guardia le altre persone dal fatto di essere a un passo dalla psicopatia, di mettere sul tavolo il mio ADHD, di palesare la mia forte tendenza antisociale, sembra non produrre altro che un aumento del mio “fascino”, della mia desiderabilità. Sono come un premio da raggiungere: essere desiderata da lui, essere notata, essere considerata per una conversazione.
I commenti poi, i pensieri bisbigliati che tragicamente mi capita di intercettare o mi vengono riferiti: “che figo”, “che bono”, “ha le 3 B”, “non è che gliela darei, gliela tirerei proprio”.
Un trionfo di oscenità in un oceano di corruzione, questa è la mia vita.
Mi fermo qui per ora; il post è già eccessivamente verboso. Continuerò a parlarvi di me in futuro se lo vorrete. Qualora, nel frattempo, voleste approfondire uno o più aspetti o soddisfare qualche curiosità, resterò nei paraggi.
Che mi crediate o no, quella sopra -sebbene in frammenti- è la verità più pura su me stesso, il minimo che potessi fare per dimostrarvi il rispetto che provo nei confronti di questa comunità; ve ne prometto altrettanta.
Al netto delle volgarità gratuite e spesso svilenti, comprendo perfettamente la condizione che sentite vostra, apprezzo la vostra temerarietà e ammiro l’evidente volontà di persistere, nonostante possiate a tratti affermare l’esatto opposto.
Sono, dovrei dire “ero”, uno dei -ne sono certo- numerosi utenti anonimi qui; non credo però possiate immaginare a quale tipologia, ammesso che ne esista una in cui incasellarmi, io appartenga.
Nonostante non abbia mai interagito prima d’ora, ho assorbito i concetti sottesi nel lessico che utilizzate senza, ahimè, riuscire ancora a padroneggiarlo. Non mi resta dunque che presentarmi e lasciare che siate voi ad offrire una valutazione.
Ho 40 anni, laurea (una di quelle che consentono il “doppio titolo”), due master e oltre 20 anni di esperienza professionale (primo incarico 18 anni), preferisco non indicare in quale campo. Da poco ho assunto un nuovo incarico per un’importante e nota multinazionale in una posizione di rilievo (~80k RAL + benefit auto et similia, per indicarvi una magnitudo pur restando sul vago; comprenderete di certo.). Il mio “bell’aspetto” (normale, se chiedeste un’autovalutazione), proprietà di linguaggio e IQ (~2% Mensa) hanno sempre reso semplice relazionarmi con l’altro sesso, di qualsiasi estrazione e/o levatura esse appartenessero; più che “relazionarmi”, “piacere a..” sarebbe un’espressione maggiormente accurata. Ho avuto un numero indefinito di esperienze fin dall’adolescenza, anche con tre persone diverse nella stessa giornata; attualmente ho una relazione “stabile” e altre due relazioni parallele -le altre conoscono la mia situazione in merito alla principale, ciò nonostante, si dichiarano innamorate e attendono il momento di poter prendere il posto della principale. Potrei raccontarvi delle situazioni, sostanzialmente quotidiane, che probabilmente etichettereste come “crudezze” senza precedenti, proseguire descrivendo la mia vita “straordinaria” -nel senso letterale del termine, non in accezione positiva- ma non sto condividendo informazioni qui per vantarmi, per ottenere approvazione o suscitare invidia.
Vi scrivo perché avevo desiderio di dirvi che, con l’eccezione del desiderio di resa e della cieca discriminazione che non condivido minimamente, avete ragione su tutta la linea. Nonostante l’impossibilità fattuale di assimilarmi a molti di voi, sento che siamo filosoficamente allineati: la Questione Umana appartiene e riguarda esclusivamente chi è depositario dei privilegi naturali; per tutti gli altri, non c’è alcuno spazio reale.
Io sono un privilegiato; non ritengo di avere alcun merito, sono stato solo sfacciatamente fortunato.
Ho il dovere ora di lasciarvi comprendere il motivo per cui ho inserito tutti quei dettagli sulla mia vita: sotto il mio apparire, nell’abisso della consapevolezza di sé, sento in maniera quasi esclusiva due distinte direttrici: la prima, un inflessibile, inestinguibile disprezzo generalizzato, concentrato inoltre per chi ignora la Verità -in particolare quella che viene condivisa qui-; il secondo, un desiderio di porre fine alla mia vita che mi accompagna sin dalla prima adolescenza (spero questo non si contrapponga alle regole del forum, non è in alcun modo un invito aperto). Ho un innato talento nel persuadere e conquistare, nel ferire ed infliggere dolore emotivo, perché lo conosco intimamente; si riconosce solo ciò che si conosce già, dopotutto.
Non tollero l’ingiustizia, per questo guardarmi allo specchio mi suscita disgusto. Non mi faccio foto e impedisco a chiunque di farmene; se dovessi finalmente morire, dovrebbero chiedere, per ricordarmi, ai miei genitori una foto di quasi trent’anni fa.
Ho trovato sempre rivoltante anche solo l’idea di andare con una prostituta e non ho mai, sottolineo mai, approcciato una ragazza; sono stato sempre “rimorchiato”, situazioni che -se interessanti- ho trasformato in sesso, occasionale o meno.
Mi comporto come un predatore, un ragno: l’unica vera differenza dalla controparte animale è costituita dalla mia sincera volontà di avvertire l’altra persona, anche se non ho mai avuto successo. Qualsiasi tentativo di distacco emotivo, di mettere in guardia le altre persone dal fatto di essere a un passo dalla psicopatia, di mettere sul tavolo il mio ADHD, di palesare la mia forte tendenza antisociale, sembra non produrre altro che un aumento del mio “fascino”, della mia desiderabilità. Sono come un premio da raggiungere: essere desiderata da lui, essere notata, essere considerata per una conversazione.
I commenti poi, i pensieri bisbigliati che tragicamente mi capita di intercettare o mi vengono riferiti: “che figo”, “che bono”, “ha le 3 B”, “non è che gliela darei, gliela tirerei proprio”.
Un trionfo di oscenità in un oceano di corruzione, questa è la mia vita.
Mi fermo qui per ora; il post è già eccessivamente verboso. Continuerò a parlarvi di me in futuro se lo vorrete. Qualora, nel frattempo, voleste approfondire uno o più aspetti o soddisfare qualche curiosità, resterò nei paraggi.
Che mi crediate o no, quella sopra -sebbene in frammenti- è la verità più pura su me stesso, il minimo che potessi fare per dimostrarvi il rispetto che provo nei confronti di questa comunità; ve ne prometto altrettanta.