Uscita e riflessione

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🕰️23:59🕰️

Well-known member
Premetto che io limito al massimo le relazioni con gli altri, giusto lo stretto necessario per vivere (sia uomini che donne, sia conoscenti che non).
Solitamente una volta ogni 3/4 settimane sento la necessità di uscire di casa, ovviamente da solo.
Trovo "rifugio" nel mio baretto di fiducia in estrema periferia (il classico bar che presenta qualche tavolino all'esterno nella penombra, in una zona dimenticata da dio, dove riesco a stare totalmente da solo). Adoro questo luogo perché anche il barista è molto discreto e si limita a dire buonasera e il costo delle birre che ho preso.
A questo punto, sorseggiando la mia birra ghiacciata, in uno stato di totale pace interiore, penso a quanto io sia un inetto in questa società e che l'unico momento di serenità che riesco ad avere è quando mi estraneo da essa e resto in totale solitudine.
Penso che se dovessi morire in quell'istante, a parte qualche parente, nessuno se ne accorgerebbe probabilmente per anni.
Mi piacerebbe sapere se anche ad altri capita di fuggire dalla società e provare benessere nella totale solitudine.
P.s La solitudine non mi rende felice ma sereno, la felicità non credo che esista o almeno non per me, quindi mi abbandono al cope della serenità.
 
Io personalmente dipende dal mood ho bisogno di isolarmi a periodi alterni tipo 1/2 ore durante la giornata per “ricaricarmi”, dopodiché sento la necessità di uscire con amici per sfogarmi altrimenti mi sento nervoso
 
La solitudine è una condizione che ci è stata data, e la tranquillità che ha essa proviene da un prezzo che paghiamo regolarmente, ovvero tristezza, ansia, malinconia e autocommiserazione. Io penso che sia opportuna in certi casi (anche se ricopre la maggior parte della mia vita) e in altri invece andrebbe messa da parte.
 
In realtà penso che nessuno sulla faccia della Terra possa dirsi sempre e comunque felice. La felicità è un picco che si raggiunge al verificarsi di alcuni eventi, poi è inevitabile il plateau.
Pensiero comune è che la felicità in continuo possa essere riservata ai semplici e agli stupidi, ma io non lo credo.
Penso che ottenere una solida serenità, con magari qualche picco di felicità, sia il massimo a cui può ambire una persona.
 
Un altro libro che mi ha dato un pugno nello stomaco è stato "la metamorfosi" di Kafka. Mi ci sono sentito totalmente rappresentato, con una crudezza devastante.
Letto anche quello (crudo). Un altro che ti consiglio, se non l'hai già fatto, è La coscienza di Zeno. Secondo me il miglior libro dove viene raccontata l'inettitudine dell'uomo. È più lungo e pesante, infatti ho fatto difficoltà a finirlo ma ne vale la pena.
 
In realtà penso che nessuno sulla faccia della Terra possa dirsi sempre e comunque felice. La felicità è un picco che si raggiunge al verificarsi di alcuni eventi, poi è inevitabile il plateau.
Pensiero comune è che la felicità in continuo possa essere riservata ai semplici e agli stupidi, ma io non lo credo.
Penso che ottenere una solida serenità, con magari qualche picco di felicità, sia il massimo a cui può ambire una persona.
Il problema è quando si vive da fantasmi nella totale inettitudine e si prova un briciolo di serenità 1 volta al mese
 
Il problema è quando si vive da fantasmi nella totale inettitudine e si prova un briciolo di serenità 1 volta al mese
Scusa, lo davo come sottinteso: la serenità è, a mio avviso, l'obiettivo a cui tendere, non dico sia facile o che sia una condizione scontata a cui è facile arrivare e che manca solo a te.
Parti dal presupposto che anche "la felicità" non è che ti fa camminare per tutta la vita a tre metri da terra ed è spesso una questione di punti di vista.
La metà della popolazione mondiale (contati male circa quattro miliardi di persone) sarebbe straordinariamente felice di poter mangiare tre volte al giorno più o meno tutto quello che vuole, dormire al caldo d'inverno e al fresco d'estate, avere direttamente nella propria casa (e questo vuol già dire averne una) energia elettrica, gas e acqua potabile. Anche cagare non nello stesso posto dove mangia potrebbe trovarlo eccezionale.
Tutte banalità che noi diamo per scontate, che soddisfano bisogni primari forse ancora più del sesso e delle relazioni.
Eppure questo fa di noi uomini felici o sereni? No, e nemmeno potrebbe farlo.
 
Letto anche quello (crudo). Un altro che ti consiglio, se non l'hai già fatto, è La coscienza di Zeno. Secondo me il miglior libro dove viene raccontata l'inettitudine dell'uomo. È più lungo e pesante, infatti ho fatto difficoltà a finirlo ma ne vale la pena.
Sicuramente lo leggerò, non ho paura delle letture pesanti, ho letto altre volte mattoni sia come numero di pagine che argomenti.
 
Premetto che io limito al massimo le relazioni con gli altri, giusto lo stretto necessario per vivere (sia uomini che donne, sia conoscenti che non).
Solitamente una volta ogni 3/4 settimane sento la necessità di uscire di casa, ovviamente da solo.
Trovo "rifugio" nel mio baretto di fiducia in estrema periferia (il classico bar che presenta qualche tavolino all'esterno nella penombra, in una zona dimenticata da dio, dove riesco a stare totalmente da solo). Adoro questo luogo perché anche il barista è molto discreto e si limita a dire buonasera e il costo delle birre che ho preso.
A questo punto, sorseggiando la mia birra ghiacciata, in uno stato di totale pace interiore, penso a quanto io sia un inetto in questa società e che l'unico momento di serenità che riesco ad avere è quando mi estraneo da essa e resto in totale solitudine.
Penso che se dovessi morire in quell'istante, a parte qualche parente, nessuno se ne accorgerebbe probabilmente per anni.
Mi piacerebbe sapere se anche ad altri capita di fuggire dalla società e provare benessere nella totale solitudine.
P.s La solitudine non mi rende felice ma sereno, la felicità non credo che esista o almeno non per me, quindi mi abbandono al cope della serenità.
Non sei tu ad essere inetto, quanto è la società ad essere febbrile.. e non adeguarsi significa semplicemente non ammalarsi, non diventare un comune burattino manovrato da marionettosti perversi. ( Più o meno è la filosofia di “Zeno Cosini” dello scrittore Italo Svevo ).
Come scritto in altri post, anche io amo la solitudine! 😀🥂
 
Premetto che io limite al massimo le relazioni con gli altri, giusto lo stretto necessario per vivere (sia uomini che donne, sia conoscenti che non).
Solitamente una volta ogni 3/4 settimane sento la necessità di uscire di casa, ovviamente da solo.
Trovo "rifugio" nel mio baretto di fiducia in estrema periferia (il classico bar che presenta qualche tavolino all'esterno nella penombra, in una zona dimenticata da dio, dove riesco a stare totalmente da solo). Adoro questo luogo perché anche il barista è molto discreto e si limita a dire buonasera e il costo delle birre che ho preso.
A questo punto, sorseggiando la mia birra ghiacciata, in uno stato di totale pace interiore, penso a quanto io sia un inetto in questa società e che l'unico momento di serenità che riesco ad avere è quando mi estraneo da essa e resto in totale solitudine.
Penso che se dovessi morire in quell'istante, a parte qualche parente, nessuno se ne accorgerebbe probabilmente per anni.
Mi piacerebbe sapere se anche ad altri capitati di fuggire dalla società e provare benessere nella totale solitudine.
Ps La solitudine non mi rende felice ma sereno, la felicità non credo che esista o almeno non per me, quindi mi abbandono al cop della serenità.
Che poi che barba questa idea che bisogna essere sempre forti, belli, smart, supercompetitivi, iperfrenetici agli occhi della società (e delle persone).
Nella vita comunque si cresce secondo i propri naturali passi 👣 scanditi da un orologio biologico personale 🕰️ differente da quello altrui: chi prima, chi dopo non ha alcuna importanza, l'importante è virtuosamente non arrendersi!🙂😀
 
Premetto che io limito al massimo le relazioni con gli altri, giusto lo stretto necessario per vivere (sia uomini che donne, sia conoscenti che non).
Solitamente una volta ogni 3/4 settimane sento la necessità di uscire di casa, ovviamente da solo.
Trovo "rifugio" nel mio baretto di fiducia in estrema periferia (il classico bar che presenta qualche tavolino all'esterno nella penombra, in una zona dimenticata da dio, dove riesco a stare totalmente da solo). Adoro questo luogo perché anche il barista è molto discreto e si limita a dire buonasera e il costo delle birre che ho preso.
A questo punto, sorseggiando la mia birra ghiacciata, in uno stato di totale pace interiore, penso a quanto io sia un inetto in questa società e che l'unico momento di serenità che riesco ad avere è quando mi estraneo da essa e resto in totale solitudine.
Penso che se dovessi morire in quell'istante, a parte qualche parente, nessuno se ne accorgerebbe probabilmente per anni.
Mi piacerebbe sapere se anche ad altri capita di fuggire dalla società e provare benessere nella totale solitudine.
P.s La solitudine non mi rende felice ma sereno, la felicità non credo che esista o almeno non per me, quindi mi abbandono al cope della serenità.
Io spesso fugo dalla società stando in campagna, in mezzo alla natura.
Ma in campagna non mi sento poi tanto solo. La solitudine, quella vera, la percepisco quando cammino in paese e non si vede quasi nessuno.
 
Riassumendo: guarda quelli che stanno peggio di te e tirati su il morale. È l'unica cosa che funziona.
Quanto scritto è un motto vincente 🙂 specie per chi è di carattere più frugale ed introverso. Un motto però soffocato da una società capitalistica ed individualista che ci spinge ad entrare in competizione col prossimo, a ostentare continuamente il proprio ego (vedi ad esempio i social network), a non stare indietro con i tempi.

Almeno avere Pochi Amici che ti appoggiano tirandoti su di morale.. è già essa stessa una Grande & Vera Ricchezza! 💎
 
Io spesso fugo dalla società stando in campagna, in mezzo alla natura.
Ma in campagna non mi sento poi tanto solo. La solitudine, quella vera, la percepisco quando cammino in paese e non si vede quasi nessuno.
Sii 😀 gli ambienti amoeni descritti dalle “Bucoliche” virgiliane (I d.C.), dove gli agricoltori, es: Titiro e Melibeo, contemplano il bel lavoro dei campi. Alcuni pastori poi intonano armoniosi canti agli dei per mezzo di cembali, cetre e lire; qualcuno di essi finisce allegramente per ubriacarsi di vino 🍷 durante i festeggiamenti in onore del Dio Bacco 🍇.
Davvero il massimo per un amante introverso della Natura!🏞️🌳🏕️
 
Sii 😀 gli ambienti amoeni descritti dalle “Bucoliche” virgiliane (I dC), dove gli agricoltori, es: Titiro e Melibeo, contemplano il bel lavoro dei campi. Alcuni pastori poi intonano armoniosi canti agli dei per mezzo di cembali, cetre e lire; qualcuno di essi finisce allegramente per ubriacarsi di vino 🍷 durante i festeggiamenti in onore del Dio Bacco 🍇.
Davvero il massimo per un amante introverso della Natura!🏞️🌳🏕️
Secondo me abbiamo ritrovato Ogrod. Vecchio mio.
 
Secondo me abbiamo ritrovato Ogrod. Vecchio mio.
Ahahaha giuro non so chi sia.
Sentito nominare per la prima volta da GeloIntenso qui, pensavo si riferisse ad un criminale.. ma forse era il nick di un abituale frequentatore del forum.
In verita io leggo il forum da tempo per le crudezze ricevute, come valvola antistress. Nel vecchio forum c'era Asintomatico come mod e poi ricordo un post simpatico di uno hahah che beveva limoncelli e birre all'Oktober Fest in Germania e si risveglió tutto stordito dicendo “Non mi lavo nemmeno a casa perché è una vita di merda” hahahahahhahah . Viaggiava nel pulmann diretto in Germania vicino un grassone che faceva puzzette xD. Mangiava salmoni affumicati come rinforzanti per riprendersi dalle sbornie.

D recente mi sono iscritto qui partecipando attivamente alle discussioni, ma no non sono Ogrod xD.
 
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