Il "capitalismo dei sentimenti" è un termine che ho usato varie volte in passato e che oggi ho scoperto essere stato davvero coniato e analizzato in alcuni libri, purtroppo ad opera di una np.
Tuttavia la tesi che sostiene la "NPcercatrice" è la stessa che ho sostenuto in altri thread: Le emozioni e i sentimenti sono stati trasformati, nel nuovo paradigma della società moderna, in risorse economiche, gestite e commercializzate come beni di consumo materiali. Questo porta a mettere al primo posto la performance, sempre e comunque, a discapito di tutte le emozioni umane.
La terribile conseguenza è che tale processo porta all'alienazione degli individui, soprattutto coloro i quali non riescono a rispettare tali standard, e alla perdita della propria identità. Tutto questo inteso come processo autoalimentato dalla modernità in maniera intrinseca e senza considerare il "boost" malsano, dato a questo dall'establishment e tutto ciò che da esso è controllato (politica, multinazionali, informazione).
Immaginate che io sia una persona che adora la campagna, vive e lavora in mezzo i campi. Una volta sarei andato in concessionaria e avrei acquistato un bel pandino a 2000€ e sarei stato felice perchè era davvero adatto a me, alla mia vita a ciò che facevo, alla mia portata, affidabile in contesti agricoli e montani.
Immaginate che adesso nel 2025 vado in concessionaria ma per la mia campagna scelgo un ferrari da 200000€, perchè "per me solo il meglio, io valgo tanto e voglio tanto", salvo poi farmi e debiti e restare con un auto non adatta e me, non alla mia portata, per nulla affidabile in ciò che è il mio stile di vita. O peggio ancora dire "voglio il ferrari, o lui o niente, preferisco restare a piedi che comprare un brutto pandino (basso e agato). E mentre la mia ferrari continua a farsi guidare da tutta la città, il pandino è lì che mi guarda, ormai arrugginito in concessionaria, consapevole che avrebbe potuto darmi tutto ciò che mi serviva e che ha passato la vita chiuso in concessionaria ad oliarsi i pistoni.
Tuttavia la tesi che sostiene la "NPcercatrice" è la stessa che ho sostenuto in altri thread: Le emozioni e i sentimenti sono stati trasformati, nel nuovo paradigma della società moderna, in risorse economiche, gestite e commercializzate come beni di consumo materiali. Questo porta a mettere al primo posto la performance, sempre e comunque, a discapito di tutte le emozioni umane.
La terribile conseguenza è che tale processo porta all'alienazione degli individui, soprattutto coloro i quali non riescono a rispettare tali standard, e alla perdita della propria identità. Tutto questo inteso come processo autoalimentato dalla modernità in maniera intrinseca e senza considerare il "boost" malsano, dato a questo dall'establishment e tutto ciò che da esso è controllato (politica, multinazionali, informazione).
Immaginate che io sia una persona che adora la campagna, vive e lavora in mezzo i campi. Una volta sarei andato in concessionaria e avrei acquistato un bel pandino a 2000€ e sarei stato felice perchè era davvero adatto a me, alla mia vita a ciò che facevo, alla mia portata, affidabile in contesti agricoli e montani.
Immaginate che adesso nel 2025 vado in concessionaria ma per la mia campagna scelgo un ferrari da 200000€, perchè "per me solo il meglio, io valgo tanto e voglio tanto", salvo poi farmi e debiti e restare con un auto non adatta e me, non alla mia portata, per nulla affidabile in ciò che è il mio stile di vita. O peggio ancora dire "voglio il ferrari, o lui o niente, preferisco restare a piedi che comprare un brutto pandino (basso e agato). E mentre la mia ferrari continua a farsi guidare da tutta la città, il pandino è lì che mi guarda, ormai arrugginito in concessionaria, consapevole che avrebbe potuto darmi tutto ciò che mi serviva e che ha passato la vita chiuso in concessionaria ad oliarsi i pistoni.