Critica al "capitalismo dei sentimenti"

🕰️23:59🕰️

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Blackpillato
Il "capitalismo dei sentimenti" è un termine che ho usato varie volte in passato e che oggi ho scoperto essere stato davvero coniato e analizzato in alcuni libri, purtroppo ad opera di una np.
Tuttavia la tesi che sostiene la "NPcercatrice" è la stessa che ho sostenuto in altri thread: Le emozioni e i sentimenti sono stati trasformati, nel nuovo paradigma della società moderna, in risorse economiche, gestite e commercializzate come beni di consumo materiali. Questo porta a mettere al primo posto la performance, sempre e comunque, a discapito di tutte le emozioni umane.
La terribile conseguenza è che tale processo porta all'alienazione degli individui, soprattutto coloro i quali non riescono a rispettare tali standard, e alla perdita della propria identità. Tutto questo inteso come processo autoalimentato dalla modernità in maniera intrinseca e senza considerare il "boost" malsano, dato a questo dall'establishment e tutto ciò che da esso è controllato (politica, multinazionali, informazione).
Immaginate che io sia una persona che adora la campagna, vive e lavora in mezzo i campi. Una volta sarei andato in concessionaria e avrei acquistato un bel pandino a 2000€ e sarei stato felice perchè era davvero adatto a me, alla mia vita a ciò che facevo, alla mia portata, affidabile in contesti agricoli e montani.
Immaginate che adesso nel 2025 vado in concessionaria ma per la mia campagna scelgo un ferrari da 200000€, perchè "per me solo il meglio, io valgo tanto e voglio tanto", salvo poi farmi e debiti e restare con un auto non adatta e me, non alla mia portata, per nulla affidabile in ciò che è il mio stile di vita. O peggio ancora dire "voglio il ferrari, o lui o niente, preferisco restare a piedi che comprare un brutto pandino (basso e agato). E mentre la mia ferrari continua a farsi guidare da tutta la città, il pandino è lì che mi guarda, ormai arrugginito in concessionaria, consapevole che avrebbe potuto darmi tutto ciò che mi serviva e che ha passato la vita chiuso in concessionaria ad oliarsi i pistoni.
 
Tutto sommato credo lo si possa far rientrare sotto il "capitalismo della sorveglianza", perché questa tendenza a mercificare e influenzare o addirittura provocate emozioni ed aspettative al fine di guadagnarci sopra è una parte fondamentale per quelle aziende che vogliono fare in modo che lo spazio tra vita privata e mondo digitale si annulli sempre di più. Tra l'altro è da notare che, mentre siamo incoraggiati ad esternare sempre più spesso le nostre opinioni ed emozioni online, indipendentemente da quanto siano stupide o non richieste, siamo sempre meno portati alla comunicazione nella vita reale, il che porta necessariamente ad alienazione e disagi sociali.

Non sono un utopista né un rivoluzionario, ma l'unico modo per uscirne è una catastrofe o una crisi di dimensioni notevoli che faccia collassare il nostro sistema, altre vie di fuga collettive non esistono. Solo i singoli individui possono sottrarsi a questo paradigma, ma con la conseguenza che si sentirebbero ancora più soli perché verrebbe meno quella illusione di socialità che il rincorrere gli stessi obiettivi inutili dà.
 
Il "capitalismo dei sentimenti" è un termine che ho usato varie volte in passato e che oggi ho scoperto essere stato davvero coniato e analizzato in alcuni libri, purtroppo ad opera di una np.
Tuttavia la tesi che sostiene la "NPcercatrice" è la stessa che ho sostenuto in altri thread: Le emozioni e i sentimenti sono stati trasformati, nel nuovo paradigma della società moderna, in risorse economiche, gestite e commercializzate come beni di consumo materiali. Questo porta a mettere al primo posto la performance, sempre e comunque, a discapito di tutte le emozioni umane.
La terribile conseguenza è che tale processo porta all'alienazione degli individui, soprattutto coloro i quali non riescono a rispettare tali standard, e alla perdita della propria identità. Tutto questo inteso come processo autoalimentato dalla modernità in maniera intrinseca e senza considerare il "boost" malsano, dato a questo dall'establishment e tutto ciò che da esso è controllato (politica, multinazionali, informazione).
Immaginate che io sia una persona che adora la campagna, vive e lavora in mezzo i campi. Una volta sarei andato in concessionaria e avrei acquistato un bel pandino a 2000€ e sarei stato felice perchè era davvero adatto a me, alla mia vita a ciò che facevo, alla mia portata, affidabile in contesti agricoli e montani.
Immaginate che adesso nel 2025 vado in concessionaria ma per la mia campagna scelgo un ferrari da 200000€, perchè "per me solo il meglio, io valgo tanto e voglio tanto", salvo poi farmi e debiti e restare con un auto non adatta e me, non alla mia portata, per nulla affidabile in ciò che è il mio stile di vita. O peggio ancora dire "voglio il ferrari, o lui o niente, preferisco restare a piedi che comprare un brutto pandino (basso e agato). E mentre la mia ferrari continua a farsi guidare da tutta la città, il pandino è lì che mi guarda, ormai arrugginito in concessionaria, consapevole che avrebbe potuto darmi tutto ciò che mi serviva e che ha passato la vita chiuso in concessionaria ad oliarsi i pistoni.
Stranamente mi trovi d'accordo, anche se non comprendo la necessità di sottolineare np o di inserire cercatrice tra virgolette
Comunque oggettivamente parlando la maggior parte delle persone desidera essere vista, ammirata e in pimis invidiata. E da ciò nasce l’ossessione per il “di più”, per l’eccellenza ostentata e soprattutto per il confronto perenne con gli altri. Questo si espande anche alla ricerca di un partner.. un tempo l’amore era qualcosa di intimo, discreto e autentico.. si amava chi ci faceva stare bene e ci si accontentava delle piccole cose... oggi nella maggior parte dei casi non è così, si preferirà quasi sempre un regalo costoso scelto con poco amore o la ferrari di cui parli, che per esempio una lettera scritta a mano o un fiore raccolto, gesti pensati e sentiti. Non cerchiamo più ciò che ci fa effettivamente stare bene, ma ciò che può farci apparire migliori agli occhi delle altre persone
Emozioni, corpi, attenzioni e relazioni sono trattati come beni posizionali, la cui utilità non è intrinseca ma deriva dal confronto con ciò che possiedono o mostrano gli altri... poi c'è ovviamente l'eccezione, non tutti sono così
 
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