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Monica Guerritore (66 anni) e Giacomo Gianniotti (35) in una scena della serie Inganno
La serie Netflix *Inganno*, diretta da Pappi Corsicato e scritta da Teresa Ciabatti, Eleonora Cimpanelli, Flaminia Gressi e Michela Straniero, racconta la storia di Gabriella De Rosa (Monica Guerritore), una sessantenne che si innamora del giovane Elia Marini (Giacomo Gianniotti), scatenando tensioni familiari. *Inganno*, adattamento della serie inglese *Gold Digger*, affronta il tabù delle relazioni tra donne mature e uomini più giovani, come quello tra Brigitte Trogneux ed Emmanuel Macron, in contrasto con la diversa percezione delle coppie con anziani maschi, come Donald Trump e Melania Knauss.
Il dibattito sul corpo femminile invecchiato è centrale: Lidia Ravera e la ginecologa Stefania Piloni denunciano il retaggio culturale che considera normale il desiderio negli uomini anziani ma inappropriato nelle donne. Come già sottolineato da Susan Sontag in *Invecchiare: due pesi due misure*, si evidenzia il diritto delle donne di desiderare, oltre gli stereotipi legati alla loro età.
La top model Heidi Klum, 51 anni, con il marito Tom Kaulitz, 35 anni
Lidia Ravera si interroga sul tabù che riguarda il rapporto madre-figlio e che non vale al contrario con i padri e le figlie. Dice: «Ogni relazione si basa su archetipi antichi. C’è l’amore fraterno, quello coniugale, quello mistico. C’è l’amore della piccola Elettra, la bambina che desidera sedurre il padre e compete per questo con la madre. E c’è l’amore del piccolo Edipo, il bambino che desidera possedere la madre e volentieri ammazzerebbe il padre. Entrambi “i complessi” raggiungono il loro massimo fulgore fra i tre e i sei anni d’età. Poi si superano. Ma mentre Elettra continua per tutta la vita ad avere un penchant per i maschi più anziani, a Edipo non passa neppure per la testa di innamorarsi di una donna più grande. È un tipo di desiderio che non viene ammesso. Per loro la madre è stata il primo amore e poi non lo è più. Mentre ogni bambina innamorata del padre resta innamorata di lui per tutta la vita, a beneficio di tutti i presunti padri che ne guadagnano nelle loro relazioni con donne più giovani».
Anne Bancroft (1931-2005) e Dustin Hoffman in Il laureato (1967), film di Mike Nichols che la rese famosa. Durante la carriera ha vinto un premio Oscar, due Golden Globe e 3 BAFTA
C’è poi un altro grande malinteso, che vizia e inquina la retorica sulle donne. Ed è che dopo la menopausa non possano più provare desiderio. Quanto non sia vero aveva provato a raccontarlo il film inglese Il piacere è tutto mio, dove Emma Thompson interpreta una vedova alla ricerca dell’orgasmo. Anche su questo Piloni ha da aggiungere qualcosa: «Le donne in menopausa sono ancora ardenti, il desiderio femminile ha vita lunga. La scintilla del testosterone non riguarda solo gli uomini. Ci sono donne che a 60 anni sono sessualmente più attive di donne di 20 e anche più disinibite. Hanno maggior consapevolezza del loro piacere, raramente fingono un orgasmo, non vogliono accontentare un uomo, vogliono accontentare sé stesse. L’esperienza e la consapevolezza le spingono a cercare non solo relazioni di qualità, ma anche sesso di qualità». Non a caso da anni molti farmaci sono dedicati proprio alla bellezza della sessualità femminile dopo la menopausa. «Ma se tutti gli uomini sanno di poter ricorrere a una pastiglietta per avere una pronta erezione a qualsiasi età, poche donne sanno che ci sono farmaci, come l’ospemifene, una crema vulvare al testosterone, per mantenere vivace la sessualità femminile nel tempo».
Lidia Ravera aggiunge una riflessione in più: «Il desiderio non scompare con gli anni perché la vecchiaia è una parte della vita, e tu da vecchia continui a essere quello che eri». E insiste che «la vita dovrebbe durare tutta la vita, invece per le donne dura solo due terzi: negli anni dalla mezza età in avanti le donne diventano trasparenti, non esistono, non sono più titolari del desiderio. O scompaiono, o riescono a essere accettate a sedere a tavola con gli altri solo nel fantastico ruolo di nonna. Il sesso della nonna provoca il riso o il ribrezzo. Perché?». Suggerisce di rileggere Susan Sontag, che già nel suo saggio del 1972 Invecchiare: due pesi due misure denunciava la discrepanza tra l’invecchiamento maschile e quello femminile, con gli uomini nobilitati dall’avere più esperienza, più intelligenza, forse più tenerezza e capacità di ascolto che crescono con l’età, per certo più cultura e più soldi, mentre le donne quando smettono di essere un corpo sono finite. «Per la maggior parte delle donne l’invecchiamento è un umiliante processo di graduale squalifica sessuale. Poiché si ritiene che la massima desiderabilità delle donne coincida con la prima giovinezza, dopo la quale il loro valore sessuale è in costante calo», leggiamo nel libro di Sontag Sulle donne, che Einaudi ha pubblicato questa estate con la prefazione di Benedetta Tobagi.
La copertina di Sulle donne, di Susan Sontag (1933-2004)
«Le donne sono considerate natura e non cultura», insiste Ravera. «Se tu assumi profondamente che le donne non sono funzioni degli uomini ma sono persone, esattamente come gli uomini, ne discende che l’amore o il sesso di una donna di 60-70- 80 anni non è fonte né di grottesco né di umiliazione. È semplicemente normale, e non dovrebbe nemmeno fare notizia». Da qui, la nuova parola d’ordine: «Lo slogan che riassume il senso di questa lotta è: “Per una vita che duri tutta la vita”. E non soltanto due terzi, lasciando gli ultimi trent’anni vuoti. O abitati dalla rassegnazione».