Va bene ecco di seguito ciò che penso.
l'Italia nel 1945 esce a terra dalla seconda guerra mondiale, con una popolazione relativamente giovane rispetto ad adesso, viene inserita nel blocco degli alleati, riesce a beneficare del piano Marshall e si ritrova in un contesto, quello europeo, dove c'era bisogno di tutto, il paese in poco tempo riesce ad industriallizarsi ed i primi risvolti della comunità europa si vedono, a partire dai primi anni sessanta al nord sorgono fabbriche, i primi capannoni, la gente trova lavoro con facilità, a Milano si vedevano fabbriche con migliaia di persone, uomini e donne con un lavoro che mantenevano 4/5 figli e compravano casa in 10 anni.
La gente inizia ad andare in vacanza, a mandare i figli alle superiori, a cambiare macchina, nel nord Italia, nel contesto in cui vivo, ci sono persone che passarono della povertà a farsi il capannone, la villa e la macchina bella, l'economia tirava, chiunque poteva mantenersi con un lavoro normale da dipendente, senza qualifiche o particolari capacità.
I vantaggi c'erano anche per coloro che studiavano, molte delle facoltà oggi inflazionate, in particolare quelle umanistiche, all'epoca avrebbero garantito carriere che oggi non sono nemmeno immaginabili per coloro che le frequentano, e anche per gli studenti di economia ed ingegneria le cose e le prospettive erano migliori, è doveroso tuttavia precisare che l'università all'epoca era molto più difficile di oggi(vedere la descrizione di une esame di medicina, credo farmacologia, descritto come un vero e proprio inferno, fornita da Giampiero Giron, oggi anestetista di quasi ottant'anni prossimo alla pensione).
La vita da imprenditore era molto più semplice, l'economia tirava, la burocrazia comparata con il livello odierno era inesistente e la pressione fiscale ridotta, la competizione era minore(la Cina era un paese di contadini e non era diventata la fabbrica del mondo, cosa che a noi italiani ha fatto solo danni), il costo dell'energia basso rispetto ad oggi(comunque più alto di altri paesi europei, bisogna precisarlo), le prospettive per il futuro erano quelle di una crescita costante.
L'accesso al credito era facile, bastava una chiacchierata con un direttore della filiale della banca di paese e avevi i soldi, perché sia te che la banca per lavorare dovevate fare così, il sistema, nonostante una corruzione che iniziava ad aumentare e una classe politica di malfattori, funzionava.
Poi sono arrivati i mitici anni ottanta, i soldi girano ancora di più, i capannoni diventano più grandi, la gente compra la seconda casa, qualche fortunato va in pensione con 15 anni di contributi, l'economia diventa sempre più finanziarizzata, la borsa di milano in quegli anni schizza, il mercato unico europeo ed i suoi benefici, uniti ad una moneta debole che favoriva le esportazioni(nonostante i primi segni una produttività in calo si vedevano), fanno si che l'Italia potesse fare il suo ultimo sprint, l'ultimo ruggito di un animale ormai avviatosi nella fase della vecchiaia.
Dopo la prima metà degli anni novanta le cose iniziano a finire, il debito pubblico ormai esplode, la prima repubblica crolla, la natalità diminuisce, sono necessarie riforme drastiche alle pensioni, ai conti pubblici, le tasse aumentano, la burocrazia inizia a diventare eccessiva e la Cina inizia a industrializzarsi ed entra nell' organizzazione mondiale del commercio.
Dal duemila in poi prima della crisi del 2008 si vedono gli ultimi segni di benessere di un paese ormai vecchio, stanco, illuso e prossimo all'impoverimento, la crisi colpisce forte, un debito pubblico già insostenibile mette ormai a dura prova le casse dello stato, la cui risposta alla crisi è flebile, il lavoro diminuisce sempre di più, le tasse al contrario ormai mangiano il 50/60% del guadagno, i servizi sono sempre più scadenti, sanità al collasso, scuole a pezzi e con un livello di istruzione pietoso, le fabbriche licenziano, chiudono, e quelle che sopravvivono lo fanno perché sono piccole imprese familiari dove lavora il figlio, il fratello, ecc.
Una volta con poco potevi partire convinto di un futuro migliore, oggi nella migliore delle ipotesi ti troveresti massacrato da tasse, burocrazia, spese, guadagni ridotti stress, nella peggiore e più realistica avresti chiuso e non lavoreresti.
Se invece avessi studiato nella migliore delle ipotesi di ritrovi a spendere molti soldi per un università e a lavorare per uno stipendio medio(salvo pochi casi), con un tenore di vita pari a quello di uno con la terza media di sessant'anni fa, forse meno, nella peggiore giri tra contratti di stage, apprendistato, dopo una laurea umanistica che non ti permette di lavorare.
Non penso che il crollo sarà veloce e rovinoso, salvo imprevedibili shock esterni, piuttosto ci potrebbe essere un continuo e lento declino, gli unici che possono scalare l'ascensore sociale se così si può dire sono coloro che possiedono un grande talento sportivo o che diventano influencer(categoria che personalmente detesto),anche se nel caso di questi ultimi mi guarderei dagli sviluppi dell'intelligenza artificiale.
In conclusione, per chi non è nato in una famiglia ricca, ma ha voglia di lavorare/studiare, impari l'inglese bene e vada, qui in Italia ormai è finito tutto.