Cope Contemplare il vuoto

Giustificazioni creative e scuse esistenziali

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Blackpillato
Utente storico
Va premesso che bene o male ognuno di noi,se chiamato di fronte alla morte, manifesterà tutta la sua forza vitale.
Ho scaricato il video di un tizio che ricorda di come,se uno pensa di fare un bel "self checkout",da quel momento in poi è libero di fare tutto ciò che vuole, perché tanto,se devi già crepare, perché mai dovresti limitarti?
Cosa può succedere di peggio della morte a questo mondo?
Le torture e le sofferenze croniche sono le uniche cose.

Anche aver fallito,o condurre una vita senza senso,sono cose relativamente "accantonabili" di fronte alla morte, perché da lì in poi puoi fare tutto.

Mi chiedevo cosa può provare un costruttore,che ha speso 10 anni a impilare mattoni per costruire una torre,ma poi un invasore arriva e la demolisce in 2 giorni.
La sofferenza dev'essere atroce.

Le nostre vite essendo costruite prevedono percorsi e obbiettivi che vanno costruiti in molto tempo,sia per darvi un senso,sia perché il concetto di sopravvivenza è cambiato.

Molto molto tempo fa,la sofferenza era immediata e propedeutica alla sopravvivenza,ti scotti,soffri, così ti ricordi che non devi toccare le cose bollenti.
Oggi non è così.
La sofferenza è enorme perché so attribuisce la vita,la propria identità a progetti,a cose,che spesso falliscono o scompaiono,si rovinano,ti vengono portate via, smettono di essere importanti per te,non si rivelano come le credevi
Questo è un grande aiuto di fronte alle difficoltà.

L'unica reale difficoltà dopo un po' è trovare la forza di avanzare e fare,di fronte a un mondo muto e distante,senza senso.
Io continuo a farneticare sulla tavola del cesso e intanto qualche indiano ha perso un arto in cantiere,e qualche sud americano sta venendo sventrato per girare uno snaff movie.
Tanta confusione e tante cose prive di senso.
 
Ho rischiato di morire quattro volte in vita mia ma dopo lo shock iniziale è come se il cervello resettasse l'accaduto lasciandoti però sempre meno energie e quindi la volontà di aggrapparti all'idea stessa di vita, introiettando l'idea che la morte debba essere meritata e che bisogna presentarsi in maniera degna al cospetto di essa. Per l'appunto, contemplare un vuoto ed identificarsi in esso per stare tranquilli,un vuoto mentale in pace con sé stessi in attesa dell'altro vuoto che andrà a colpire l'involucro fisico che lo contiene. Sebald nel suo libro "Storia naturale della distruzione" descrisse le scene di adattamento al vuoto dopo un bombardamento in una città tedesca, immagini in cui la morte era diventata vita nella mente di coloro che l'avevano subita ed accettata come naturale appendice dell'essere.
 
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Va premesso che bene o male ognuno di noi,se chiamato di fronte alla morte, manifesterà tutta la sua forza vitale.
Ho scaricato il video di un tizio che ricorda di come,se uno pensa di fare un bel "self checkout",da quel momento in poi è libero di fare tutto ciò che vuole, perché tanto,se devi già crepare, perché mai dovresti limitarti?
Cosa può succedere di peggio della morte a questo mondo?
Le torture e le sofferenze croniche sono le uniche cose.

Anche aver fallito,o condurre una vita senza senso,sono cose relativamente "accantonabili" di fronte alla morte, perché da lì in poi puoi fare tutto.

Mi chiedevo cosa può provare un costruttore,che ha speso 10 anni a impilare mattoni per costruire una torre,ma poi un invasore arriva e la demolisce in 2 giorni.
La sofferenza dev'essere atroce.

Le nostre vite essendo costruite prevedono percorsi e obbiettivi che vanno costruiti in molto tempo,sia per darvi un senso,sia perché il concetto di sopravvivenza è cambiato.

Molto molto tempo fa,la sofferenza era immediata e propedeutica alla sopravvivenza,ti scotti,soffri, così ti ricordi che non devi toccare le cose bollenti.
Oggi non è così.
La sofferenza è enorme perché so attribuisce la vita,la propria identità a progetti,a cose,che spesso falliscono o scompaiono,si rovinano,ti vengono portate via, smettono di essere importanti per te,non si rivelano come le credevi
Questo è un grande aiuto di fronte alle difficoltà.

L'unica reale difficoltà dopo un po' è trovare la forza di avanzare e fare,di fronte a un mondo muto e distante,senza senso.
Io continuo a farneticare sulla tavola del cesso e intanto qualche indiano ha perso un arto in cantiere,e qualche sud americano sta venendo sventrato per girare uno snaff movie.
Tanta confusione e tante cose prive di senso.
Per tanti però la morte può essere una liberazione da una vita percepita come assurda e dolorosa.
 
Ho rischiato di morire quattro volte in vita mia ma dopo lo shock iniziale è come se il cervello resettasse l'accaduto lasciandoti però sempre meno energie e quindi la volontà di aggrapparti all'idea stessa di vita, introiettando l'idea che la morte debba essere meritata e che bisogna presentarsi in maniera degna al cospetto di essa. Per l'appunto, contemplare un vuoto ed identificarsi in esso per stare tranquilli,un vuoto mentale in pace con sé stessi in attesa dell'altro vuoto che andrà a colpire l'involucro fisico che lo contiene. Sebald nel suo libro "Storia naturale della distruzione" descrisse le scene di adattamento al vuoto dopo un bombardamento in una città tedesca, immagini in cui la morte era diventata vita nella mente di coloro che l'avevano subita ed accettata come naturale appendice dell'essere.
È quasi come se ad ogni assaggio della morte,il corpo iniziasse a polarizzarsi verso di essa,se allo stato base si prova assoluta repulsione,e desiderio ad allontanarsi da essa,con l'aumento della consapevolezza e "sperimentazione", è possibile cambiare questo rapporto,e chissà utilizzare quella nuova consapevolezza acquisita per stare meno peggio con la vita.
Chi si suicida forse vive una iperpolarizzazione

Comunque contemplare la morte e lo stato oggettivo della propria vita è uno dei calmanti più potenti che io abbia mai sperimentanto.
Anche semplice tirare un sommario del perché la propria vita è "rovinata", praticamente anestetizza alla sensazione di dolore di una consapevolezza non elaborata, è temporaneo perché poi si ricade nella parte,ma più lo fai, più il tuo cervello automatizzerà l'analisi alla crisi successiva, spesso i sentimenti sono troppo forti e soffocano la parte razionale
 
Per me delusioni e fallimenti sono alla pari della morte, non riesco proprio ad accettarli e mi creano problemi mentali
In un certo senso sono una piccola morte,a volte di condizioni esistenziali di cose e progetti,ma in ultim dell'ego.
Quando li guardi e ti rendi conto che sono stati il risultato di un impilamento di cause che parte dalla nascita,e di come ogni scelta che hai fatto è stato solamente il te passato che ti ha "consegnato il presente" come riteneva giusto in quel momento,tutto diventa chiaro,perde di patos ma acquisisce significato.
Si può continuare e si continuerà ad essere depressi,ma quantomeno sai il motivo.
 
È quasi come se ad ogni assaggio della morte,il corpo iniziasse a polarizzarsi verso di essa,se allo stato base si prova assoluta repulsione,e desiderio ad allontanarsi da essa,con l'aumento della consapevolezza e "sperimentazione", è possibile cambiare questo rapporto,e chissà utilizzare quella nuova consapevolezza acquisita per stare meno peggio con la vita.
Chi si suicida forse vive una iperpolarizzazione
Per me è una forma di rispetto nei confronti della morte. Se mi togliessi di mezzo con un suicidio senza uno scopo ben preciso ma soltanto preso dalla disperazione o dall'irrazionalità è come se violentassi la morte, non sarebbe giusto. Provo grande tranquillità a contemplare paesaggi invernali prima del tramonto e manifestazioni di essa su animali vecchi che si lasciano andare, come i cani anziani dagli occhi acquosi ed espressivi che stare seduto in un bar d'estate a vedere la gente che passa. Ho bisogno di quel vuoto tranquillo ormai.
 
Per me è una forma di rispetto nei confronti della morte. Se mi togliessi di mezzo con un suicidio senza uno scopo ben preciso ma soltanto preso dalla disperazione o dall'irrazionalità è come se violentassi la morte, non sarebbe giusto. Provo grande tranquillità a contemplare paesaggi invernali prima del tramonto e manifestazioni di essa su animali vecchi che si lasciano andare, come i cani anziani dagli occhi acquosi ed espressivi che stare seduto in un bar d'estate a vedere la gente che passa. Ho bisogno di quel vuoto tranquillo ormai.
Si, è una maniera consapevole di sperimentare quell'"istinto di morte" di cui aveva parlato un filosofo,in chiave benefica, rigenerativa.
Ben diverso dal lasciarsi consumare da essa, com'è invece con l'assunzione di sostanze e altri comportamenti autodistruttivi.

È un po' l'arte del morire continuando a vivere,poter fare un biccolo balzo dall'altra parte e poi tornare con una coscienza rinnovata.
Chissà qual'é il salto parallelo che proviene invece dalla dimensione della morte.
Tanti dicono che siamo noi e le manifestazioni della forma,le immagini,continuo ping pong fra vita e morte.
Penso manchino parecchi pezzi.
 
Quando leggo riflessioni, spunti, citazioni qui rimango sempre affascinato da come il forum
sia popolato da persone colte e intelligenti.

A volte mi immagino un ipotetico forum di chad fatto di frasi sgrammaticate, rutti, scoregge e pensieri bambineschi e mi chiedo come sia possibile che le donne alla fine preferiscano loro.

I misteri del fascino sono incomprensibili.
 
Il checkout dalla vita avviene comunque, che sia auto imposto, o no, che sia a 120 anni, o molto prima. Tra sofferenze psicologiche e per alcuni anche fisiche, si va avanti non solo, come diceva Shakespeare, per il timore del 'territorio inesplorato', da cui mai nessuno è ritornato. Ma per qualcosa che è insito nella natura umana, ed è la Speranza.
La speranza che il futuro possa essere migliore. E più ti senti a disagio nella tua esistenza, più questa speranza diventa forte. Ovviamente per alcuni, come il compianto 'end' (nomen omen) e molti altri, la speranza può svanire, e resta solo la disperazione.
 
Il checkout dalla vita avviene comunque, che sia auto imposto, o no, che sia a 120 anni, o molto prima. Tra sofferenze psicologiche e per alcuni anche fisiche, si va avanti non solo, come diceva Shakespeare, per il timore del 'territorio inesplorato', da cui mai nessuno è ritornato. Ma per qualcosa che è insito nella natura umana, ed è la Speranza.
La speranza che il futuro possa essere migliore. E più ti senti a disagio nella tua esistenza, più questa speranza diventa forte. Ovviamente per alcuni, come il compianto 'end' (nomen omen) e molti altri, la speranza può svanire, e resta solo la disperazione.
Si è vero,anche questi due fattori sono fondamentali,la speranza per ke è sempre stata la motivazione principale indipendentemente dalle circostanze,e anche la paura di "perdere" il mio corpo.
End,quanto tempo è passato.
 
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