mcanrew
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Le cronache di questi giorni ci parlano di un Trump appagato, silenzioso, soddisfatto del successo. Si giova dell’immagine di grande vincitore della battaglia elettorale, perché il successo nella rappresentanza conquistata è di gran lunga superiore allo stesso vantaggio numerico che ha ottenuto.
Intanto qualcosa non è chiaro. Il tempo ci dirà quali sono state le forze che negli ultimi 15gg di campagna elettorale hanno deciso che era meglio rinunciare a battersi, non solo per la conquista della maggioranza degli elettori, ma per difendere la maggioranza dei grandi elettori dei 7 stati decisivi. La lotta è scolorita. Anzi è parso che si stesse scegliendo la via della diserzione in quei 7 stati; forse perché lo scontro fino in fondo avrebbe acceso tensioni e rischi interni, sappiamo che il dramma di una guerra civile era evocato e paventato. Per questo, forse, era meglio fermare il conflitto interno.
Più della metà dei maschi tra i 18 e i 29 anni ha votato per Trump, con uno spostamento di 30 punti perché i ragazzi sono sfiduciati verso i politici e i media tradizionali e permeati di bro culture, una cultura ipermaschilista, reazionaria, i brothers che reagiscono all'ascesa delle donne. È un'egemonia conquistata con un'operazione culturale durata tre decenni, tra fondazioni, centri studi, e poi il braccio armato dei social, che alimenta il rancore verso tutto ciò che sa di establishment, di sistema, dai politici di professione (identificati in blocco con la sinistra, ma anche con il vecchio centro), ai banchieri, ai giornalisti, ai magistrati, agli intellettuali, quelli che Meloni chiama sinistra al caviale.
A poco vale ripetere che queste categorie oggi sono schierate tutte dalla parte di Trump negli Usa o con la destra di Meloni in Italia, che - caviale o no - al buffet del potere ormai ha scavalcato tutti.
Intanto qualcosa non è chiaro. Il tempo ci dirà quali sono state le forze che negli ultimi 15gg di campagna elettorale hanno deciso che era meglio rinunciare a battersi, non solo per la conquista della maggioranza degli elettori, ma per difendere la maggioranza dei grandi elettori dei 7 stati decisivi. La lotta è scolorita. Anzi è parso che si stesse scegliendo la via della diserzione in quei 7 stati; forse perché lo scontro fino in fondo avrebbe acceso tensioni e rischi interni, sappiamo che il dramma di una guerra civile era evocato e paventato. Per questo, forse, era meglio fermare il conflitto interno.
Più della metà dei maschi tra i 18 e i 29 anni ha votato per Trump, con uno spostamento di 30 punti perché i ragazzi sono sfiduciati verso i politici e i media tradizionali e permeati di bro culture, una cultura ipermaschilista, reazionaria, i brothers che reagiscono all'ascesa delle donne. È un'egemonia conquistata con un'operazione culturale durata tre decenni, tra fondazioni, centri studi, e poi il braccio armato dei social, che alimenta il rancore verso tutto ciò che sa di establishment, di sistema, dai politici di professione (identificati in blocco con la sinistra, ma anche con il vecchio centro), ai banchieri, ai giornalisti, ai magistrati, agli intellettuali, quelli che Meloni chiama sinistra al caviale.
A poco vale ripetere che queste categorie oggi sono schierate tutte dalla parte di Trump negli Usa o con la destra di Meloni in Italia, che - caviale o no - al buffet del potere ormai ha scavalcato tutti.