Blackpill [DIBATTITO] - Il BIAS femminile sugli uomini.

Per verità assolute e disperate
Condivido tutto ciò che hai detto, condividiamo un grandissimo sentimento di impotenza e aggiungo che probabilmente un altro problema è l'enorme senso di estraneità che proviamo verso il prossimo fino a percepirlo come un fastidio. Ad esempio a Milano è comune che metro o treni siamo bloccati perché qualcuno ha deciso di suicidarsi. Oltre ai commenti immondi che senti dei lavoratori che arriveranno 10/20 minuti in ritardo, anche l'opinione postuma al fastidio iniziale rimane invariata. Non esiste empatia, interesse verso il prossimo, l'umano è stato deumanizzato.
Di Bauman vorrei leggermi "modernità liquida".
Ma questa estraneità è quella che ci permette di sopravvivere, se provassimo empatia per tutti quelli fuori dalla nostra cerchia sociale ristretta ci taglieremmo le vene con tutto quello che succede del mondo.
Mi pare un normale meccanismo di "difesa" essere più interessati alle sofferenze dei nostri cari e meno a quelle generiche, perché sono troppe, se dovessi versare una lacrima per ogni ferito in Palestina o Ucraina moriresti disidratato.

PS di Milano la cosa più angosciante è che in metro non puoi rilassarti e devi stare in lato per quelli che devono correre, le prime volte che ci sono venuto sono rimasto sconvolto ahah
 
[...], condividiamo un grandissimo sentimento di impotenza e aggiungo che probabilmente un altro problema è l'enorme senso di estraneità che proviamo verso il prossimo fino a percepirlo come un fastidio.
Già. Farò un po' di assunzioni, ma che hanno senso se consideriamo che Milano è la città delle corporate e della finanza: nelle grandi aziende in particolar modo, sei deumanizzato in ogni modo. Non parlo semplicemente della pressione dei superiori e le aspettative sul tuo lavoro, ma proprio il vederti come una risorsa meramente "computazionale", un processore di una grande macchina. E quando non vai più bene, sei inutile, ma avendo identificato te stesso nel tuo lavoro - come succede anche a me - sei tu che perdi di valore in quanto uomo, e ogni fallimento professionale viene sentito anche a livello personale.
Se a nessuno frega una minchia di te, perché dovrebbe interessarti degli altri che sono nella migliore delle ipotesi tuoi diretti concorrenti? Questo a lavoro, quindi anche nella vita.

Di Bauman vorrei leggermi "modernità liquida".
Io lo iniziai a leggere 2 annetti fa, ma non lo terminai. Dovrei riprenderlo magari, non appena ho un po' di testa. Per adesso ho solo manuali di informatica tra le mani, hahaha. Comunque molto interessante, e allo stesso tempo tosto.
 
Ma questa estraneità è quella che ci permette di sopravvivere, se provassimo empatia per tutti quelli fuori dalla nostra cerchia sociale ristretta ci taglieremmo le vene con tutto quello che succede del mondo.
È una visione troppo estremizzata, esiste ed è esistita una via di mezzo. La generazione dei miei genitori (over 60) non ha vissuto questo distacco ed estraneità verso il prossimo.
Mi pare un normale meccanismo di "difesa" essere più interessati alle sofferenze dei nostri cari e meno a quelle generiche, perché sono troppe, se dovessi versare una lacrima per ogni ferito in Palestina o Ucraina moriresti disidratato.
Il problema è che non ce ne frega un cazzo. Dobbiamo impegnarci a provare anche solo interesse per tragedie simili
PS di Milano la cosa più angosciante è che in metro non puoi rilassarti e devi stare in lato per quelli che devono correre, le prime volte che ci sono venuto sono rimasto sconvolto
Figa LA DESTRA DEVI TENERE! hahaha
 
Quando capirete che l'unica soluzione possibile è abbracciare questa realtà e immergersi totalmente in questa fogna putrida, sarete un passo più vicini alla serenità
Il lato oscuro della forza. Io l'ho in parte abbracciato, nel proprio lavoro bisogna essere spietati, non esistono amici. In certi contesti lavorativi non puoi permetterti di essere tenero, si sa.
Ma nella vita è diverso, cazzo se vedi una vecchietta che fa fatica a portare le buste della spessa fai finta di niente? Non credo.
 
Appunto. Ciò che possiamo fare è renderlo peggiore. Se dobbiamo fare schifo, facciamolo fino in fondo.
E in quale modo sarebbe possibile raggiungere la serenità
Già. Farò un po' di assunzioni, ma che hanno senso se consideriamo che Milano è la città delle corporate e della finanza: nelle grandi aziende in particolar modo, sei deumanizzato in ogni modo. Non parlo semplicemente della pressione dei superiori e le aspettative sul tuo lavoro, ma proprio il vederti come una risorsa meramente "computazionale", un processore di una grande macchina. E quando non vai più bene, sei inutile, ma avendo identificato te stesso nel tuo lavoro - come succede anche a me - sei tu che perdi di valore in quanto uomo, e ogni fallimento professionale viene sentito anche a livello personale.
Se a nessuno frega una minchia di te, perché dovrebbe interessarti degli altri che sono nella migliore delle ipotesi tuoi diretti concorrenti? Questo a lavoro, quindi anche nella vita.
Sicuramente la mente de "l'uomo macchina" è più incline a fregarsene ma ho notato che è un sentimento comune, che va dallo studente, al pensionato, al libero professionista. C'è dell' altro e sicuramente i ritmi frenetici e una vita incentrata sul "proprio" profitto contribuiscono enormemente alla deresponsabilizzazione.
Inoltre esiste un senso di disgusto verso gli ultimi, i perdenti che nel sistema piramidale è incentivato. Nonostante il tuo valore pressoché nullo nel sistema, il distacco che senti verso gli ultimi ti da un senso di superiorità.
 
Inoltre esiste un senso di disgusto verso gli ultimi, i perdenti che nel sistema piramidale è incentivato. Nonostante il tuo valore pressoché nullo nel sistema, il distacco che senti verso gli ultimi ti da un senso di superiorità.
Già, questo è anche vero perché viviamo ne L'Unico Sistema Economico Possibile ™️, che vive di competizione interna. Questo mina anche il proprio senso di appartenenza alla classe operaia, perché non vedo i miei colleghi come compagni ma come avversari.
Il volersi sentire sopra è una conseguenza della competitività di questi contesti, per cui devi sempre giustificare il tuo essere valido nel contesto aziendale. Chi se la passa peggio poi siamo proprio noi informatici ahimè, che anche da senior siamo sempre impreparati alle novità e bisogna sempre aggiornarsi (infatti la sindrome dell'impostore è molto diffusa in questo settore).

C'è dell' altro e sicuramente i ritmi frenetici e una vita incentrata sul "proprio" profitto contribuiscono enormemente alla deresponsabilizzazione.
Sì, alla fine è un meccanismo di cope che passa dal contesto lavorativo a quello personale. Ti dirò anche che alcuni ruoli hanno veramente troppe responsabilità, il carico emotivo è sempre alle stelle: dopo 6 mesi da Project Manager in IBM, andare al fronte ti sembrerà una Crociera. Chi regge quei carichi lo può fare solo deresponsabilizzandosi e delegando continuamente a terzi, altrimenti rischi di implodere.
 
Già. Farò un po' di assunzioni, ma che hanno senso se consideriamo che Milano è la città delle corporate e della finanza: nelle grandi aziende in particolar modo, sei deumanizzato in ogni modo. Non parlo semplicemente della pressione dei superiori e le aspettative sul tuo lavoro, ma proprio il vederti come una risorsa meramente "computazionale", un processore di una grande macchina. E quando non vai più bene, sei inutile, ma avendo identificato te stesso nel tuo lavoro - come succede anche a me - sei tu che perdi di valore in quanto uomo, e ogni fallimento professionale viene sentito anche a livello personale.
Se a nessuno frega una minchia di te, perché dovrebbe interessarti degli altri che sono nella migliore delle ipotesi tuoi diretti concorrenti? Questo a lavoro, quindi anche nella vita.


Io lo iniziai a leggere 2 annetti fa, ma non lo terminai. Dovrei riprenderlo magari, non appena ho un po' di testa. Per adesso ho solo manuali di informatica tra le mani, hahaha. Comunque molto interessante, e allo stesso tempo tosto.
Sembra una vita da romanzo distopico di huxley. Davvero è così la vita facendo carreira in una grande città?
 
Già, questo è anche vero perché viviamo ne L'Unico Sistema Economico Possibile ™️, che vive di competizione interna. Questo mina anche il proprio senso di appartenenza alla classe operaia, perché non vedo i miei colleghi come compagni ma come avversari.
Il volersi sentire sopra è una conseguenza della competitività di questi contesti, per cui devi sempre giustificare il tuo essere valido nel contesto aziendale. Chi se la passa peggio poi siamo proprio noi informatici ahimè, che anche da senior siamo sempre impreparati alle novità e bisogna sempre aggiornarsi (infatti la sindrome dell'impostore è molto diffusa in questo settore).


Sì, alla fine è un meccanismo di cope che passa dal contesto lavorativo a quello personale. Ti dirò anche che alcuni ruoli hanno veramente troppe responsabilità, il carico emotivo è sempre alle stelle: dopo 6 mesi da Project Manager in IBM, andare al fronte ti sembrerà una Crociera. Chi regge quei carichi lo può fare solo deresponsabilizzandosi e delegando continuamente a terzi, altrimenti rischi di implodere.
Ne vale davvero la pena per 2K al mese?
 
Sembra una vita da romanzo distopico di huxley. Davvero è così la vita facendo carreira in una grande città?
Ne vale davvero la pena per 2K al mese?
1) Sì, è davvero così. Per tante ragioni, ma soprattutto perché i Manager sono delle gran teste di cazzo, che prendono più lavoro di quanto il team possa farne nel tempo stabilito. Il loro compito sarebbe proteggere il team da richieste non in linea e fungere da mediazione con gli stakeholders (portatori di interesse, i committenti spesso), ma finiscono per essere dei zerbini che dicono di sì a qualsiasi richiesta pur di accontentarli ed essere promossi / avere dei bonus.

2) Manco per il cazzo, infatti non lavorerò mai per queste realtà. Le conosco bene, non mi ci avvicinerei mai, fanculo la carriera.
 
È una visione troppo estremizzata, esiste ed è esistita una via di mezzo. La generazione dei miei genitori (over 60) non ha vissuto questo distacco ed estraneità verso il prossimo.
Sei sicura? Stavano in un paesino?
A me pare che i miei genitori e nonni non avessero questo attaccamento verso il prossimo.
Secondo me c'è molta sopravvalutazione di certi rapporti che erano molto di circostanza, tipo la chiacchiera con la vicina e queste cose qua che magari oggi si stanno perdendo ma che non vuol dire che ci fosse chissà quale rapporto.
Per dire quando ero piccolo mia mamma parlare per ore con una donna lì vicina di casa, oggi manco si ricorda come si chiama e che fine ha fatto.
Secondo me molti rapporti di una volta erano fake boh, ma chiaramente sono aneddoti

Figa LA DESTRA DEVI TENERE! hahaha
PAZZIH!
 
Già, questo è anche vero perché viviamo ne L'Unico Sistema Economico Possibile ™️, che vive di competizione interna. Questo mina anche il proprio senso di appartenenza alla classe operaia, perché non vedo i miei colleghi come compagni ma come avversari.
Il volersi sentire sopra è una conseguenza della competitività di questi contesti, per cui devi sempre giustificare il tuo essere valido nel contesto aziendale. Chi se la passa peggio poi siamo proprio noi informatici ahimè, che anche da senior siamo sempre impreparati alle novità e bisogna sempre aggiornarsi (infatti la sindrome dell'impostore è molto diffusa in questo settore).


Sì, alla fine è un meccanismo di cope che passa dal contesto lavorativo a quello personale. Ti dirò anche che alcuni ruoli hanno veramente troppe responsabilità, il carico emotivo è sempre alle stelle: dopo 6 mesi da Project Manager in IBM, andare al fronte ti sembrerà una Crociera. Chi regge quei carichi lo può fare solo deresponsabilizzandosi e delegando continuamente a terzi, altrimenti rischi di implodere.
Lavorare in questi ambienti ti disumanizza così tanto da non temere neanche più la morte? O forse ti dimentichi proprio di essere vivo
 
QUESITO:
Come mai le donne hanno questo BIAS tale che: ogni uomo che compie una gentilezza - senza secondi fini - nei loro confronti ci stia automaticamente provando?

LA MIA ESPERIENZA:

Sono una persona gentile, se posso fare un favore lo faccio senza troppi complimenti, indipendentemente dal sesso. Ma ho notato che quando si tratta di aiutare delle donne, c'è il presupposto che io lo abbia fatto solo per avere la loro attenzione e benevolenza, ergo per provarci.
Mi è capitato anche di fare dei complimenti - che faccio anche ad uomini - del calibro di "questo vestito ti sta proprio bene" o "hai un colore degli occhi davvero stupendo".
Mi è capitato persino di accompagnare una ragazza che si era fratturata la caviglia in ospedale, anche perché mica potevo lasciarla lì a patire. Risultato: ci stavo palesemente provando.

Ma è possibile che ad oggi ogni gentilezza venga quasi vista come una dichiarazione d'amore?
A me personalmente da sempre molto fastidio, perché finisce che faccio la figura del farfallone che non sono, anzi. Io anche per questo oggi ho molte riserve con le donne, perché ho paura delle implicazioni che potrebbero esserci a livelli relazionali. Magari con la fidanzata di un amico storico, che può pensare che il fine di una mia gentilezza sia lei. Mi rendo conto che in molti casi è infondato questo mio timore, ma temo di poter rovinare i rapporti con le persone per un semplice fraintendimento.

LA MIA OPINIONE:

Siamo davvero così crude come persone? Con crude intendo immature, emozionalmente analfabeti. Non sappiamo leggere cosa c'è oltre una frase, oltre un gesto, e ci limitiamo ad osservare il significato che queste azioni o parole hanno in senso vago.
Le lettere che dedico alla mia Lei ad esempio non trasudano di "Ti amo" e cazzate varie, sono molto più poetiche, perché io sono fatto così: non amo essere esplicito, lascio che tutto assuma il suo significato a partire dal contesto personale (ergo dal rapporto che ho con quelle persone).
Credo però che il BIAS di cui parlo sia un BIAS di tipo culturale, che non deriva dall'esperienza nella maggior parte dei casi.

// Su questo però sono interessato più al parere femminile, dunque invoco @Desya @rickkkk (e così via...)
Una volta mi cadde l’ombrello per strada e un venditore ambulante mi aiutò a raccoglierlo. In quel momento provavo fastidio, ansia e disagio. Lui me lo porse, mi sorrise e mi augurò buona giornata... Penso che le ragazze provino la stessa cosa, non perchè si tratta di un venditore, ma perchè è un maschio che vuole qualcosa da te, nel mio caso era soldi ma nel loro caso è sesso/relazione.

@rickkkk sei d'accordo ?
 
Credo però che il BIAS di cui parlo sia un BIAS di tipo culturale, che non deriva dall'esperienza nella maggior parte dei casi.
Ti do perfettamente ragione. Anch'io penso che sia una conseguenza dell'andamento della società odierna, e le cause sono molte. Come ad esempio i social, che hanno spostato gran parte della comunicazione in un ambito digitale, disabituandoci al contatto umano diretto e genuino, oltre a esporci costantemente a un’ipersessualizzazione di ogni cosa (che da un lato ha creato sfiducia in molte donne e dall’altro una realtà distorta per alcuni uomini). A questo si aggiunge la paura alimentata dai media, che hanno costruito un’immagine di pericolo dell’altro sesso (uomini sempre percepiti come minacciosi e donne a cui non si può neanche rivolgere la parola).
Ma, più di tutto, secondo me pesa la mancanza di occasioni di collaborazione reale tra donne e uomini per un bene comune, al di là del contesto lavorativo o scolastico. Oggi le interazioni in irl mi sembrano ridotti a semplici scambi di cortesia o a dinamiche legate al dating, e questo credo che ci abbia portato a non vedere più davvero la persona che abbiamo davanti, ma ad innescando un processo di "sessualizzazione" già dal primo contatto, da cui derivano paura o fastidio, per quanto riguarda le donne.

Anch’io ho la sensazione che in passato fosse diverso, forse proprio perché i tempi erano più “difficili”, le persone tendevano ad aiutarsi di più, a immedesimarsi nelle difficoltà altrui e a sostenersi a vicenda..

Quindi, in sintesi, penso che il "fraintendimento" possa derivare da diverse cause: una paura, fondata o meno; una sensazione di benessere inattesa, quando si ricevono attenzioni a cui non si è abituati (e in questo caso il fraintendimento può essere vissuto in senso positivo, anche se non era quello che si intendeva); oppure, semplicemente, dal fatto che una persona sia troppo piena di sé.
 
A questo si aggiunge la paura alimentata dai media, che hanno costruito un’immagine di pericolo dell’altro sesso (uomini sempre percepiti come minacciosi e donne a cui non si può neanche rivolgere la parola).
Si spaventano i ragazzi per bene - me per primo - che sono terrorizzati da una reazione verbalmente violenta e spropositata. Per non parlare poi di avere relazioni: io ad esempio ho il terrore che possano inventare cazzate su cazzate e possano rovinarmi la vita, come mi è quasi successo. Questo è possibile grazie anche ai BIAS che il mainstream ha creato. Se lei ti diffama (o ti calunnia) inventando storie di una certa gravità, sono gli stessi avvocati a dirti che rischi pur essendo completamente innocente, alla faccia dello stato patriarcale.
Il tutto è paradossale, perché un molestatore, uno stupratore, uno stalker certamente non smetterà di esserlo per giudizio sociale. Al contrario si scoraggiano un sacco di uomini che, per tutelarsi, pensano sia meglio stare per fatti propri che rischiarla.

Oggi le interazioni in irl mi sembrano ridotti a semplici scambi di cortesia o a dinamiche legate al dating, e questo credo che ci abbia portato a non vedere più davvero la persona che abbiamo davanti, ma ad innescando un processo di "sessualizzazione" già dal primo contatto, da cui derivano paura o fastidio, per quanto riguarda le donne.
Sarò un po' crudo, ma sostengo che le donne non abbiano mai compiuto una svolta davvero decisiva nella loro percezione sociale. La donna è oggi più che mai fortemente sessualizzata, e il fatto che ci sia un retaggio realmente patriarcale - ovvero che le donne medie siano attratte e colpite dallo status e dalle garanzie economiche - rafforza l'idea della donna come merce.
Il 96% delle persone in giro sono molto superficiali, quindi come un uomo cerca solo un bel culo e un bel paio, la donna cerca un uomo che possa dare garanzie. Questo perché rispondono ad un retaggio ancora molto presente e sentito.

Un esempio? Se io parlassi della mia ragazza ai miei parenti, mi chiederebbero se è carina. Se la mia ragazza parlasse di me ai suoi parenti, le chiederebbero che lavoro faccio. Se io dicessi che la mia ragazza è una casalinga, non ci sarebbe niente di male. Se la mia ragazza dicesse che sono disoccupato, le direbbero di trovare di meglio.
Purtroppo i ruoli di genere sono molto interiorizzati, e non credo che le cose cambieranno di questo passo.
 
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