"Fermati, sei brutto!"

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rob

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L'espressione "Fermati, sei bello!" ("Verweile doch, du bist so schön!") proviene dal "Faust" di Johann Wolfgang von Goethe, un'opera fondamentale della letteratura tedesca. In questo dramma, il protagonista, Faust, stringe un patto con Mefistofele, il diavolo, per ottenere conoscenza e piaceri mondani. La condizione del patto è che, se Faust dovesse mai provare una tale soddisfazione da desiderare che il momento si fermi, la sua anima apparterrebbe a Mefistofele.

L'esclamazione "Fermati, sei bello!" rappresenta quindi il culmine del desiderio umano di catturare un attimo di felicità perfetta e renderlo eterno. Tuttavia, nel contesto dell'opera, questa aspirazione è vista come irraggiungibile, poiché l'essenza dell'esperienza umana è caratterizzata da una continua ricerca e insoddisfazione. Questo concetto riflette la tensione tra l'anelito umano verso l'assoluto e la natura effimera della vita.

In sintesi, l'espressione incarna il desiderio di fermare il tempo in un momento di completa realizzazione, un tema centrale nel "Faust" di Goethe, che esplora la perenne insoddisfazione dell'uomo e la sua incessante ricerca di significato e appagamento.
 
Non tutti gli individui conviventi in una micro o macro società sono disposti a trasformare il disagio in sogno. Laddove “la corsa del tempo spariglia destini e fortune”, mettendoli a continuo confronto nella condivisione di uno spazio ristretto, nasce l’invidia; la disamistade, la faida, nasce dal desiderio irrealizzabile di fermare il tempo e di eliminarlo per riportare il mondo a una ipotetica condizione originaria in cui tutti siamo uguali. La faida consiste nel paradosso di ammazzare l’ultimo assassino e l’autorità interviene quasi sempre a sproposito, giudicando frettolosamente in base a testimonianze equivoche, penalizzando innocenti che, scontata una pena ingiusta, diventano i nuovi luttuosi protagonisti della carneficina: in particolare quel “disarmarsi di sangue” da parte dei componenti di due famiglie è originato dalla costrizione alla convivenza all’interno di un esiguo territorio, ma quella manciata di case, quel piccolo paese con relativo tempio religioso, non rappresenta che il vetrino, la miniatura di più popolose società organizzate in territori di ben più vasti confini ( Fabrizio De André)
 
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