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I medici, in risposta alle parole di Papa Francesco che ha paragonato a "sicari" coloro che praticano l'interruzione volontaria di gravidanza, hanno difeso il loro ruolo, sottolineando l'importanza di applicare la legge 194/78, che regola l'aborto in Italia. Filippo Anelli, presidente della Fnomceo, ha ricordato che i medici svolgono un compito delicato nel garantire l'applicazione della legge, la quale tutela la salute, la dignità e la libertà delle donne, così come quella del medico. Anelli ha inoltre ribadito che, pur rispettando l'obiezione di coscienza, questa non può esentare i medici dai loro doveri di cura verso le pazienti.
La Società Italiana di Ginecologia e Ostetricia, tramite la presidente Elsa Viora, ha sottolineato la necessità di separare le convinzioni personali dall'obbligo di rispettare la legge dello Stato. Viora ha anche evidenziato come, laddove l'aborto è illegale, spesso si ricorra a pratiche clandestine che mettono in grave pericolo la salute delle donne.
Diversi medici e figure politiche hanno contestato la scelta del papa di usare il termine "sicari", ritenendolo inappropriato e dannoso. Alcuni, come Donatella Albini, hanno espresso il proprio impegno professionale nel rispettare la legge e l'autodeterminazione delle donne, mentre altri, come Carlo Calenda, hanno criticato la violenza delle espressioni del pontefice, soprattutto in un contesto di dibattito pubblico già polarizzato.
In sintesi, i medici difendono il loro operato in quanto vincolato dalla legge e respingono l'idea che il loro ruolo sia assimilabile a quello di sicari, rivendicando il rispetto per le scelte delle donne e per il diritto sancito dalla legge 194.