Outsider
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Visto che vi lamentate tutti del fatto che nel forum si dicono sempre le stesse cose (io sono arrivato l'altro giorno), ho pensato di sottoporvi la mia personale teoria sociologica del funzionamento dei rapporti di potere maschio/femmina, analizzando un aspetto specifico che potreste trovare interessante.
In sostanza io ho elaborato una mia personale teoria, molto simile a quella che voi qui chiamate redpill, e l'ho fatto senza essere edotto della redpill stessa.
Una prova se non altro che c'è sicuramente un fondo di potenziale verità scientifica nella redpill stessa.
Senza aver mai letto della redpill, anche secondo me, molto banalmente, la donna sceglieva un partner in base ad aspetto fisico e potere sociale. In effetti basta vivere nel mondo reale per capirlo.
Io però ho delle riflessioni ulteriori e specifiche da sottoporvi riguardo al processo di maturazione di questa dinamica.
Ho individuato un primo elemento, una infrastruttura sociale, che in qualche modo rappresenta un fattore che determina un primo nostro asset mentale, nel quale la donna ad un certo punto risulta essere una variabile impazzita, che scombina i piani psicologici di tutti noi.
Mi spiego meglio.
La scuola dell'obbligo è un'infrastruttura che ci consente di ampliare il nostro orizzonte sociale: di più, ci consente di formarcelo, e di capire la nostra idea di come è costituito il mondo delle persone oltre noi.
Ma non lo fa a caso. Per motivazioni meramente didattiche, la scuola inserisce tutti noi in un gruppo (la classe) discriminandoci per età. Molto semplicemente, iniziamo tutti la prima elementare a 6 anni. Tolte le eccezioni, cioè ripetenti ecc. siamo tutti in un gruppo "perchè abbiamo sei anni".
Il nostro cervello dunque reagisce a questo meccanismo attribuendo a quella situazione un concetto di parità.
Siamo tutti qui forzatamente ma siamo tutti pari, partiamo dal punto zero, siamo tutti in una prima elementare perchè abbiamo 6 anni.
Chiaro che poi ci si conoscerà, si formeranno gruppi, amicizie, inimicizie, ci saranno quelli considerati più forti e quelli più deboli ma quel fattore primigenio, quella uguaglianza di base, resta.
Questo concetto di equilibrio inconsciamente generato dal nostro cervello è estremamente importante per la nostra fiducia nella società. Il concetto di essere inserito in un gruppo e di essere considerato pari degli altri per età, ci aiuta ad affrontare serenamente lo scambio sociale col prossimo in un momento molto delicato della nostra vita. Del resto parliamo di scuola dell'obbligo, cioè un qualcosa a cui siamo costretti. Considerarci pari agli altri ci aiuta a sentirci in fiducia nel costruire relazioni sociali, perchè ci aspettiamo di essere attirati più o meno dalle stesse cose. Inoltre da piccoli c'è molto più timore e rispetto reverenziale nei confronti dei più grandi: basta un anno di differenza.
Per la mia esperienza personale, io in prima media consideravo quelli di terza molto più grandi ed avanti di me, nonostante la differenza reale fosse in realtà poca. Stesso dicasi per le superiori: c'è un mondo di distanza tra un 16enne ed un 18enne. E così via. Tutta questa differenza percepita è dovuta ad un processo che il nostro cervello fa in automatico, cioè l'attribuzione dell'uguaglianza sociale attraverso la classe di scuola.
Bene: indovinate chi rompe per primo questo equilibrio delicatissimo ed importantissimo per noi?
Chi di voi non ha mai notato, più o meno nel periodo delle medie, che le ragazze nostre coetanee, iniziavano ad avere i primi fidanzamenti con ragazzi della classe superiore? E perchè mai? Come mai non trovavano più interessanti i loro coetanei? Perchè consideravano "meglio" quelli di uno o due anni più grandi?
Ecco. Non ho la pretesa di aggiungere qualcosa alla variegata teoria redpill. Ma secondo me è su questo meccanismo che inizia a rotolare la pallina di neve che poi diventa valanga e disastro sociale.
La falsa credenza che le ragazze maturino prima sulla base del loro orologio biologico, giustifica per alcuni questo tipo di agire. Secondo me sbagliando. La convinzione che loro debbano trovare sicurezze e quindi affidarsi a qualcuno più "alpha" o comunque più adulto, tradisce una concezione di donna che si ritiene meglio dell'uomo, o più in urgenza sociale dell'uomo, e che quindi deve poter ambire "più in alto" rispetto ai suoi coetanei, che sono in realtà pari grado in tutto e per tutto.
Questo è il processo attraverso cui viene sconvolta la psicologia e la base morale di una intera generazione, quella dei loro coetanei, che resteranno inizialmente shockati dalla mancanza di considerazione, si incattiveranno e di conseguenza andranno a loro volta a pescare su ragazze più "affascinabili", e cioè le più piccole.
Questo processo è semplicemente una genealogia di un meccanismo sociale, che poi si evolve su altre forme che non riguardano più l'età. Quando si è adulti non ci saranno più tutte queste fisime sull'età, ma è importante capire come si sia generato il gap di potere sociale tra uomo e donna.
Si evolve nella convinzione insita nella mentalità femminile di essere la "migliore", la più "bisognosa" eccetera.
Tutto comincia da lì.
Attendo vostre riflessioni
In sostanza io ho elaborato una mia personale teoria, molto simile a quella che voi qui chiamate redpill, e l'ho fatto senza essere edotto della redpill stessa.
Una prova se non altro che c'è sicuramente un fondo di potenziale verità scientifica nella redpill stessa.
Senza aver mai letto della redpill, anche secondo me, molto banalmente, la donna sceglieva un partner in base ad aspetto fisico e potere sociale. In effetti basta vivere nel mondo reale per capirlo.
Io però ho delle riflessioni ulteriori e specifiche da sottoporvi riguardo al processo di maturazione di questa dinamica.
Ho individuato un primo elemento, una infrastruttura sociale, che in qualche modo rappresenta un fattore che determina un primo nostro asset mentale, nel quale la donna ad un certo punto risulta essere una variabile impazzita, che scombina i piani psicologici di tutti noi.
Mi spiego meglio.
La scuola dell'obbligo è un'infrastruttura che ci consente di ampliare il nostro orizzonte sociale: di più, ci consente di formarcelo, e di capire la nostra idea di come è costituito il mondo delle persone oltre noi.
Ma non lo fa a caso. Per motivazioni meramente didattiche, la scuola inserisce tutti noi in un gruppo (la classe) discriminandoci per età. Molto semplicemente, iniziamo tutti la prima elementare a 6 anni. Tolte le eccezioni, cioè ripetenti ecc. siamo tutti in un gruppo "perchè abbiamo sei anni".
Il nostro cervello dunque reagisce a questo meccanismo attribuendo a quella situazione un concetto di parità.
Siamo tutti qui forzatamente ma siamo tutti pari, partiamo dal punto zero, siamo tutti in una prima elementare perchè abbiamo 6 anni.
Chiaro che poi ci si conoscerà, si formeranno gruppi, amicizie, inimicizie, ci saranno quelli considerati più forti e quelli più deboli ma quel fattore primigenio, quella uguaglianza di base, resta.
Questo concetto di equilibrio inconsciamente generato dal nostro cervello è estremamente importante per la nostra fiducia nella società. Il concetto di essere inserito in un gruppo e di essere considerato pari degli altri per età, ci aiuta ad affrontare serenamente lo scambio sociale col prossimo in un momento molto delicato della nostra vita. Del resto parliamo di scuola dell'obbligo, cioè un qualcosa a cui siamo costretti. Considerarci pari agli altri ci aiuta a sentirci in fiducia nel costruire relazioni sociali, perchè ci aspettiamo di essere attirati più o meno dalle stesse cose. Inoltre da piccoli c'è molto più timore e rispetto reverenziale nei confronti dei più grandi: basta un anno di differenza.
Per la mia esperienza personale, io in prima media consideravo quelli di terza molto più grandi ed avanti di me, nonostante la differenza reale fosse in realtà poca. Stesso dicasi per le superiori: c'è un mondo di distanza tra un 16enne ed un 18enne. E così via. Tutta questa differenza percepita è dovuta ad un processo che il nostro cervello fa in automatico, cioè l'attribuzione dell'uguaglianza sociale attraverso la classe di scuola.
Bene: indovinate chi rompe per primo questo equilibrio delicatissimo ed importantissimo per noi?
Chi di voi non ha mai notato, più o meno nel periodo delle medie, che le ragazze nostre coetanee, iniziavano ad avere i primi fidanzamenti con ragazzi della classe superiore? E perchè mai? Come mai non trovavano più interessanti i loro coetanei? Perchè consideravano "meglio" quelli di uno o due anni più grandi?
Ecco. Non ho la pretesa di aggiungere qualcosa alla variegata teoria redpill. Ma secondo me è su questo meccanismo che inizia a rotolare la pallina di neve che poi diventa valanga e disastro sociale.
La falsa credenza che le ragazze maturino prima sulla base del loro orologio biologico, giustifica per alcuni questo tipo di agire. Secondo me sbagliando. La convinzione che loro debbano trovare sicurezze e quindi affidarsi a qualcuno più "alpha" o comunque più adulto, tradisce una concezione di donna che si ritiene meglio dell'uomo, o più in urgenza sociale dell'uomo, e che quindi deve poter ambire "più in alto" rispetto ai suoi coetanei, che sono in realtà pari grado in tutto e per tutto.
Questo è il processo attraverso cui viene sconvolta la psicologia e la base morale di una intera generazione, quella dei loro coetanei, che resteranno inizialmente shockati dalla mancanza di considerazione, si incattiveranno e di conseguenza andranno a loro volta a pescare su ragazze più "affascinabili", e cioè le più piccole.
Questo processo è semplicemente una genealogia di un meccanismo sociale, che poi si evolve su altre forme che non riguardano più l'età. Quando si è adulti non ci saranno più tutte queste fisime sull'età, ma è importante capire come si sia generato il gap di potere sociale tra uomo e donna.
Si evolve nella convinzione insita nella mentalità femminile di essere la "migliore", la più "bisognosa" eccetera.
Tutto comincia da lì.
Attendo vostre riflessioni