Ciao, come ti capisco! Ho vissuto un periodo relativamente lungo come te, convinto che non mi servisse nulla. Mi ripetevo che la solitudine era una scelta, che i libri, l'alcol, le canne, la musica e i videogiochi bastavano, che la famiglia e gli amici erano solo tediose zavorre. Ci credevo davvero.
Poi è arrivata una donna. Una scintilla. Mi sono invaghito. E ho capito tutto in un colpo: era quello che volevo, l’unica cosa che volevo. Tutto il resto era un castello di merda che avevo costruito solo per non crollare. Un castello buttato giù dal primo venticello.
I tuoi passatempi non sono libertà, sono anestesia. Non ti salvano, ti tengono in ibernazione. Poi basta un incontro, un evento, e ti ricordi che hai bisogno degli altri, che senza gli altri sei un cadavere che cammina.
Penso sia così: non è che non vuoi nulla, vuoi solo non soffrire. E per non soffrire accetti di non vivere.