Ispirato dall'afflato poetico di Dieter che ha contagiato un po' il forum, mi sono messo anch'io a buttere giù quale frase, anche se non sono belle come le sue.
"Verso casa"
Cammina piano,
tra i portoni grigi e i vetri delle vetrine
che riflettono una faccia che non guarda.
Ha le mani in tasca,
le scarpe consumate ai lati
e la giacca che sa d'inverno,
anche d'estate.
Una ragazza passa in bicicletta,
ride al telefono.
Lui non si volta.
Ha imparato che lo sguardo,
a volte, fa più male delle parole.
Alla fermata dell’autobus
c’è una coppia che si abbraccia:
lei si rannicchia nel petto di lui
come un passero nel nido.
Lui abbassa gli occhi
e legge due messaggi senza risposta.
Sul ponte
si ferma a guardare l’acqua:
non ha meta, ma scorre.
Come lui.
Arriva a casa.
Si toglie le scarpe senza accendere la luce.
Mette su l’acqua per la pasta
e ascolta il silenzio
che sa di rassegnazione
e di pane.
Eppure
in quel gesto semplice,
in quella cena per uno,
c’è una dignità
che non fa rumore
ma resiste.
"Verso casa"
Cammina piano,
tra i portoni grigi e i vetri delle vetrine
che riflettono una faccia che non guarda.
Ha le mani in tasca,
le scarpe consumate ai lati
e la giacca che sa d'inverno,
anche d'estate.
Una ragazza passa in bicicletta,
ride al telefono.
Lui non si volta.
Ha imparato che lo sguardo,
a volte, fa più male delle parole.
Alla fermata dell’autobus
c’è una coppia che si abbraccia:
lei si rannicchia nel petto di lui
come un passero nel nido.
Lui abbassa gli occhi
e legge due messaggi senza risposta.
Sul ponte
si ferma a guardare l’acqua:
non ha meta, ma scorre.
Come lui.
Arriva a casa.
Si toglie le scarpe senza accendere la luce.
Mette su l’acqua per la pasta
e ascolta il silenzio
che sa di rassegnazione
e di pane.
Eppure
in quel gesto semplice,
in quella cena per uno,
c’è una dignità
che non fa rumore
ma resiste.