Gli ultimi mesi di una vita intensa, tra affari, tanti soldi e famiglia, li ha trascorsi in una
casa di riposo. Un tramonto del tutto diverso da quello immaginato da
Angelo Treglia,
imprenditore, morto il 22 settembre scorso all’età di 93 anni, quando nel 2021 aveva
sposato Cristina Mattiuz, 60 anni. Da quel giorno lei, ora sotto processo con l’
accusa di violenza privata, gli avrebbe
portato via tutto. Aziende, immobili e soldi. Un patrimonio valutato in
diversi milioni di euro:
trenta, secondo le stime più ottimistiche. Come avrebbe fatto, secondo il pm Antonino Di Maio? Primo, avrebbe capito la
vulnerabilità di Angelo, dovuta all’età. Poi sarebbe ricorsa a
dosi massicce di psicofarmaci. Treglia li avrebbe presi - senza rendersene conto - e l’imputata, a quel punto, ne avrebbe approfittato per fargli fare tutta una serie di
operazioni che lo hanno lasciato quasi senza nulla. L’imprenditore però a un certo punto ha capito che non era l’amore ad aver spinto Cristina a sposarlo, e allora ha trovato la forza di denunciarne le trame. E ora a cercare giustizia sono i
figli, che si sono costituiti parti civili con l’avvocato Valerio Vallefuoco.
Le nozze con rito civile
Angelo e Cristina si conoscono nel 2017. Lui è un imprenditore di successo, rimasto sempre nell’ombra perché poco incline a cercare una foto in copertina. La sua ricetta: lavoro e lavoro. È a
capo di due società, la Murmi e la I.Co.Im., il cui campo di attività è la
compravendita di immobili di prestigio e il loro arredamento. Lei è stata a sua volta un’imprenditrice (settore elettrodomestici), ma in passato: al momento è in cerca di un’altra occupazione. Angelo ne viene attratto. Ha perso la moglie vent’anni prima. Si sente solo. Così accetta un invito di lei per mangiare una pizza. Quattro anni dopo
si sposano con matrimonio civile.
Il ricovero e gli ultimi giorni in una casa di riposo
È il 25 gennaio del 2021. Per Angelo dovrebbe essere l’inizio di un sogno, invece è il primo passo verso la rovina. L’imprenditore, secondo l’accusa, viene
imbottito di psicofarmaci. Sfruttando l’effetto stordente, la moglie - difesa dall’avvocato Carlo Arnulfo - gli fa firmare una miriade di documenti. Per esempio
due polizze vita, una delle quali vale 3 milioni 150mila euro. Poi i bonifici, fra cui un versamento da 342mila euro. Forse un campanello d’allarme avrebbe dovuto suonare nel novembre del 2020 quando, prima del matrimonio, Cristina riesce a strappare al futuro sposo una
procura per operare sui suoi conti correnti. In ogni modo, una mattina l’imprenditore si sente male. Viene ricoverato alla
Quisisana e in seguito si trasferisce in casa di riposo. Dove trascorre gli ultimi anni che gli restano. Il tempo necessario ad arrivare al 19 settembre scorso, quando gli viene comunicata la
separazione con addebito per Cristina. Quel giorno gli spunta sul volto un sorriso, di chi non l’ha data vinta all’ex moglie. Tre giorni dopo Angelo muore.