Se anche i maschi della Gen Z hanno votato per Trump

mcanrew

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Trump, guidato dalla consulenza del figlio diciottenne, Barron, si è fatto il giro di tutti i canali YouTube e Twitch a disposizione, andando a pescare nell’universo della manosfera, un termine che in Italia probabilmente dice poco ma che costituisce una fetta molto grossa dell’intrattenimento e della cultura giovanile contemporanea: in altre parole, si tratta dell’insieme di maschi che difendono l’occidente dalla cultura woke e dai suoi derivati come il politicamente corretto, pericolosa minaccia per i valori tradizionali che minano la centralità dell’uomo, perlopiù bianco, ma non solo.

È la bro culture, la cultura della «fratellanza» maschile che si unisce per combattere il nuovo che avanza e che li scalza dalle posizioni di predominio (economico, sociale, antropologico), «una subcultura associata al mondo dei college e delle confraternite studentesche, e più in generale a qualsiasi ambiente sociale maschile», come spiega il giornalista Leonardo Bianchi, da anni attento ai movimenti della destra occidentale, in un articolo uscito sulla newsletter Tempolinea all’indomani della vittoria di Trump.

Sono i bro della palestra, i «gym bro», i bro delle criptovalute, strumento economico al centro della rivoluzione della manosfera, e i bro del tech, Elon Musk su tutti, ma anche personaggi come Andrew Tate, ex pugile e icona reazionaria, che ha descritto su Twitter la situazione politica attuale definendola una guerra tra «men versus gays and chicks», uomini contro omosessuali e donne. Sono giovani che temono di aver perso potere e rilevanza nel mondo contemporaneo, post-yuppies con la fissa del mindset e del profitto – quelli che in Italia, seppur in forma meno aggressiva, vengono ben parodiati da Maria Chiara Cicolani e Valeria De Angelis, le Eterobasiche – anche e soprattutto perché hanno perso potere economico. E Trump è andato a trovarli a casa loro.

Il video della sua ospitata al Joe Rogan Experience, il podcast con 18 milioni e mezzo di iscritti su YouTube di cui l’81 per cento maschi, nonché il più seguito degli Stati Uniti, presentato dal comico Joe Rogan, lo stesso che durante il Covid fece una pesante campagna novax, conta quasi cinquanta milioni di visualizzazioni. Mentre Kamala Harris si presentava sul palco del classico Saturday Night Live, porto sicuro della satira progressista, e trovava l’appoggio di tutte le grandi celebrities di Hollywood, ormai percepite come parte di una élite distaccata dalla realtà – mentre non si capisce per quali ragioni l’uomo più ricco del mondo dovrebbe essere a contatto col paese reale –, Trump passava dagli youtuber e podcaster più amati dai giovani americani, come Logan Paul e Theo Von, collezionando centinaia di milioni di views e interviste surreali in cui parla di cocaina, alieni e wrestling.

Del resto, a cosa servono i media tradizionali, gli scontri in diretta televisiva, il fact-checking e l’analisi politica vera e propria quando puoi andare a rastrellare elettori all’interno di cornici mediatiche in cui i moderatori non hanno formazione giornalistica e non esiste alcun tipo di contraddittorio? La televisione non serve più mentre i creator, invece, servono eccome.

«Guarderemo agli anni 2016-2030 come una versione scadente degli 80» scrive un utente su Twitter commentando il video di una festa pro-Trump in un college, «La storia si ripete sempre due volte – la prima come tragedia, la seconda come farsa», conclude. Non so se stiamo davvero vivendo una versione scadente e caotica degli anni Ottanta, ma di sicuro siamo di fronte a un’occasione di cambiare radicalmente lo sguardo sulle cose che ci circondano, a partire proprio dal modo in cui siamo abituati a incasellare ogni generazione, decennio dopo decennio, partendo dal presupposto che basti una parola per definirle: boomer, millennial, zoomer.
 
Saranno quelli più fregati mi sa. Le premesse ci sono tutte, vedi il ministro delle finanze uomo di George Soros che ha figli con il compagno ottenuto con la fecondazione artificiale, ossia gli uteri in affitto.
 
gay e amico di George Soros
Anch'io prima di transizionare facevo le cose gay yaoi con i ragazzi. Poi capì che Gesù mi amava ed era triste per quello che facevo, così presi la decisione di diventare una femmina per poter fare le stesse cose yaoi, ma in accordo con i precetti della Bibbia. Based and christianpilled ✝️⛪
 
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Una volta ascoltai Eugenio mamprin da Wesa e diceva che quasi tutti i palestrati lì credono a Gesù Cristo e votano Donald Trump, anche gente con PhD o altamente qualificata (per dire che non è questione di intelligenza).
Donald Trump rappresenta la responsabilità, il raggiungere obbiettivi, il sacrificarsi per qualcosa, l'essere muscolosi e difendere i più deboli come Goku
 
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Una volta ascoltai Eugenio mamprin da Wesa e diceva che quasi tutti i palestrati lì credono a Gesù Cristo e votano Donald Trump, anche gente con PhD o altamente qualificata (per dire che non è questione di intelligenza).
Donald Trump rappresenta la responsabilità, il raggiungere obbiettivi, il sacrificarsi per qualcosa, l'essere muscolosi e difendere i più deboli come Goku
I famosi palestrati che credono in Gesù Cristo, fanno la comunione con l'ostia proteica.
 
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