Sono molto contento di unirvi a voi

@Dossenus ciaoo 🙂

Il tuo nick è una delle maschere della “fabula atellana” , una rappresentazione latina teatrale antecedente a Plauto e quindi al processo di acculturazione greca a seguito della conquista di Taranto e poi della Grecia ellenistica.

Mi ricordo che erano 4 le maschere: Dossenus, Pappus e altre due.
Chi millantava i propri traguardi e poi c’era lo schiavo astuto. 😀
mi sembra che un'altra maschera sia De Papponis ma potrei sbagliare
 
Benvenuto. È vero che oggi si fanno i soldi a fare li pissicologi? 80-100 euro l'ora...
Ehilà, piano piano risponderò alle domande più complicate che ho letto, intanto però rispondo a questa perché posso farlo velocemente. Risposta: sonoro NO. La metà degli iscritti all'albo non riesce neppure a fare il proprio mestiere ed è inattiva. L'altra metà cerca di non affogare nella misera, come d'altronde dimostrano innumerevoli statistiche consultabili con facilità. Rimane una minuscola minoranza che guadagna molti soldi in vari modi, uno dei quali è lavorare con pazienti facoltosi. Ricordo che le tariffe (pubbliche) di Unobravo, che al momento è di gran lunga il portale più utilizzato, ammontano a 49 euro orari per una seduta individuale, dei quali solo 35 finiscono allo psicoterapeuta e sui quali dovrà poi pagare le tasse. Vi lascio immaginare il resto. È un lavoro straordinariamente poco redditizio e una carriera che sconsiglio a chi vuole essere anche solo benestante, lasciamo perdere proprio la ricchezza.
 
@Dossenus ciaoo 🙂

Il tuo nick è una delle maschere della “fabula atellana” , una rappresentazione latina teatrale antecedente a Plauto e quindi al processo di acculturazione greca a seguito della conquista di Taranto e poi della Grecia ellenistica.

Mi ricordo che erano 4 le maschere: Dossenus, Pappus e altre due.
Chi millantava i propri traguardi e poi c’era lo schiavo astuto. 😀
Macco, che è quello che prende un sacco di botte e Bucco, che è uno che parla troppo :) quando avevo 15 anni ho visto una bellissima rappresentazione di un'atellana a teatro, che mi è rimasta molto impressa.
 
Benvenuto, posso chiedere cosa ti ha spinto a studiare psicologia?
Ti vorrei dare una risposta profonda ed esistenziale, ma invece ti dirò la verità. Ho finito il liceo che avevo 19 anni e mezzo (nessuna bocciatura, solo che non ho fatto la primina) e non avevo nessuna e dico nessuna idea di cosa fare. Mi sono preso un anno sabbatico e ancora non avevo nessuna idea e a quel punto la mia famiglia non avrebbe accettato un altro anno di inattività, e oltretutto tutti i miei amici sembravano entusiasti della vita universitaria. Volevo studiare storia perché ero (e sono) un grande appassionato, però avevo paura che studiarla formalmente avrebbe spento il mio interesse spontaneo; a scuola avevo studiato - poco e male, come da prassi - Freud come argomento di filosofia e lo avevo trovato così affine al mio punto di vista e alle mie riflessioni che avevo comprato diverse sue opere, perciò ho iniziato a pensare che avrei potuto fare quel lavoro (senza sapere quanto le cose fossero diverse). Ho fatto il test per psicologia e l'ho superato perché mi sembrava la scelta più sensata visti i miei interessi e le mie inclinazioni. Sono stato sul punto di mollare la triennale almeno quattro volte, ma ho tenuto duro. La magistrale e l'abilitazione invece sono state più semplici e meno problematiche. Col tempo mi sono interessato ad approcci anche molto lontani dalla psicodinamica, anche se quello rimane il mio riferimento principale.
 
Benvenuto
Che accoppiata curiosa, di solito le persone che ho conosciuto in qualche modo legate con la psicologia erano la negazione stessa della redpill.
Sarebbe interessante sapere come questo incide nei rapporti con i pazienti che hanno problemi relazionali: voglio dire, quanto puoi essere sincero con loro prima di distruggere la loro autostima?
 
Salve, dopo molte difficoltà tecniche finalmente sono riuscito a iscrivermi. Dico qualcosa di me: sono uno psicologo clinico, ho 31 anni, mi considero un redpillato da una vita - da molto prima di conoscere l'esistenza di questa terminologia, in effetti. Sono molto insoddisfatto dal modo in cui le problematiche relazionali degli uomini vengono trattate, sia in generale che nell'ambito della mia professione. Ho un mio canale Youtube in cui parlo di questi argomenti (e di altri, ma non troppo bene). Spero di trovare molti punti di vista diversi e spunti interessanti qui.
alcuni qua dentro ce l'hanno con gli psicologi, io credo invece che uno che fa il tuo mestiere è utilissimo per la monosphere.
 
Salve, dopo molte difficoltà tecniche finalmente sono riuscito a iscrivermi. Dico qualcosa di me: sono uno psicologo clinico, ho 31 anni, mi considero un redpillato da una vita - da molto prima di conoscere l'esistenza di questa terminologia, in effetti. Sono molto insoddisfatto dal modo in cui le problematiche relazionali degli uomini vengono trattate, sia in generale che nell'ambito della mia professione. Ho un mio canale Youtube in cui parlo di questi argomenti (e di altri, ma non troppo bene). Spero di trovare molti punti di vista diversi e spunti interessanti qui.
Ma perchè ti consideri un redpillato?
 
Benvenuto
Che accoppiata curiosa, di solito le persone che ho conosciuto in qualche modo legate con la psicologia erano la negazione stessa della redpill.
Sarebbe interessante sapere come questo incide nei rapporti con i pazienti che hanno problemi relazionali: voglio dire, quanto puoi essere sincero con loro prima di distruggere la loro autostima?
Finalmente ho un po' di tempo per rispondere. Partiamo dalla premessa che quasi tutti i pazienti hanno problemi relazionali, magari non romantici o non legati al celibato involontario, ma qualcosa ce l'hanno, altrimenti difficilmente chiederebbero aiuto - a dispetto di quanto si dice, è raro che una persona chieda un colloquio solo per accrescimento personale. Nel mio lavoro difficilmente si pone il problema della sincerità, nel senso che il mio compito (tranne se non stiamo facendo coaching) non è dire cosa devi fare o nemmeno come dovresti comportarti o ancora qual è la tua condizione oggettiva, se non in rari casi; quello che si fa invece è cercare di mettere ordine nei pensieri e nelle valutazioni e provare a svilupparne di più coerenti. Questo significa che l'autostima della persona non viene mai intaccata? Certo che no: in molti casi basta l'aumento di consapevolezza per rendersi conto che la causa dei propri problemi è esterna e ineluttabile
alcuni qua dentro ce l'hanno con gli psicologi, io credo invece che uno che fa il tuo mestiere è utilissimo per la monosphere.
Capisco l'acredine contro la mia categoria, non foss'altro perché è composta in misura schiacciante da donne. La psicologia - proprio come la medicina e tutte le altre forme di assistenza e supporto al benessere - è intrinsecamente legata al concetto della sopravvivenza dell'ordine costituito; in sostanza c'è un doppio interesse: fare stare bene la persona perché è un obiettivo umanamente desiderabile, ma anche perché una persona sana di mente e di corpo - dicotomia assolutamente superata, ma sempre presente - è utile e produttiva per la società nel suo insieme più di una malata e/o morta, com'è ovvio. Nel caso della psicologia però questo principio si scontra in molti casi con quello dell'onestà. In altre parole, se un medico può e deve dire al paziente che la causa del suo malessere talvolta è esterna e indipendente dalla sua volontà - un veleno inalato, una sostanza cancerogena assunta accidentalmente, una malattia autoimmune di cui non si conosce l'origine - nella psicologia c'è una tendenza esasperata a ripetere che l'origine e la soluzione sono invece sempre interne, e questo vale soprattutto per gli uomini; questo accade perché nel momento in cui lo psicologo ammette che la causa della sofferenza è indipendente dalla volontà e dalla cognizione del paziente, si apre uno scenario di grande impotenza, nel quale bisogna necessariamente affidarsi allo stoicismo e mettersi in modalità sopportazione, cosa che la società contemporanea in occidente guarda con orrore, tutta presa com'è dall'idea dell'eterno miglioramento.
Ma perchè ti consideri un redpillato?
Perché - pur in una versione affinata e un po' più variegata di quella standard - ritengo che il modello LMS descriva in modo funzionale il comportamento di metà dell'umanità quando il controllo sociale e soprattutto al struttura sociale vengono meno. Ho avuto modo di osservare personalmente infinite dimostrazioni di questo concetto e degli altri che negano la visione romantica-tradizionale (si fa per dire, diciamo romantico-moderna) delle relazioni.
 
Finalmente ho un po' di tempo per rispondere. Partiamo dalla premessa che quasi tutti i pazienti hanno problemi relazionali, magari non romantici o non legati al celibato involontario, ma qualcosa ce l'hanno, altrimenti difficilmente chiederebbero aiuto - a dispetto di quanto si dice, è raro che una persona chieda un colloquio solo per accrescimento personale. Nel mio lavoro difficilmente si pone il problema della sincerità, nel senso che il mio compito (tranne se non stiamo facendo coaching) non è dire cosa devi fare o nemmeno come dovresti comportarti o ancora qual è la tua condizione oggettiva, se non in rari casi; quello che si fa invece è cercare di mettere ordine nei pensieri e nelle valutazioni e provare a svilupparne di più coerenti. Questo significa che l'autostima della persona non viene mai intaccata? Certo che no: in molti casi basta l'aumento di consapevolezza per rendersi conto che la causa dei propri problemi è esterna e ineluttabile

Capisco l'acredine contro la mia categoria, non foss'altro perché è composta in misura schiacciante da donne. La psicologia - proprio come la medicina e tutte le altre forme di assistenza e supporto al benessere - è intrinsecamente legata al concetto della sopravvivenza dell'ordine costituito; in sostanza c'è un doppio interesse: fare stare bene la persona perché è un obiettivo umanamente desiderabile, ma anche perché una persona sana di mente e di corpo - dicotomia assolutamente superata, ma sempre presente - è utile e produttiva per la società nel suo insieme più di una malata e/o morta, com'è ovvio. Nel caso della psicologia però questo principio si scontra in molti casi con quello dell'onestà. In altre parole, se un medico può e deve dire al paziente che la causa del suo malessere talvolta è esterna e indipendente dalla sua volontà - un veleno inalato, una sostanza cancerogena assunta accidentalmente, una malattia autoimmune di cui non si conosce l'origine - nella psicologia c'è una tendenza esasperata a ripetere che l'origine e la soluzione sono invece sempre interne, e questo vale soprattutto per gli uomini; questo accade perché nel momento in cui lo psicologo ammette che la causa della sofferenza è indipendente dalla volontà e dalla cognizione del paziente, si apre uno scenario di grande impotenza, nel quale bisogna necessariamente affidarsi allo stoicismo e mettersi in modalità sopportazione, cosa che la società contemporanea in occidente guarda con orrore, tutta presa com'è dall'idea dell'eterno miglioramento.

Perché - pur in una versione affinata e un po' più variegata di quella standard - ritengo che il modello LMS descriva in modo funzionale il comportamento di metà dell'umanità quando il controllo sociale e soprattutto al struttura sociale vengono meno. Ho avuto modo di osservare personalmente infinite dimostrazioni di questo concetto e degli altri che negano la visione romantica-tradizionale (si fa per dire, diciamo romantico-moderna) delle relazioni.
A quest'ora non puoi ricomparire con sto papirone, fammi un sunto.
 
Finalmente ho un po' di tempo per rispondere. Partiamo dalla premessa che quasi tutti i pazienti hanno problemi relazionali, magari non romantici o non legati al celibato involontario, ma qualcosa ce l'hanno, altrimenti difficilmente chiederebbero aiuto - a dispetto di quanto si dice, è raro che una persona chieda un colloquio solo per accrescimento personale. Nel mio lavoro difficilmente si pone il problema della sincerità, nel senso che il mio compito (tranne se non stiamo facendo coaching) non è dire cosa devi fare o nemmeno come dovresti comportarti o ancora qual è la tua condizione oggettiva, se non in rari casi; quello che si fa invece è cercare di mettere ordine nei pensieri e nelle valutazioni e provare a svilupparne di più coerenti. Questo significa che l'autostima della persona non viene mai intaccata? Certo che no: in molti casi basta l'aumento di consapevolezza per rendersi conto che la causa dei propri problemi è esterna e ineluttabile

Capisco l'acredine contro la mia categoria, non foss'altro perché è composta in misura schiacciante da donne. La psicologia - proprio come la medicina e tutte le altre forme di assistenza e supporto al benessere - è intrinsecamente legata al concetto della sopravvivenza dell'ordine costituito; in sostanza c'è un doppio interesse: fare stare bene la persona perché è un obiettivo umanamente desiderabile, ma anche perché una persona sana di mente e di corpo - dicotomia assolutamente superata, ma sempre presente - è utile e produttiva per la società nel suo insieme più di una malata e/o morta, com'è ovvio. Nel caso della psicologia però questo principio si scontra in molti casi con quello dell'onestà. In altre parole, se un medico può e deve dire al paziente che la causa del suo malessere talvolta è esterna e indipendente dalla sua volontà - un veleno inalato, una sostanza cancerogena assunta accidentalmente, una malattia autoimmune di cui non si conosce l'origine - nella psicologia c'è una tendenza esasperata a ripetere che l'origine e la soluzione sono invece sempre interne, e questo vale soprattutto per gli uomini; questo accade perché nel momento in cui lo psicologo ammette che la causa della sofferenza è indipendente dalla volontà e dalla cognizione del paziente, si apre uno scenario di grande impotenza, nel quale bisogna necessariamente affidarsi allo stoicismo e mettersi in modalità sopportazione, cosa che la società contemporanea in occidente guarda con orrore, tutta presa com'è dall'idea dell'eterno miglioramento.

Perché - pur in una versione affinata e un po' più variegata di quella standard - ritengo che il modello LMS descriva in modo funzionale il comportamento di metà dell'umanità quando il controllo sociale e soprattutto al struttura sociale vengono meno. Ho avuto modo di osservare personalmente infinite dimostrazioni di questo concetto e degli altri che negano la visione romantica-tradizionale (si fa per dire, diciamo romantico-moderna) delle relazioni.
ma tu invece come stai messo a ragazze ? hai problemi ?
 
ma tu invece come stai messo a ragazze ? hai problemi ?
Certo. Nella mia vita ho avuto un numero di ragazze a mio giudizio molto minore delle mie aspettative, e comunque a prezzo di notevolissimo impegno. Sono stato molto fortunato perché l'hobby della musica (preso molto seriamente, ad un certo punto pensavo di fare il professionista, verso i 18-19 anni) mi ha permesso di conoscere molte persone con una mentalità meno influenzata dai fattori comuni e dunque avere le prime relazioni. Resta il fatto che moltissime esperienze per altri scontate o comuni io non le ho mai fatte. Ad ogni modo non mi permetto di lamentarmi.
 
Certo. Nella mia vita ho avuto un numero di ragazze a mio giudizio molto minore delle mie aspettative, e comunque a prezzo di notevolissimo impegno. Sono stato molto fortunato perché l'hobby della musica (preso molto seriamente, ad un certo punto pensavo di fare il professionista, verso i 18-19 anni) mi ha permesso di conoscere molte persone con una mentalità meno influenzata dai fattori comuni e dunque avere le prime relazioni. Resta il fatto che moltissime esperienze per altri scontate o comuni io non le ho mai fatte. Ad ogni modo non mi permetto di lamentarmi.
quindi dai 19 anni fino a mo stai a secco ?
 
Indietro
Top