Credo che il buon Barabba con la cripticità del messaggio e del titolo stesso voglia fornire a ciascuno di noi la strada e quindi la sua personale interpretazione in base alle sue personali convinzioni e modo di intendere la quotidianità, come quando a scuola si assegnavano i temi in classe del tipo "Il treno passa..." e c'era chi come svolgimento scriveva "... Ed io mi sposto" (fine del tema) oppure chi innescava pipponi filosofici sul significato del percorso del treno come metafora di vita. Quindi mi limiterò a dire la mia in base alla mia esperienza senza esulare in voli pindarici, se andrò fuori tema pazienza, meglio impiegare il tempo a scrivere qui piuttosto che dare fuoco ai gatti. Comunque, credo che questo senso di autosabotaggio possa essere ricondotto a molteplici motivazioni, dall'idealismo nei confronti di una realtà più giusta per tutti al moralismo del volemose bene all'ipocrisia di chi vorrebbe stare al "livello" dei suoi conoscenti per mascherare il proprio carattere prevaricatore. Per me, abituato alle leggi di natura ed alla lotta continua all'adattamento fin quando si sviluppano i primi tessuti nervosi nell'utero materno, credo si tratti di una reazione di sopravvivenza all'ambiente potenzialmente ostile ed a minacce non controllabili tipicamente avvenute nel periodo infantile e poi introiettate in noi. Da bambini si sviluppano tutta una serie di strategie per venire a patti con il mondo, chi ha ricevuto traumi oppure si è dovuto difendere dalle violenze gratuite di persone adulte come educatori o familiari disfunzionali ha solitamente avuto l'urgenza di sviluppare capacità di contro manipolazione od al contrario una ipersensibilità che gli permetteva di intuire le possibili minacce dell'adulto e quindi o di evitarle od utilizzare modalità di blandimento e persuasione oppure ancora di porsi ad un livello di "inferiorità" voluta e quindi ricercata. Il bambino avrà affinato tutte quelle strategie psicologiche semplicemente per adattamento ma le avrà introiettate garantendogli un "vantaggio" anche nella vita adulta, ma allo stesso tempo questo vantaggio psicologico potrà risultare disfunzionale, ci si abbasserà sempre e si potranno sminuire i propri effettivi valori nei confronti degli altri, a ricordo della lotta passata che nel presente non è più necessaria. Avendo subito queste problematiche violente, spesso mi trovo in situazioni quotidiani a dover sminuire il mio io, pur non essendo una cima, per esempio in situazioni dove ci sono familiari che parlano in dialetto stretto cerco anch'io di parlare con la stessa cadenza, pur odiandola e non sentendola naturale per me parlare in quel modo, non per esprimere vicinanza ma per quell'istinto di protezione e comunità, per evitare problematiche inutili e dannose. Tutte zavorre illusorie che portiamo inconsciamente appresso nella testa, di autosabotaggi, sminuimenti indotti, evitamenti del dolore, una sorta di mimetizzazione del sé che si ripercuote sulla vita quotidiana e spesso ci fa chiedere "Ma sono davvero così?".
Se poi il thread è per questioni di figa, sono andato palesemente fuori tema, in quel caso ci penserà Avanguardia o le XX del forum ad illuminarti la strada.
Ps: per chi volesse approfondire la tematica dell'ipersensibilità adattativa ci sono i libri di Christine Petitcollin, Elaine Aron e specialmente di Alice Miller sui traumi verso il bambino ed il successivo suo adattamento ad essi negli svariati contesti della vita.