Negli ultimi tempi mi capita spesso di parlare con amici di famiglia o con persone della generazione dei miei genitori, e ogni volta che viene fuori il tema delle relazioni mi sento ripetere le stesse frasi: “Perché non ci provi di più con le ragazze? Secondo me sei troppo timido. Dovresti corteggiare come si faceva una volta”. Non è il primo post che apro su questa tematica ma a furia di sentirlo, mi sono reso conto che c’è veramente un divario generazionale enorme su come funzionano oggi i rapporti uomo–donna, e chi è nato negli anni ’90 come me tende a percepirlo molto più chiaramente.
Ciò che i boomer sembrano non riuscire ad accettare è che il mondo sociale non è più quello in cui sono cresciuti loro. Negli anni ’80 e ’90 ci si conosceva quasi sempre di persona: tra amici, nei locali, a scuola, sul lavoro. Le interazioni nascevano in modo spontaneo, naturale, senza filtri, e il corteggiamento era un processo diretto in cui l’insistenza veniva spesso vista come un segno di interesse e romanticismo. Oggi invece il contesto è completamente diverso. Gran parte delle conoscenze passa prima dai social: Instagram, app di dating, chat veloci e contatti che si aprono e si chiudono nel giro di pochi messaggi. È cambiata la velocità, è cambiata la distanza emotiva, ed è cambiata anche la percezione delle alternative. Tutto è più fluido, più dispersivo, più frammentato.
Quando sento dire “devi provarci di più”, mi rendo conto che questa frase non ha più lo stesso peso che aveva per loro. L’approccio diretto, quello da film anni ’80, oggi rischia di essere letto come invadenza nel giro di pochi secondi. Bisogna sapersi muovere in un sistema dove il confine tra interesse e pressione è molto più sottile, complici anche un’attenzione molto maggiore ai confini personali e una percezione diversa della sicurezza. Non è che noi giovani non abbiamo voglia di provarci: è che le regole sono cambiate e non possiamo far finta che non sia così.
Ed è proprio qui che nasce l’incomprensione più grande: i boomers interpretano questa differenza come un insieme di scuse o come mancanza di iniziativa. Dal loro punto di vista basta avvicinarsi, insistere un po’, farsi vedere presenti e prima o poi qualcuno risponde. Ma oggi non basta essere coraggiosi o presenti: serve avere una certa immagine online, saper comunicare nel modo giusto, non forzare nulla, rispettare tempi più rapidi ma allo stesso tempo più fragili. Chi non vive questo contesto dall’interno non può davvero capire quanto sia diverso.
E allora arrivo alla domanda che voglio porre qui nel forum: anche voi vi trovate a dover spiegare molto spesso ai boomers che i rapporti sono cambiati? Vi capita che attribuiscano tutto alla timidezza, quando in realtà è il mondo a essere diventato più complesso? A me succede spesso, e mi piacerebbe capire se è una sensazione condivisa oppure no.
Ciò che i boomer sembrano non riuscire ad accettare è che il mondo sociale non è più quello in cui sono cresciuti loro. Negli anni ’80 e ’90 ci si conosceva quasi sempre di persona: tra amici, nei locali, a scuola, sul lavoro. Le interazioni nascevano in modo spontaneo, naturale, senza filtri, e il corteggiamento era un processo diretto in cui l’insistenza veniva spesso vista come un segno di interesse e romanticismo. Oggi invece il contesto è completamente diverso. Gran parte delle conoscenze passa prima dai social: Instagram, app di dating, chat veloci e contatti che si aprono e si chiudono nel giro di pochi messaggi. È cambiata la velocità, è cambiata la distanza emotiva, ed è cambiata anche la percezione delle alternative. Tutto è più fluido, più dispersivo, più frammentato.
Quando sento dire “devi provarci di più”, mi rendo conto che questa frase non ha più lo stesso peso che aveva per loro. L’approccio diretto, quello da film anni ’80, oggi rischia di essere letto come invadenza nel giro di pochi secondi. Bisogna sapersi muovere in un sistema dove il confine tra interesse e pressione è molto più sottile, complici anche un’attenzione molto maggiore ai confini personali e una percezione diversa della sicurezza. Non è che noi giovani non abbiamo voglia di provarci: è che le regole sono cambiate e non possiamo far finta che non sia così.
Ed è proprio qui che nasce l’incomprensione più grande: i boomers interpretano questa differenza come un insieme di scuse o come mancanza di iniziativa. Dal loro punto di vista basta avvicinarsi, insistere un po’, farsi vedere presenti e prima o poi qualcuno risponde. Ma oggi non basta essere coraggiosi o presenti: serve avere una certa immagine online, saper comunicare nel modo giusto, non forzare nulla, rispettare tempi più rapidi ma allo stesso tempo più fragili. Chi non vive questo contesto dall’interno non può davvero capire quanto sia diverso.
E allora arrivo alla domanda che voglio porre qui nel forum: anche voi vi trovate a dover spiegare molto spesso ai boomers che i rapporti sono cambiati? Vi capita che attribuiscano tutto alla timidezza, quando in realtà è il mondo a essere diventato più complesso? A me succede spesso, e mi piacerebbe capire se è una sensazione condivisa oppure no.
Ultima modifica: