All'età di 16 anni ho avuto la consapevolezza di essere un inadatto alla vita per come me l'hanno sempre voluta far credere gli altri, sono un idiota, nell'accezione dell'antico senso greco ovvero "restare in disparte con innocenza". Ho sempre cercato di trovare le risposte al mio malessere interiore, letto libri, fatta psicoterapia nel limite delle mie disponibilità economiche, ingollato psicofarmaci, ad una certa ho dovuto accettare che è quella la mia personalità modellata con l'ambiente e le esperienze e posso soltanto potare, come un albero, ciò che potrebbe essere dannoso per me stesso. Ho avuto traumi fisici e psicologici durante l'infanzia e l'adolescenza, iniziati addirittura prima del parto con complicanze e subito dopo la nascita, per poi subire altri tipi di violenza in contesti educativi. Diciamo che in queste situazioni non è che potessi far molto, per evitarle. Gli errori più grandi della mia vita li ho sviluppati sempre per colpa di un accomodamento della mia persona verso l'ambiente, un mettersi in disparte nelle proprie aspirazioni e nelle proprie volontà per la paura inconscia e paradossale di non dover creare ulteriori danni semplicemente non progredendo, rimanendo fermi. La pallina che rotola sulla neve si è praticamente trasformata in valanga, ho cercato di porre rimedio, come detto, ma le situazioni vissute mi hanno sommerso. Adesso ho tagliato tutto, cerco di vivere la quotidianità per soddisfare soltanto i bisogni primari (da persona sognatrice e ricca di ideali che ero) e cerco di trovare nell'arte quell minimo di consolazione per affrontare l'esistenza, oltre a tenere allenata la mente nel limite del possibile. Per rispondere alla domanda, la responsabilità per buona parte della mia situazione per cui mi trovo adesso è mia, ma è il semplice adattamento per situazioni vissute in gioventù non dipendenti da me, ti spezzano le gambe da bambino e poi pretendono che devi correre i 100 metri, non funziona così se poi devi pensare ad impiegare del tempo per fasciartele da solo quelle gambe spezzate. Ho quindi vissuto le stagioni mentali della vita anzitempo ed a ritmi differenti: una lunga primavera, una brevissima estate, un autunno corto e buio, adesso sono entrato nell'inverno, che sia breve o lunghissimo non mi importa, ma sto lavorando affinché sia placido ed immutabile, come una giornata tranquilla e silenziosa in cui cade la neve.