Per quale motivo hai deciso di andare in terapia, è un lui o una lei?Ho fatto tutto il fattibile:
Faccio palestra, studio, mi lavo, mi profumo, mi vesto bene, ho degli hobby, esco ogni weekend (eccetto ora che sono in sessione), ho cercato di fare di tutto per farmi invitare a serate e feste, cerco di essere simpatico e oltretutto vado persino in terapia (la magica soluzione a tutto come pensano tutti).
Sono uscito dalla comfort zone e tutte quelle cazzate e lo continuo a fare, ho persino provato le dating app(senza risultato come si vede dal mio ultimo thread).
Quindi si, mi sento di dire che non proprio proprio tutta colpa mia, forse dovrei avere una parlantina migliore, ma oltre a quello non so più che altro fare....
Una lei.Per quale motivo hai deciso di andare in terapia, è un lui o una lei?
Scusami se te lo chiedo perché non ricordo, ma hai /hai avuto un gruppo di amicizie miste per uscire ogni tanto?All'età di 16 anni ho avuto la consapevolezza di essere un inadatto alla vita per come me l'hanno sempre voluta far credere gli altri, sono un idiota, nell'accezione dell'antico senso greco ovvero "restare in disparte con innocenza". Ho sempre cercato di trovare le risposte al mio malessere interiore, letto libri, fatta psicoterapia nel limite delle mie disponibilità economiche, ingollato psicofarmaci, ad una certa ho dovuto accettare che è quella la mia personalità modellata con l'ambiente e le esperienze e posso soltanto potare, come un albero, ciò che potrebbe essere dannoso per me stesso. Ho avuto traumi fisici e psicologici durante l'infanzia e l'adolescenza, iniziati addirittura prima del parto con complicanze e subito dopo la nascita, per poi subire altri tipi di violenza in contesti educativi. Diciamo che in queste situazioni non è che potessi far molto, per evitarle. Gli errori più grandi della mia vita li ho sviluppati sempre per colpa di un accomodamento della mia persona verso l'ambiente, un mettersi in disparte nelle proprie aspirazioni e nelle proprie volontà per la paura inconscia e paradossale di non dover creare ulteriori danni semplicemente non progredendo, rimanendo fermi. La pallina che rotola sulla neve si è praticamente trasformata in valanga, ho cercato di porre rimedio, come detto, ma le situazioni vissute mi hanno sommerso. Adesso ho tagliato tutto, cerco di vivere la quotidianità per soddisfare soltanto i bisogni primari (da persona sognatrice e ricca di ideali che ero) e cerco di trovare nell'arte quell minimo di consolazione per affrontare l'esistenza, oltre a tenere allenata la mente nel limite del possibile. Per rispondere alla domanda, la responsabilità per buona parte della mia situazione per cui mi trovo adesso è mia, ma è il semplice adattamento per situazioni vissute in gioventù non dipendenti da me, ti spezzano le gambe da bambino e poi pretendono che devi correre i 100 metri, non funziona così se poi devi pensare ad impiegare del tempo per fasciartele da solo quelle gambe spezzate. Ho quindi vissuto le stagioni mentali della vita anzitempo ed a ritmi differenti: una lunga primavera, una brevissima estate, un autunno corto e buio, adesso sono entrato nell'inverno, che sia breve o lunghissimo non mi importa, ma sto lavorando affinché sia placido ed immutabile, come una giornata tranquilla e silenziosa in cui cade la neve.
No, mai rientrato in gruppi, gruppetti, comitive. Del significato della parola "amicizia" io ed i miei conoscenti del momento avevamo una concezione differente. Sinceramente non ne ho mai avuto la necessità di aggregarmi, vuoi per i traumi vuoi per carattere/personalità, stavo e sto bene anche da solo anzi ho sempre preferito questa condizione all'aggregazione fine a sé stessa o per meriti intrinseci dovuti al carattere.Scusami se te lo chiedo perché non ricordo, ma hai /hai avuto un gruppo di amicizie miste per uscire ogni tanto?
Carto, capisco. Avevo che avevi colleghi universitari e lavori anche, ti hanno mai invitato al di fuori ultimamente?No, mai rientrato in gruppi, gruppetti, comitive. Del significato della parola "amicizia" io ed i miei conoscenti del momento avevamo una concezione differente. Sinceramente non ne ho mai avuto la necessità di aggregarmi, vuoi per i traumi vuoi per carattere/personalità, stavo e sto bene anche da solo anzi ho sempre preferito questa condizione all'aggregazione fine a sé stessa o per meriti intrinseci dovuti al carattere.
Sto realizzando che a volte è questione di destino. Se ti deve andare bene, parlo della questione delle donne, ti va bene pure se sei brutto, con precedenti penali, senza fissa dimora, o senza che fai chissà quali sforzi per migliorarti. Se ti deve andare male, ti va male pure se sei carino, se studi con profitto, hai una carriera lavorativa ben retribuita e con status, hai amici, fai palestra, vai nel locali, hai fatto tanti sforzi per migliorarti.Ho fatto tutto il fattibile:
Faccio palestra, studio, mi lavo, mi profumo, mi vesto bene, ho degli hobby, esco ogni weekend (eccetto ora che sono in sessione), ho cercato di fare di tutto per farmi invitare a serate e feste, cerco di essere simpatico e oltretutto vado persino in terapia (la magica soluzione a tutto come pensano tutti).
Sono uscito dalla comfort zone e tutte quelle cazzate e lo continuo a fare, ho persino provato le dating app(senza risultato come si vede dal mio ultimo thread).
Quindi si, mi sento di dire che non proprio proprio tutta colpa mia, forse dovrei avere una parlantina migliore, ma oltre a quello non so più che altro fare....
Ci passano molti anni di differenza con quelli con cui sono a contatto attualmente, sono o incapaci a mantenere l'attenzione per più di cinque minuti o non riescono a star fermi oppure al contrario sono talmente chiusi da sfiorare l'autismo. Tutti danni collaterali da utilizzo compulsivo dei social e scarsa intelligenza emotiva. Ma anche se fossero stati quantomeno "normali" ci sarebbe un divario di una generazione ed il mio disinteresse a frequentare la cosiddetta "vita sociale mondana". Anche per questo quando vedo gente giovane accasciata ed in queste condizioni mi piange il cuore, se fosse per una scelta di vita dovuta al carattere potrei anche comprenderlo ma perlopiù si tratta di solitudine dovuta a disvalori ed incapacità ad interagire umanamente, se non per azioni stereotipate, una massa di robot a malapena senzienti. Comunque, non avrei attualmente interesse ad uscire e di certo non mi aspetto che gli altri me lo chiedano, dovrei invece fare attività sociali un minimo utili come il volontariato,quello si, ma "uscire" per come lo intende la società per annoiarsi insieme quando a malapena ci si parla e ci si comprende al di fuori dell'uscita la vedo come una grossa presa in giro personale e di tempo.Carto, capisco. Avevo che avevi colleghi universitari e lavori anche, ti hanno mai invitato al di fuori ultimamente?
Un sacco di persone che conosco fanno volontariato, quello si è utile per fare nuove conoscenze di tutte le età, però bisogna avere abbastanza tempo libero...Ci passano molti anni di differenza con quelli con cui sono a contatto attualmente, sono o incapaci a mantenere l'attenzione per più di cinque minuti o non riescono a star fermi oppure al contrario sono talmente chiusi da sfiorare l'autismo. Tutti danni collaterali da utilizzo compulsivo dei social e scarsa intelligenza emotiva. Ma anche se fossero stati quantomeno "normali" ci sarebbe un divario di una generazione ed il mio disinteresse a frequentare la cosiddetta "vita sociale mondana". Anche per questo quando vedo gente giovane accasciata ed in queste condizioni mi piange il cuore, se fosse per una scelta di vita dovuta al carattere potrei anche comprenderlo ma perlopiù si tratta di solitudine dovuta a disvalori ed incapacità ad interagire umanamente, se non per azioni stereotipate, una massa di robot a malapena senzienti. Comunque, non avrei attualmente interesse ad uscire e di certo non mi aspetto che gli altri me lo chiedano, dovrei invece fare attività sociali un minimo utili come il volontariato,quello si, ma "uscire" per come lo intende la società per annoiarsi insieme quando a malapena ci si parla e ci si comprende al di fuori dell'uscita la vedo come una grossa presa in giro personale e di tempo.
Dici quando ci parli?incapaci a mantenere l'attenzione per più di cinque minuti
Quando ci parlo, quando scrivo su WhatsApp, manca proprio la comunicazione diretta e semplici concetti devono essere ripetuti più volte oppure scritti perché li dimenticano dopo poco. Proprietà di linguaggio carenti ed utilizzo massivo dell'inflessione in termini dialettali, anche verso i professori. Fai conto che parlo di frequentatori di un ambiente universitario e figli di professionisti affermati.Dici quando ci parli?
Mi hai fatto venire in mente il clinamen di Lucrezio, quella dose di indeterminato, quella casualità che può interrompe il flusso verticale degli atomi.Io credo nel principio del dualismo della vita. In un certo senso abbiamo ragione sia io che barabba. è il principio del libero arbitrio. è il principio della redpill
due concetti opposti possono essere entrambi veri. quindi io sono del pensiero che è sia tutto predestinato che uno possa cambiare le sue carte. è un concetto difficile da comprendere e che sinceramente sfugge anche a me ma è così
Mi hai fatto venire in mente il clinamen di Lucrezio, quella dose di indeterminato, quella casualità che può interrompe il flusso verticale degli atomi.
Potremmo vederlo come un intreccio tra caso e necessità. Ci sono le leggi di natura, ma c'è anche la possibilità di autodeterminarsi, almeno in minima parte.
Su questo hai parecchio ragione ed in effetti mi stanno terribilmente sui coglioniTu apparterrai, penso, alla media borghesia, la tua vita sociale sarà sempre nell' ambito della media borghesia. Ed in questa classe sociale l' ipergamia femminile per LMS+C è significativa, per cui l' appartenenza a tale ceto ti penalizza. Se una ragazza del tuo stesso ceto sociale si prende la sbandata sub-gamando invece che iper-gamando, è per il perdente od operaio bruttino che ascolta TRAP, fumma canne a gogò e su veste in stile "nordafricano", magari pure nordafricano vero, non per lo studente timidone normo-bruttino.
Invece,io credo che sia il contrario:generalmente non ci piace accettare l'idea che la vita è nelle nostre mani,perché questo comporta responsabilità e fa paura. Credere che lì fuori ci sia un mondo (come entità a sé stante) cattivo che ha potere su di noi ci tranquillizza,perché ci fa adagiare e credere di potercene stare con le mani in mano,perché tanto tutto sarebbe inutile. Non è esattamente così.in verità quasi niente è sotto al nostro controllo ma alla gente non piace accettare questa verità.. e la cosa ironica è che magari sono proprio i primi falliti o raccomandati a dirti che sta tutto nelle tue mani.
qualcosa per migliorarsi si può sempre fare
Diciamo un 20% scarso... Il resto è dovuto a caratteristiche immodificabili che di certo non ho scelto io di avereDetto questo, vi chiedo, quanta è stata vostra responsabilità per la condizione in cui vi trovate in questo momento?
Zero. Dipendo completamente da influenze esterne. Ogni cosa sia buona che negativa, è avvenuta perché mi è capitata, perché il Caso me l'ha messa sulla strada.Detto questo, vi chiedo, quanta è stata vostra responsabilità per la condizione in cui vi trovate in questo momento?