Men's mental health month

provo a dare una mia opinione nel mentre che aspettiamo le risposte degli utenti maschi.

io credo che il motivo principale di questo disinteresse e di questa astinenza sia dovuta a fattori sociali-culturali e norme di genere. i maschi sono abituati a crescere con la convinzione che esprimere le proprie emozioni e pensieri e idee più profonde li renda "deboli" e poco mascolini. questo si nota non solo nelle relazioni che hanno con le donne ma anche con i loro amici. molte amicizie maschili sono durature nel tempo e con meno turbe di solito e questo a primo impatto potrebbe sembrare positivo, tuttavia sta ad indicare anche una minore apertura emotiva che porta molti di loro a reprimersi.
spesso cercano nella donna, che invece è soggetta a una socializzazione molto diversa: aperta e presente, una figura di sfogo.
molti di loro si sciolgono solo nelle relazioni romantiche ed è per questo che la assenza di queste per alcuni porta a una grave crisi di solitudine e indaguetezza. io credo che se più uomini si riuscissero ad aprire con i loro amici e a parlare di più di queste tematiche la condizione di mentalecl di alcuni migliorerebbe molto.
Vero, con gli amici ci si apre molto poco al fine di mantenere una relazione di competitività (rispetto conseguente) reciproca.
 
Credo sia la prima volta che apro una discussione, ma è un argomento che mi incuriosisce, ed in particolare vorrei sapere che pensiero hanno i membri del forum a riguardo.
Giugno è il mese della salute mentale maschile, ed allo stesso tempo è il mese del pride. In particolare, è un mese in cui si dovrebbe portare l'attenzione sui problemi strettamente maschili, per cui sarebbe una buona scusa per unire gli uomini tutti in una lotta comune sulle ingiustizie che subiscono dalla società, quali affidamento dei figli, mantenimento, cedimento dei beni etc. Questi sono problemi reali, io stessa ho avuto visione di come a volte il sistema giuridico parta da pregiudizi e stereotipi che tendono a dipingere la donna come genitore più adatto alla gestione dei figli - quando poi invece - viene dimostrato il contrario soltanto una volta che il figlio è maggiorenne e considerato capace di scegliere.
Tuttavia, a differenza di come accade per i gruppi lgbt o femministi, negli uomini ci sta molta divisione, e raramente ho visto questi protestare o provare a proporre cambiamenti concreti per i loro diritti, quanto invece fanno i primi su citati.
Secondo voi a cosa è dovuta questa astensione o forse disinteresse? Avete mai avuto il desiderio o effettivamente l'occasione di poter protestare insieme ad altri uomini per i vostri diritti?
Ma lo fai per egoboostarti o perché ci credi veramente? Se la prima risposta puoi fare a meno di scrivere... Tanto voi siete femmine non capirete mai niente, non sapete neanche amare... Non vi si può neanche parlare perché scappate se l'interlocutore non è un belloccio, andate all'inferno
 
Molto interessante e si, quello che descrivi è qualcosa che purtroppo accade ma è fine a se stessa. Se posso chiedere, come mai ti sei allontanato da questa situazione? (mi è parso di capire che parli al passato)
Sì, mi ci sono allontanato perché poi si rischia di finire nei guai, che peggiorano i problemi. Comunque continuo a lottare contro il sistema, ad esempio, nei mesi del green pass ero a manifestare contro queste politiche liberticide e criminali
 
Banalmente credo che questo vuoto politico sia caratterizzato dalla giovinezza dei movimenti legati alla manosphere, dopo l'avvento del femminismo moderno post guerra mondiale, che possiamo collocare a scopo didattico col manifesto della Beauvoir nel 49', abbiamo avuto 80 anni di femminismo che andava pure bene fin quando è sfociato nel neo-nazifemminismo di recentissima formazione, nemmeno 15 anni, e quindi non ci sono state ancora occasioni concrete per creare formazioni e spazi trattanti tematiche maschili in modo concreto. La proliferazione di fenomeni di estremismo, tra l'altro condannati apertamente e giustamente pure nel regolamento di questo forum, sono figli della sperduta bussola maschile che ancora fatica a regolarsi, tipica di fenomeni sociali acerbi.
mi hai fatto venir voglia di studiarmi in modo approfondito la nascita e l'evoluzione del femminismo per capire, o meglio, farmi un idea di come un movimento con origini così nobili e giuste sia diventato un movimento divisivo ed ipocrita nelle sue parti, sfociando talvolta anche nell'estremismo, e ad oggi andrebbe rivisto pure sotto l'ottica politica e non solo socio-culturale. La caduta rovinosa del femminismo mi ha sempre dato molti punti interrogativi.
 
mi hai fatto venir voglia di studiarmi in modo approfondito la nascita e l'evoluzione del femminismo per capire, o meglio, farmi un idea di come un movimento con origini così nobili e giuste sia diventato un movimento divisivo ed ipocrita nelle sue parti, sfociando talvolta anche nell'estremismo, e ad oggi andrebbe rivisto pure sotto l'ottica politica e non solo socio-culturale. La caduta rovinosa del femminismo mi ha sempre dato molti punti interrogativi.
Sai, il potere quando nota un fenomeno che può creargli fastidi, avvelena i pozzi, così da rendere il fenomeno inoffensivo e persino strumentale alle sue logiche. Poi una volta che si fanno dei passi avanti, si sta attenti a non perdere i privilegi del vecchio ordine, questo vale in particolare per il femminismo.
 
Sai, il potere quando nota un fenomeno che può creargli fastidi, avvelena i pozzi, così da rendere il fenomeno inoffensivo e persino strumentale alle sue logiche. Poi una volta che si fanno dei passi avanti, si sta attenti a non perdere i privilegi del vecchio ordine, questo vale in particolare per il femminismo.
quindi deduci che sia un punto di non ritorno? Il femminismo era forse, destinato a cadere e ad essere usato come arma per controllare ancora più facilmente le masse. Sarebbe bello sapere cosa si potrebbe fare nel concreto per ripristinare l'ordine, ma dubito che a questa domanda verrà mai fuori risposta.
 
mi hai fatto venir voglia di studiarmi in modo approfondito la nascita e l'evoluzione del femminismo per capire, o meglio, farmi un idea di come un movimento con origini così nobili e giuste sia diventato un movimento divisivo ed ipocrita nelle sue parti, sfociando talvolta anche nell'estremismo, e ad oggi andrebbe rivisto pure sotto l'ottica politica e non solo socio-culturale. La caduta rovinosa del femminismo mi ha sempre dato molti punti interrogativi.
 
grazie mille dieter
 
Prima di tutto, bel post sono contento che ti interessi di queste tematiche, seconda cosa il termine redpill originariamente indicava proprio questo, è un termine coniato da un' associazione per i diritti degli uomini (intesi come maschi) americana, poi però c'è stato tutto un lavoro dietro da parte dei media (e delle associazioni femministe) per screditare il termine redpill, ed oggigiorno per la maggior parte delle persone è diventato sinonimo di misoginia.

Ci sono stati dei movimenti in passato per i diritti degli uomini, ma sono stati tutti infangati e non hanno mai preso piede.

Se hai tempo guardati "the redpill" un docu-film del 2016 fatto e diretto da una donna, i contenuti sono ancora molto molto attuali e spiega bene le difficoltà che hanno avuto e stanno avendo le associazioni per i diritti degli uomini.
Il documentario è davvero bello, l’ho apprezzato molto. La parte che mi ha colpito di più è stata quella in cui mi sono ritrovato nei monologhi della regista, nel suo percorso di riflessione fatto di dubbi e cambiamenti. Inizialmente era fortemente contraria alle rivendicazioni maschili, poi ha iniziato a interrogarsi, fino a sospettare che certi discorsi potessero essere strumenti di manipolazione da parte di questi gruppi.
Uno dei momenti che più mi è piaciuto è stato quando si è resa conto di come possano sentirsi gli uomini durante le manifestazioni femministe. Raccontava che, durante le proteste organizzate dagli uomini, lei, come molte altre donne, restava a braccia incrociate, sentendosi messa sotto accusa. Poi ha ribaltato la prospettiva, osservando la situazione dal punto di vista di un uomo, e ha capito che le sensazioni erano identiche: il senso di esclusione, il sentirsi giudicati, il disagio di trovarsi in un contesto che sembra ostile.

Ho apprezzato anche il modo in cui il documentario ha spiegato le dinamiche che portano alla nascita delle proteste maschili. Non si tratta solo di superare barriere psicologiche dei uomini per partecipare, come pensavo inizialmente, ma anche di affrontare una serie di difficoltà pratiche e tecniche per riuscire a organizzare e portare avanti queste manifestazioni. Alla fine, tutto si riduce al buon senso e alla capacità di riconoscere che siamo tutti persone. Le battaglie per i diritti non dovrebbero trasformarsi in scontri tra gruppi contrapposti perché indipendentemente dai ruoli sociali che ci vengono assegnati, proviamo le stesse emozioni, abbiamo le stesse fragilità e condividiamo le stesse preoccupazioni.
 
Il documentario è davvero bello, l’ho apprezzato molto. La parte che mi ha colpito di più è stata quella in cui mi sono ritrovato nei monologhi della regista, nel suo percorso di riflessione fatto di dubbi e cambiamenti. Inizialmente era fortemente contraria alle rivendicazioni maschili, poi ha iniziato a interrogarsi, fino a sospettare che certi discorsi potessero essere strumenti di manipolazione da parte di questi gruppi.
Uno dei momenti che più mi è piaciuto è stato quando si è resa conto di come possano sentirsi gli uomini durante le manifestazioni femministe. Raccontava che, durante le proteste organizzate dagli uomini, lei, come molte altre donne, restava a braccia incrociate, sentendosi messa sotto accusa. Poi ha ribaltato la prospettiva, osservando la situazione dal punto di vista di un uomo, e ha capito che le sensazioni erano identiche: il senso di esclusione, il sentirsi giudicati, il disagio di trovarsi in un contesto che sembra ostile.

Ho apprezzato anche il modo in cui il documentario ha spiegato le dinamiche che portano alla nascita delle proteste maschili. Non si tratta solo di superare barriere psicologiche dei uomini per partecipare, come pensavo inizialmente, ma anche di affrontare una serie di difficoltà pratiche e tecniche per riuscire a organizzare e portare avanti queste manifestazioni. Alla fine, tutto si riduce al buon senso e alla capacità di riconoscere che siamo tutti persone. Le battaglie per i diritti non dovrebbero trasformarsi in scontri tra gruppi contrapposti perché indipendentemente dai ruoli sociali che ci vengono assegnati, proviamo le stesse emozioni, abbiamo le stesse fragilità e condividiamo le stesse preoccupazioni.
Sono passati anni da quando l'ho visto, ed ho ricordi abbastanza sfumati, però ricordo vene la scena che hai descritto, l' autrice che si siede e che si rende conto di quanto sia difficile ascoltare senza sentirsi sotto giudizio e senza avere quella reazione istintiva che dice "e allora le donne?".

E la stessa cosa succede a me, e a molti altri uomini, senza scadere nel virtue signaling è difficile ascoltare e riuscire veramente a capire quali siano i problemi tipicamente femminili senza mettersi immediatamente sulla difensiva.

mi lasci il tuo telegram @Desya ?
 
quindi deduci che sia un punto di non ritorno? Il femminismo era forse, destinato a cadere e ad essere usato come arma per controllare ancora più facilmente le masse. Sarebbe bello sapere cosa si potrebbe fare nel concreto per ripristinare l'ordine, ma dubito che a questa domanda verrà mai fuori risposta.
Parlare di punto di non ritorno non è esatto, perché bene o male viviamo in una società di cambiamenti continui, dove il cammino del cambiamento va molto veloce; ciò che era ben accetto in passato, è finito per cadere, sotto i colpi della tecnologia e dell' economia, e della protesta a schemi che obiettivamente stavano stretti, stavano stretti a tutti i sessi, in fin dei conti. Ma si fatica a trovare un nuovo equilibrio, ci vuole tempo, bisogna adattare prima ancora che gli schemi tecnici di funzionamento sociali, gli schemi mentali, e tuttora sono radicati molti schemi vecchi diciamo.
Il femminismo era un movimento nato per delle cose giuste, secondo me, ma era destinato a diventare una delle solite rivoluzioni incompiute, le classi dirigenti lo hanno coptato per favorire magari una maggiore partecipazione delle donne nel mondo del lavoro, per avere più braccia ma soprattutto più cervelli, come il lavoro si è fatto via via meno manuale privilegiando i lavori non manuali, e successivamente per creare divisione tra i sessi, mentre l' emancipazione femminile è stata frenata con la propaganda consumistica diretta soprattutto alle donne, che dando importanza all' acquisto di beni materiali e al lusso, ritardano così la liberazione perché servono le risorse dell' uomo per spendere, consumare, ostentare, mentre una donna che è frugale, che se ne fa dei soldi dell' uomo, a parte le piccole cose per mandare avanti una famiglia? Di sicuro, per la donna, non fu facile e non è facile tuttoggi rinunciare a dei privilegi che la struttura patriarcale fornisce loro, come ad esempio l' uomo che porta i soldi, l' uomo a cui sono demandati gli sforzi maggiori ecc.
Un equilibrio nuovo? E' possibile che in un mondo che cambia velocemente ci sia un riequilibrio, una situazione che porterà le donne invece ad adattarsi ad un uomo non più in grado di garantire quelle sicurezze tanto ricercate, se non altro perché la liberazione sessuale sta rendendo le donne meno asessuali, quindi più necessitanti dell' uomo per fini diversi da quelli finanziari e sociali; è chiaro che tanti uomini esclusi sono un pericolo ed allora occorre che vi sia nella società un riequilibrio, per la sopravivenza della comunità (amesso che tale termine oggi abbia senso).
Altrimenti resta la distruzione del mondo moderno, della civiltà, che dei problemi qui sentiti è secondo me la causa principale.
 
Parlare di punto di non ritorno non è esatto, perché bene o male viviamo in una società di cambiamenti continui, dove il cammino del cambiamento va molto veloce; ciò che era ben accetto in passato, è finito per cadere, sotto i colpi della tecnologia e dell' economia, e della protesta a schemi che obiettivamente stavano stretti, stavano stretti a tutti i sessi, in fin dei conti. Ma si fatica a trovare un nuovo equilibrio, ci vuole tempo, bisogna adattare prima ancora che gli schemi tecnici di funzionamento sociali, gli schemi mentali, e tuttora sono radicati molti schemi vecchi diciamo.
Il femminismo era un movimento nato per delle cose giuste, secondo me, ma era destinato a diventare una delle solite rivoluzioni incompiute, le classi dirigenti lo hanno coptato per favorire magari una maggiore partecipazione delle donne nel mondo del lavoro, per avere più braccia ma soprattutto più cervelli, come il lavoro si è fatto via via meno manuale privilegiando i lavori non manuali, e successivamente per creare divisione tra i sessi, mentre l' emancipazione femminile è stata frenata con la propaganda consumistica diretta soprattutto alle donne, che dando importanza all' acquisto di beni materiali e al lusso, ritardano così la liberazione perché servono le risorse dell' uomo per spendere, consumare, ostentare, mentre una donna che è frugale, che se ne fa dei soldi dell' uomo, a parte le piccole cose per mandare avanti una famiglia? Di sicuro, per la donna, non fu facile e non è facile tuttoggi rinunciare a dei privilegi che la struttura patriarcale fornisce loro, come ad esempio l' uomo che porta i soldi, l' uomo a cui sono demandati gli sforzi maggiori ecc.
Un equilibrio nuovo? E' possibile che in un mondo che cambia velocemente ci sia un riequilibrio, una situazione che porterà le donne invece ad adattarsi ad un uomo non più in grado di garantire quelle sicurezze tanto ricercate, se non altro perché la liberazione sessuale sta rendendo le donne meno asessuali, quindi più necessitanti dell' uomo per fini diversi da quelli finanziari e sociali; è chiaro che tanti uomini esclusi sono un pericolo ed allora occorre che vi sia nella società un riequilibrio, per la sopravivenza della comunità (amesso che tale termine oggi abbia senso).
Altrimenti resta la distruzione del mondo moderno, della civiltà, che dei problemi qui sentiti è secondo me la causa principale.
gli uomini stanno perdendo la confidenza che avevano prima di questa nuova ondata di femminismo. Preferiscono rimanere chiusi in casa a subire piuttosto che agire e ribellarsi. Le donne non sono ancora abituate alla totale indipendenza, molte donne si pentono di non essersi sposate o rimpiangono di non aver fatto figli. Insomma, il punto fondamentale è che questo sistema sta dando il suo resoconto, e siamo tutti d'accordo che è pessimo. Mai come oggi gli uomini e le donne sono stati così separati tra loro, e questo peggiorerà soltanto a parer mio. L'essere umano sarà pure riuscito ad andare sulla luna, ma come dinamiche sociali siamo gli stessi di quelli che eravamo milioni di anni fa. Non ci siamo evoluti per niente.
 
gli uomini stanno perdendo la confidenza che avevano prima di questa nuova ondata di femminismo. Preferiscono rimanere chiusi in casa a subire piuttosto che agire e ribellarsi. Le donne non sono ancora abituate alla totale indipendenza, molte donne si pentono di non essersi sposate o rimpiangono di non aver fatto figli. Insomma, il punto fondamentale è che questo sistema sta dando il suo resoconto, e siamo tutti d'accordo che è pessimo. Mai come oggi gli uomini e le donne sono stati così separati tra loro, e questo peggiorerà soltanto a parer mio. L'essere umano sarà pure riuscito ad andare sulla luna, ma come dinamiche sociali siamo gli stessi di quelli che eravamo milioni di anni fa. Non ci siamo evoluti per niente.
Sulle dinamiche sociali ci siamo inevoluti. Il progresso tecnologico non coincide con gli altri progressi e talvolta, vi è da ostacolo.
 
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